11 aprile 1861
Decreto per arruolare i garibaldini contro i briganti
Alla Camera il Governo Cavour è in lite con la sinistra e con Garibaldi, offeso dallo scioglimento della sua armata in camicia rossa. Ma le minacce di guerra dell’Austria richiedono unità. È necessario anche contrastare la risorgente resistenza borbonica, espressa da bande di combattenti irregolari che il ministero della Guerra di Torino liquida come «Briganti», ma che raccolgono anche tanti militari del deposto Re Francesco II di Napoli. Alcuni si battono contro l’Italia perché ancora la rifiutano. Altri lo fanno per riuscire a mangiare grazie ai saccheggi. Alcuni hanno combattuto persino con Garibaldi, ma la miseria seguita al disarmo li ha sospinti a riprendere le armi per se stessi. Almeno questi si spera di recuperarli alla legalità. Pertanto oggi, giovedì, il Regno d’Italia decide di richiamare alle armi anche i «soldati del disciolto esercito borbonico, a qualunque categoria essi appartengano», ai quali viene garantita paga, vitto, alloggio e carriera. Un secondo decreto si rivolge agli ex ufficiali garibaldini. Vengono confermati nel grado per assumere il comando di «tre divisioni del corpo volontari italiani». Si spera così di riconciliare il Governo con Garibaldi. I suoi ufficiali potranno accedere ai ranghi dello «Stato Maggiore, dell’intendenza militare» e fare carriera nelle diverse divisioni dell’armata regolare. Vengono istituiti anche due squadroni di guide «pel servizio dei vari stati maggiori».