Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  luglio 06 Lunedì calendario

Biografia di Yanis Varoufakis

• Atene 24 marzo 1961. Economista. Politico. Ministro delle Finanze della Grecia dal 27 gennaio 2015 al 6 luglio 2015. «Ho 54 anni, e non ne posso più: sono cresciuto con la dittatura dei colonnelli e mi ritrovo sotto la tirannia delle banche e degli economisti sedicenti liberisti» [Occorsio, A&F 12/1/2015]
• Da Yannis con due «n» a Yanis per venire incontro ai limiti della pronuncia inglese e farsi ricordare con più facilità.
• Di buona famiglia, il padre era un importante ex manager di Stato, un fratello giudice e una figlia
• «Marxista occasionale» ed «economista per caso» [Natale, Cds, 29/1/2015].
• Vissuto tra Grecia, Inghilterra, Australia e Texas. Studioso di teoria dei giochi, apprezzato in Europa da signore democratiche e ragazze aggiornate. Meno amato da molti dentro Syriza, a partire da Yannis Dragasakis, sessantenne vicepremier. Criticato perché spericolato nelle dichiarazioni (ha definito i creditori «terroristi»), oggetto di perplessità in quanto prototipo e apoteosi del narciso accademico che si dà alla vita pubblica [Maria Laura Rodotà, Cds 6/7/2015].
• Definito da Stern «uno che trasuda virilità classica come quella dei busti greci» e «un buttafuori che chiede documenti, o che avrebbe potuto vendere Rolex per strada» da The Independent [Ansa 6/7/2015].
• I primi a scommettere su di lui sono stati i socialisti, quelli scaraventati ai margini della scena politica dal ciclone Tsipras. Fu Andreas Papandreou, fondatore del Pasok, a scrivere la lettera di referenze che gli aprì le porte della prestigiosa University of Essex [Natale, Cds 29/1/2015].
• Studente e poi docente in pieno thatcherismo, lascia il Regno Unito all’alba del terzo mandato consecutivo di Maggie, «tre era un po’ troppo». Destinazione Australia, dove si ritrova a insegnare in un’università di destra che lo ha scelto «per estromettere un altro candidato pericolosamente di sinistra». Nelle notti australiane conduce un programma sulla radio nazionale che sarà sospeso dal governo per le sue idee eretiche. Di nuovo in Grecia, entra nella grande politica come consigliere di George Papandreou, figlio di Andreas, ex premier socialista rimasto fuori dal Parlamento con il voto di domenica scorsa. È Varoufakis il primo a paventare il default della Grecia, conquistandosi il soprannome di «Mr. Catastrofe». Quando Papandreou avvia i primi colloqui con il Fondo monetario internazionale, Yanis lascia l’incarico e si avvicina ai gruppi radicali che si stanno coagulando nella galassia di Syriza [Natale, Cds 29/1/2015].
• Diventato un punto di riferimento per il fronte anti-austerità, subisce minacce che nel 2012 lo costringono a partire ancora, stavolta per gli Stati Uniti, dove ottiene una cattedra ad Austin, Università del Texas. In America lavora anche per il colosso dei videogiochi Valve: il fondatore, Gabe Newell, assiduo lettore del suo blog, vede in lui l’uomo capace di risolvere i problemi teorici dell’economia del cyberspazio. In particolare, Varoufakis si occupa degli scambi di oggetti sul mercato virtuale. Il suo prodotto di punta sono i cappelli [Natale, Cds 29/1/2015]: «Ho lasciato il mio lavoro alla University of Texas per buttarmi nella mischia e restarci».
• Corporatura da palestrato, capelli rasati, giacca di pelle, sempre a cavallo della sua Yamaha per gli spostamenti, si presenta ai greci con una frase di Dylan Thomas: «La democrazia greca oggi ha scelto di smettere di scivolare docilmente verso il buio della notte. E ha deciso di ribellarsi contro il morire della luce» [Ansa 6/7/2015].
•Soprannomi. Varouficos per le groupie e Fuffakis per degli invidiosi [Mastrobuoni, Sta 7/7/2015].
• Maria Serena Natale: «Con le sue analisi controcorrente e i motti spiazzanti si è imposto nel dibattito pubblico greco come mente brillante e anticonvenzionale, fino a diventare un’autorità del pensiero alternativo al rigorismo di marca germanica. Ma ha sempre rifiutato gli schematismi che contrappongono Nord e Sud del continente» [Natale, Cds 29/1/2015].
• «Che potesse rubare la scena e crearsi qualche nemico si era capito. Lo hanno dipinto come un dio sceso dall’Olimpo per salvare i greci dalla finanza e dall’europolitica, vestito da Spock o Terminator a seconda dell’occasione. Uno che potrebbe tranquillamente rispondere come Bruce Willis in Die Hard: “Ho abbattuto un elicottero con la macchina. Avevo finito le pallottole”. In Europa è diventato un sex symbol, impazza persino tra i terribili tedeschi. In Grecia tutti sanno a che ora esce di casa ogni mattina, dove va a fare jogging, come passa i weekend. Il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis è un idolo, e gli idoli non hanno il posto fisso» (Maria Serena Natale) [Cds 10/3/1025].
