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 1861  marzo 04 calendario

Folle di turisti visitano le rovine di Gaeta distrutta dai “piemontesi”

«Molti cittadini, curiosi ed eccitati, partono, soprattutto dalla vicina Napoli ma anche dalle più varie contrade d´Italia, per visitare le rovine della ex piazzaforte di Gaeta. Non esiste spettacolo più evidente del dramma e della gloria che attraversano la penisola. Poche, nella città marinara, sono le abitazioni rimaste intatte. Le strade, ostruite dalle macerie, risultano per lo più impraticabili. Giacciono in rifugi improvvisati centinaia di malati di tifo; chi può, va a farsi ricoverare negli ospedali di Maddaloni, Santa Maria Capua Vetere, Aversa. L’epidemia era scoppiata prima della capitolazione. Adesso pare dilatarsi. Impressionano le notizie che filtrano dalla postazione di Mola, a ridosso della celebre fortezza, storicamente al centro di tanti assedi: ora che le armi tacciono, la forza dei numeri testimonia le dimensioni di un evento di cui non è facile perdere la memoria per chi vi ha operato o l´ha subito. Nel racconto dei superstiti, uomini e materiali diventano numeri: le truppe dei difensori, fatte prigioniere di guerra, ascendono a circa 11 mila effettivi. Pare siano circa settecento i pezzi d´artiglieria media o pesante trovati abbandonati. Sessantamila i fucili. Di ventotto generali che si trovavano nella Piazza al momento della resa, tre sono partiti due settimane fa al seguito di Francesco II, venticinque figurano tra i prigionieri. Durante il blocco della roccaforte le batterie degli assedianti esplosero 55 mila colpi d´artiglieria e bruciarono 190 mila chilogrammi di polvere. Ma è impossibile giurare che i calcoli riescano esatti, o anche appena sensati. Non manca sul posto qualche notabile istruito che, consentendosi un parallelismo altisonante, paragoni Gaeta alla ucraina Sebastopoli, sinonimo della più epica resistenza praticata in una guerra, e cimelio del recente conflitto di Crimea. Nel ricordo dell’assedio, che sta diventando un mito benché dolente (e perciò, forse, più suggestivo), domina la figura della Regina, Maria Sofia - Pussi, nel soprannome domestico - l´adolescente sconfitta, la moglie mitteleuropea di un re forse esageratamente tacciato di ignavia» (Nello Ajello).