13 aprile 1861
Dal Diario Roncalli
• 13 aprile (sabato) «Il libello La Francia, Roma e l’Italia di A. de La Guerronière costituisce una difesa della politica di Napoleone nei confronti dell’Italia e di Roma dal 1849 in poi e, in particolare, dall’accusa mossa all’imperatore di partecipare alla lotta contro il potere temporale della Chiesa. Che il potere temporale del Papa sia in crisi è, per l’autore, indubitabile. Questo, però, non può essere imputato alla Francia, bensì al fatto che il papato è rimasto isolato dal movimento nazionale italiano. La politica riformatrice costantemente suggerita da Parigi mirava proprio a comporre questa frattura. Il pontefice, però, ha preferito seguire idee del partito avverso alla Francia ed all’Italia, peggiorando ulteriormente la propria posizione. A questo punto occorre che Roma accetti la realtà dei fatti e si ponga come obiettivo primario quello di riconciliare papato e nazione» (nota di Domenico Maria Bruni alla Cronaca di Roma del Roncalli).
• Nella matinata di Pasqua sulla piazza di S. Pietro, dopo la benedizione i soliti plaudenti e zuavi promossero evviva a Pio IX. La dimostrazione riuscì debole e di brevi momenti. Il tempo fu sempre piovoso ed in alcuni intervali con pioggia dirotta. Quindi l’illuminazione della cupola non ebbe luogo.
• Nella sera dei 30 vigilia di Pasqua, circa le ore 10, Giuseppe Pagnoncelli, nepote del commissario della Camera, figlio di Onorato Pagnoncelli impiegato al Ministero dell’Interno, mentre dalla via di Pinaco (sic, vuol dire Panico) sboccava alla piazza Madama, ricevette da incognita mano un colpo di pugnale sub tempia sinistra che gli tolse la favella e condotto all’ospedale di S. Giacomo nella mattina seguente cessò di vivere. Si suppone che il delitto sia stato commesso per gelosia, poiché il Pagnoncelli si vantava amoreggiare con una figlia del negoziante chincagliere Bardaner al palazzo Carpegna e che benché vi fossero altri pretendenti, egli però ne aveva la preferenza. Si trovarono in dosso al suddetto una pistola finta ad uso giuocattolo di ragazzi ed un orologio finto. Egli aveva 17 anni ed era uscito di poco dal collegio di Anagni (Nicola Roncalli, Cronaca di Roma, vol. IV 1859-1861, a cura di Domenico Maria Bruni, Gangemi 1972).