7 aprile 1861
Il brigante Carmine Crocco, ora generale, vuole liberare il Sud dai Piemontesi
In Basilicata, briganti, cui si uniscono gruppi di contadini dei latifondi del principe Doria, invadono le terre del principe stesso al grido di Viva Francesco II. Il brigante Carmine Rocco conquista il castello di Lagopesole, nel comune lucano di Avigliano, e si autoproclama generale borbonico. Dichiara decaduta l’autorità sabauda e ordina che siano esposti di nuovo gli emblemi dello stato borbonico. Qui crea la base di un esercito di insorti che raggiungerà 2 mila effettivi, con il sogno di liberare il Mezzogiorno dal dominio sabaudo. Intanto, nella notte appena trascorsa, Napoli è percorsa da segnali di rivolta. La polizia ha rinvenuto una bandiera borbonica issata in via San Salvatore. Alcuni detenuti hanno cercato di evadere da Castel Capuano, aiutati da collaborazionisti borbonici. Ma la fuga è stata sventata. E’ stato anche stroncato, grazie a una delazione, un complotto a favore del deposto Re Francesco II. Un ex trombettiere del XIII reggimento cacciatori borbonici si è finto complice dei congiurati, ma ne ha poi agevolato la cattura. Sono stati così arrestati 130 «cospiratori», uomini e donne, fra i quali il duca di Cajanello. Sono imputati di complotto contro lo Stato. Rischiano la pena capitale. Altri arresti sono avvenuti a Caserta, a Castiglione Abruzzese e a Vico di Capitanata, dove la Guardia Nazionale ha catturato nostalgici del deposto sovrano borbonico. E’ evidente la trama che intende creare nel Regno d’Italia un fronte interno in sostegno di un’eventuale invasione austriaca. Voci molto accreditate, a Torino, Parigi, Vienna e Berlino ritengono il conflitto imminente (Maurizio Lupo, 74/2011).