19 ottobre 2011
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Biografia di Silvio Piola
PIOLA Silvio Robbio Lomellina (Pavia) 29 settembre 1913, Vercelli 3 ottobre 1996. Calciatore. «Per molti è il più grande calciatore italiano di tutti i tempi, di sicuro è quello che ha segnato il maggior numero di gol: 290 in 566 partite di serie A» (Enciclopedia dello Sport – Calcio, Treccani 2002).
Uno zio campione del mondo
Figlio della sorella di Giuseppe Cavanna (1905-1976), che da portiere sarebbe diventato nel 1934 campione del mondo (senza giocare neanche un minuto), ad appena tre mesi Piola traslocò con la famiglia a Vercelli. Esordio in serie A sedicenne, il 16 febbraio 1930 a Bologna, «sottile come uno stambecco» dovette imparare alla svelta a farsi rispettare. Chiesto aiuto al gigantesco capitano Ardissone dopo che un terzino all’ingresso dell’area gli aveva ringhiato «ragazzino, se oltrepassi questa riga ti spezzo le gambe», si sentì rispondere: «Se da quella riga torni indietro, le gambe te le spezzo io». Divenuto un «formidabile guerriero d’area», «gomiti puntuti e possenti» per creare spazio in mezzo alle difese, «guizzi d’acrobata, per colpire di testa, ma anche per librarsi in sforbiciate rapidissime, il suo marchio di fabbrica» (I fenomeni del gol, Adalberto Bortolotti, Franco Cervellati, Gianni Marchesini, Edimedia 2004), il 29 ottobre 1933 segnò sei delle sette reti rifilate dalla sua squadra alla Fiorentina (record eguagliato da Omar Sivori in un Juventus-Inter 9-1 giocato dai ragazzini nerazzurri il 10 giugno 1961).
Il complotto per portarlo alla Lazio
Dopo cinque campionati con la Pro Vercelli (127 presenze, 51 gol), già promesso all’Ambrosiana Inter, Piola passò alla Lazio per «i decisi interventi di un dirigente del Partito Fascista, Paolo Martinelli, e del generale Vaccaro, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio (entrambi laziali)» (Enciclopedia dello Sport Treccani). Ingaggiato per 250.000 lire (stipendio 5.000 lire), divenne subito (1934/1935) il leader della squadra biancoceleste e il 24 marzo 1935 a Vienna esordì in nazionale al posto dell’infortunato Giuseppe Meazza, segnando la doppietta con cui gli azzurri ottennero la prima vittoria in casa dell’Austria (2-0): fece scalore soprattutto il primo gol, «palla viaggiante da Faccio a Demaria e Ferrari e lancio a Piola il quale, senza por tempo in mezzo, batte decisamente a rete da venti metri, sorprendendo nettamente il portiere Platzer che non si attendeva la botta da quella distanza» (Manuale del Gol, Vezio Melegari, Mondadori 1974).
Capocannoniere e campione del mondo
Capocannoniere del campionato 1936/1937 (21 reti), Piola fu grande protagonista ai Mondiali di Francia vinti nel 1938 dagli azzurri: autore del gol che al 94’ decise l’ottavo di finale con la Norvegia (2-1), una doppietta nel 3-1 del quarto di finale contro i padroni di casa, marcato dal leggendario Domingos da Guia (la Sfinge) restò a secco nella semifinale vinta 2-1 col Brasile (ma colpì un palo e si procurò il rigore trasformato da Meazza) per poi firmare una doppietta nella finale vinta 4-2 con l’Ungheria. Memorabile il 2-1 segnato al 16’, quando depositò «di destro in rete da centro area, all’altezza del dischetto del rigore, dopo una lunga trama di passaggi a cui gli imbambolati difensori ungheresi, come messi in mezzo a un torello scherzoso, non riuscirono a opporsi» (101 gol che hanno cambiato la storia del calcio italiano, Adriano Angelini, Newton Compton 2010).
Il primo gol “alla Maradona”
Il 13 maggio 1939, a Milano, Piola segnò all’Inghilterra il suo gol più famoso (il 2-1 di una sfida finita 2-2): «Tentai una rovesciata, ma non avendo lo spazio per distendermi... Vedevo la sfera che stava cadendo e allora allungai il capo per colpire con la nuca. Quando mi avvidi che non gliel’avrei fatta, portai la mano all’altezza della testa e il pallone schizzò in porta» (La leggenda di Silvio, Marco Barberis, SugarCo 1986). Trattandosi di un’amichevole, gli inglesi la presero con più fair play di quanto avrebbero fatto 47 anni dopo di fronte ad un’analoga prodezza di Diego Armando Maradona. Di nuovo capocannoniere nel 1942/1943 (21 reti), nel dopoguerra Piola passò alla Juventus: 16 reti nel campionato 1945/1946, 10 nel 1946/1947, dato per finito fu mandato al Novara, in serie B. Trascinata la squadra alla promozione, giocò altri 6 campionati nella massima serie, segnando 70 reti e meritandosi, ormai alla soglia dei 39 anni, una clamorosa ultima apparizione in maglia azzurra, il 18 maggio 1952 a Firenze contro l’Inghilterra (1-1). Segno l’ultimo gol il 7 febbraio 1954 (Novara-Milan 1-1), ormai quarantenne, poi divenne allenatore (due stagioni al Cagliari, quindi in Federcalcio).