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 1861  febbraio 27 calendario

Ricordo di Eugenio Scribe, in morte

«I critici lo appuntarono in fatto alla lingua ed allo stile, e gli rimproverarono d’aver disegnato delle ombre, dei profili, e non creato dei caratteri, e d’aver sostituito all’azione drammatica un certo convenzionalismo specioso d’intrigo in cui provavano lo spirito e l’arguzia, non mai la verità ed il cuore; ciò che è certificato dal fatto si è che la vena inesauribile dello Scribe ha divertito ha divertito durante quarant’anni tutto il mondo civile; vuol dire che, qualunque siasi la commedia ch’esso ha scritto, le è quella che conveniva alla società ed all’epoca per le quali scriveva».
Poi: «Ricco oramai, glorioso, onorato ed amato, era egli giunto ai settant’anni senza che il suo corpo perdesso il vigore giovanile, e la sua mente quella alacrità operosa a cui dovevavno le scene francesi tante loro ricchezze; quando il mattino del 20, sentendosi un po’ in disagio, uscì ad una passeggiata, e salito in una carrozza da nolo si fece condurre ad una casa non molto distante dalla sua abitazione. Giunti al luogo indicato, il cocchiere vedendo che nessuno movevasi nella carrozza, scende, apre lo sportello e trova lo Scribe già fatto cadavere. Siccome conosceva chi fosse, lo riconduce a casa sua, dove il decesso fu in ogni modo certificato».