17 marzo 1861
L’Ercole è affondato, morte di Ippolito Nievo
Notizia apparsa oggi sul quotidiano Omnibus: «L’Ercole, battello a vapore della Compagnia Calabro-Sicula, è affondato a mezzavia tra Palermo e Napoli per un colpo di mare. Incerto il numero dei naufraghi». A bordo dell’Ercole si trovava, con le carte relative all’amministrazione dell’impresa dei Mille, il colonnello garibaldino e scrittore Ippolito Nievo (leggi qui la storia del naufragio). Poco prima di morire, Nievo aveva scritto: «“Sì! Questa inerte opposizione o questa muta indifferenza agli sforzi della nostra intelligenza per conquistare i diritti di libertà cova ed opera sordamente nelle nostre plebi. Se ne togliete le poche popolazioni industriali (che sono eccezioni in Italia), la grande maggioranza della nazione illetterata, il volgo campagnolo segue svogliato il progresso delle menti elevate. È più di peso che aiuto al rimorchio; e, lasciato appena, ricade contento nella propria quiete”. Per cambiare la situazione, a detta di Nievo, sarebbe stato necessario conquistare i preti “funzionari indispensabili nella società attuale, soli rappresentanti della intelligenza” del volgo. Gli artefici dell’Unità avrebbero dovuto quantomeno rivolgersi al clero delle campagne e “tirarlo dalla loro per guerreggiare l’influenza vescovile e papalina”. Parole che dimostrano, anche in uno scrittore tutt’altro che clericale, una precoce consapevolezza dello stato preoccupantemente minoritario della “rivoluzione italiana”» (Paolo Mieli).