il Giornale, 21 agosto 2015
Tags : Anno 1901. Personaggi maschili. Italia. Musica
La lettera d’amore di Giuseppe Verdi a Emilia Morosini: «Io sono sempre tenero, appassionato, ardente, mezzo morto per Lei. A Lei quante cose vorrei dire!... Un tenerissimo addio»
Giuseppe Verdi (nato a Le Roncole, una frazione di Busseto, in provincia di Parma, il 10 ottobre 1813 e morto a Milano il 27 gennaio 1901) è il più celebre compositore italiano. Il carteggio con Emilia Morosini conta oltre duecento lettere ed è uno dei più vasti intrattenuti da Verdi durante la sua vita, iniziato dopo la morte della moglie e intensificatosi nel corso degli anni. L’epistolario con Emilia si protrasse infatti dagli anni Quaranta sino alla morte del compositore, nel 1901. La lettera che pubblichiamo è datata 1842 ed è tratta dal libro Lettere d’amore di uomini e donne straordinari (Piano B Edizioni).
Gentilissima, da mano gentilissima ho ricevuto la sua gentilissima né quella gentilissima sapeva che mi scriveva una mano pure gentilissima...: una battuta d’aspetto e una corona a tutti questi gentilissima, perché non so più come andare avanti. Lei crederà che io sia di buon umore; no, no, sono arrabbiato, stralunato, con una faccia lunga due braccia, ho il diavolo addosso, né so il perché. Sarà perché sono lontano da Milano. Oh Milano! Milano!...
Sono stato a Bologna per cinque sei giorni... sono stato a visitare Rossini il quale mi ha accolto assai gentilmente e l’accoglienza mi è parsa sincera. Comunque sia io ne sono stato contentissimo. Quando penso che Rossini è la reputazione mondiale vivente, io mi ammazzerei e con me tutti gli imbecilli... Oh, è una gran cosa essere Rossini!...
Io sono sempre tenero, appassionato, ardente, mezzo morto per Lei.
Mille cose a quella gentilissima, amabilissima, adorabilissima Annetta, anche a quella cattivella di Carolina; niente a Peppina, non voglio sentirne parlare...
A Lei quante cose vorrei dire!... Un tenerissimo addio. Sarò a Milano, se il diavolo non ci mette le corna, da qui a otto giorni.