La Stampa, 30 maggio 2009
Il cadavere senza testa di Rosa Luxemburg
Una semplice lapide in pietra rossa, su cui qualcuno ha lasciato qualche sasso e, appena più in là, due rose, non più vecchie di un paio di giorni. Sopra, una breve iscrizione: «Rosa Luxemburg. Uccisa il 15 gennaio 1919». Tutt’attorno altre nove lapidi uguali, disposte a formare un cerchio. La prima verso sinistra è quella di Karl Liebknecht, «ucciso il 15 gennaio 1919». Berlino, cimitero centrale di Friedrichsfelde. È qui che i vertici dell’ex Germania dell’Est crearono il «Memoriale dei socialisti» per ricordare gli storici fondatori del partito comunista tedesco, Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht. Ed è qui che ancora oggi, seguendo una tradizione che va avanti ormai da decenni, migliaia di militanti di sinistra si recano ogni anno, intorno a metà gennaio, per commemorare l’uccisione dei due rivoluzionari. E probabilmente lo fanno nel posto sbagliato. Perché sotto quella lapide rossa non ci sono i resti di Rosa Luxemburg. Il cadavere dell’eroina del movimento comunista, uccisa il 15 gennaio 1919 da miliziani di destra e poi gettata nel Landwehrkanal (un canale berlinese che si immette nella Sprea), si troverebbe, senza testa e né braccia, ancora nell’ospedale berlinese della Charité. Questo, almeno, è quello che sostiene il direttore del dipartimento di medicina legale dell’ospedale, Michael Tsokos.
Spulciando negli scantinati del suo dipartimento per una mostra sulla medicina legale, Tsokos si è imbattuto nel cadavere di una donna morta diversi decenni fa. Il corpo – privo di mani, piedi e testa – mostra «sbalorditive somiglianze» con quello della Luxemburg, ha spiegato Tsokos al settimanale Der Spiegel. La lista delle analogie è lunga: la donna doveva avere tra 40 e 50 anni al momento della morte – Rosa Luxemburg ne aveva 47 quando fu uccisa – e aveva una gamba più corta dell’altra – proprio come la pasionaria tedesca di origini polacche, che soffriva di una malformazione congenita all’anca che faceva sì che avesse le gambe di lunghezza differente.
A sostegno della sua ipotesi Tsokos cita anche il protocollo dell’autopsia condotta su un corpo ripescato nel Landwehrkanal il 31 maggio 1919 e subito attribuito alla Luxemburg. Nonostante le evidenti stranezze. Le gambe non erano infatti una più corta dell’altra e, soprattutto, il cadavere non mostrava né segni di percosse, né il foro di ingresso di un proiettile. E questo malgrado fosse noto che la celebre fondatrice della Lega spartachista venne prima colpita col calcio del fucile dai miliziani dei «Freikorps» e poi assassinata con un colpo alla testa. «Quello di Friedrichsfelde è il corpo di una donna che si è suicidata», spiega al telefono lo storico Jörn Schütrumpf, editore dell’epistolario della Luxemburg. Schütrumpf svela anche perché ci sia voluto tanto a svelare il mistero. Solo da pochi giorni, afferma, sono disponibili i risultati delle analisi condotte a Kiel col metodo del C14, in base alle quali la donna senza nome dello Charité sarebbe nata tra il 1830 e il 1890 (la Luxemburg nacque nel 1871).
L’annuncio non è rimasto senza conseguenze. I responsabili della «Fondazione Rosa Luxemburg» si sono detti sconvolti dalla notizia del ritrovamento: «Ciò è potuto avvenire – si legge nel comunicato – per una perfida collaborazione tra il Reichswehr (l’esercito tedesco dell’epoca), l’Istituto di medicina legale e la procura, anche se a tirare i fili fu il ministro della Difesa Gustav Noske (appartenente al partito socialdemocratico).
In una nota firmata simbolicamente dai suoi leader – Lothar Bisky, Oskar Lafontaine e Gregor Gysi – la Linke (sinistra tedesca) ha chiesto di fare «piena chiarezza» sulla vicenda. quello che vorrebbero anche Tsokos e Schütrumpf. Per fugare ogni dubbio «adesso vogliamo trovare anche tracce di Dna», spiega lo storico. Possibile, per una donna deceduta novant’anni fa? Certo, ribatte Schütrumpf, che porta subito un esempio. La Luxemburg ebbe una breve relazione con l’amico Paul Levi; nel 1914 gli regalò anche una ciocca di capelli, che la famiglia di Levi – di origini ebree – portò con sé negli Usa. Ora basterebbe anche solo un capello per risolvere il giallo.