25 febbraio 1861
A Pompei invece del museo un capannone
Giuseppe Fiorelli, ispettore degli scavi di Pompei, propone ufficialmente a Domenico Spinelli, direttore del museo nazionale di Napoli, di istituire un museo che esponga gli oggetti della vita quotidiana dell’antica Pompei. Chiede di valorizzare quelli che rischiano di andare dispersi, perché non sono stati riconosciuti come opere d’arte. Vuole salvare reperti che giacciono a cielo aperto. Lo stesso sito archeologico richiede maggiore tutela. Ha patito danni nei giorni della caduta del regno borbonico. Spinelli appoggerà l’iniziativa e affiderà all’architetto Gaetano Genovese il compito di schizzare l’edificio che dovrà accogliere il museo. Viene concepito uno stabile con portico alla pompeiana, su un atrio circondato da sei stanze. Il progetto verrà inviato a Torino, al ministero della Pubblica Istruzione, ma non otterrà la minima attenzione. Per conservare il salvabile, Fiorelli dovrà accontentarsi di un semplice capannone. In quei giorni l’attenzione di Torino è tutta rivolta alla fortezza di Civitella, dove un’irriducibile guarnigione borbonica resiste caparbia. Il 25 febbraio tre colonne di soldati piemontesi cercano di prenderla d’assalto, ma vengono respinte. Lo stesso giorno il ministro della Guerra, il generale Manfredo Fanti, diffida gli stranieri ad arruolarsi fra i resistenti borbonici.