6 aprile 1861
«Fumo verbale e fumo dei sigari rendono inutile il Parlamento»
«Nel giorno 18 del passato febbraio fu aperto il primo Parlamento italiano. Oggi siamo al giorno 6 di aprile. Che cosa ha fatto il Parlamento per l’Italia in questi quasi due mesi?». Lo chiede da Torino «La Gazzetta del Popolo», dal 1848 sentinella del Risorgimento. E risponde: «Tolta la solenne formalità della proclamazione del Regno d’Italia, ci duole dirlo, ha fatto ben poco». E aggiunge: «Il tempo è presenza. Invece ne fu sprecato molto nella verifica dei poteri parlamentari». «Se ne spreca molto nelle interpellanze che durano, cosa insolita, tre o anche quattro giorni. Diciamo cosa insolita, perché nel Parlamento Subalpino, esse non duravano mai più di un giorno». Quindi commenta: «Così deve farsi, se si vuole star contenti ad una discussione pratica, che risulti di utilità generale non a quella particolare di quei deputati che cercano reputazione come oratori». Un esempio? «La questione romana poteva essere discussa in un giorno solo. I discorsi del secondo non furono che la perifrasi del primo. E poco importa all’Italia sapere se il Conte di Cavour avesse seguito il concetto di Dante o quello di Petrarca nel fare l’Italia». La Gazzetta critica «la verbosità meridionale» e denuncia che «al fumo verbale» si aggiunge «quello dei tanti sigari» dei deputati che lasciano i lavori «per ricevere nell’anticamera parlamentare le loro clientele» (Maurizio Lupo, 6/4/1861)..