• «Nel primo faccia a faccia con Wolfgang Schaeuble, a Berlino, l’austero ministro delle Finanze scoppiò in una (rara) risata dopo cinque minuti. «A chi devo dare retta?», chiese un po’ sorpreso, dopo che Varoufakis era stato interrotto per la terza volta da un funzionario di Syriza che tentava di riportarlo sulla linea ufficiale del partito. Dopo la risata iniziale, il rapporto tra i due si è trasformato in un pianto» (Tonia Mastrobuoni) [Sta 7/7/2015].
• È autore di diversi libri sulla crisi: in The Global Minotaur, per esempio, paragona il ruolo dell’economia degli Stati Uniti nei confronti del resto del mondo alla figura mitologica del Minotauro che si cibava di coloro che finivano nel labirinto [Post 6/7/2015].
• La realtà è complessa, spiegava in un documentario girato nel 2012 con la tv britannica Channel 4 nel quale partiva dalla favola di Esopo sulla cicala e la formica per spiegare la crisi del debito. «Nel video Varoufakis criticava la conflittualità alimentata dai mezzi d’informazione che presentavano i tedeschi come laboriose formiche e i greci come irresponsabili cicale e concludeva che gli uni quanto gli altri pagano il prezzo del salvataggio delle banche. Il primo passo per trovare una soluzione, sosteneva, è “abbandonare gli stereotipi”» [Natale, Cds 29/1/2015].
• Definito un falco, arriva a Bruxelles con l’aria minacciosa di chi vuole smascherare la Troika e la cancelliera Merkel. Si ritrova davanti il muro dell’omologo tedesco Wolfgang Schaeuble. L’Eurogruppo a Riga lo definisce «Un perditempo, un giocatore d’azzardo, un dilettante».
• Ha accusato i media di essere «tossici», l’Italia di «essere in bancarotta».
• «Mi odiano tutti e sono felice del loro odio» (citando Rossevelt)
• Messo da parte il suo sorriso glamour e accattivante, dalle colonne de El Mundo si era lanciato a testa bassa contro i nemici di Bruxelles, con toni brutalmente aggressivi. L’ultima bordata prima del voto per il referendum sul piano di aiuti. «Posso dire che tutto quello che sta accadendo in Grecia in questi giorni lo avevano preparato fin dall’inizio, che già cinque mesi fa era pronto un piano per farla finita con un governo che non accettava di farsi ricattare dall’establishment europeo»[Ansa 6/7/2015].
• Cazzullo: «E poi a Berlino e a Bruxelles non volevano più Varoufakis tra i piedi. Tsipras ha dovuto consegnare la sua testa come pegno di buona volontà per riaprire la trattativa e ottenere aiuto in una giornata che si annuncia drammatica» [Corriere.it 6/7/2015].
•«Varoufakis ha fatto un lavoro straordinario, sparigliando le carte sul tavolo. La sua opposizione vocale alla Troika è stata la chiave per ridare dignità al nostro paese dopo cinque anni di colonizzazione delle istituzioni» (Yannis Dragasakis, il vicepremier greco che ha sostituito Varoufakis nel colloqui con la Troika).
• «Varoufakis non ha certo fatto molti sforzi per accreditare l’immagine di un politico ragionevole. L’ultima uscita è stata alla vigilia del referendum, quando ha trattato i creditori come “terroristi”. Era stato sempre lui a dichiarare, unilateralmente, il decesso della Troika, lui a esasperare Fondo Monetario internazionale & compagnia tenendo dotte lezioni di macroeconomia invece di discutere i programmi di riforme, lui a ricordare da buon professore ai colleghi dell’Eurogruppo che la «democrazia non è un lusso» ed ancora lui a paragonare via tweet l’Eurozona all’Hotel California «da cui non si esce mai» che cantano gli Eagles. Il 24 aprile, a una riunione dei ministri delle Finanze a Riga fa perdere le staffe a tutti colleghi con le sue arie da professorone. “Ci viene a fare lezione, dimentica che è Atene ad avere bisogno di noi e non il contrario” sbotterà un funzionario. Lui ribatte facendo sapere che ha le prove di non aver fatto nessuna brutta figura visto che registra sempre tutte le riunioni» [Pierantozzi, Mes 7/7/2015].
• «Cos’altro avrei potuto fare se non dare qualche lezione. Non potevo non esprimere il mio disaccordo su come l’Europa ha gestito la crisi. Avrei dovuto fingermi lobotomizzato solo perché nessuno voleva starmi a sentire?».
• Romano Prodi: «Varoufakis non è un dilettante perditempo. Però è stato una grande delusione, invece di stare ad Atene con il cacciavite, a fare i conti, lui andava in giro per il mondo a fare il divo. E a Bruxelles si sono irritati in un modo che lei non immagina neanche. Tensioni terribili» [Da Rold, S24 29/4/2015].
• «Sono trattato come uno strano uccello, perché parlo di macroeconomia. E’ sorprendente per me che il tenere una discussione semi-sofisticata di economia sia quasi considerata una maleducazione» (al Wall Street Journal)
• Tanti negoziatori facevano trapelare la loro insofferenza nei suoi confronti, a differenza di Tsipras che comunque ha sempre mantenuto un contatto, anche umano, con i vertici delle istituzioni Ue [Ansa 6/7/2015].
• «Votato No. La Grecia resterà nell’euro. I depositi nelle banche greche sono al sicuro. I creditori hanno scelto la strategia del ricatto, con la chiusura delle banche. L’impasse attuale è dovuto a questa scelta da parte dei creditori, non dalla decisione del governo greco di sospendere le trattative o da nessun piano greco di Grexit e svalutazione. Il posto della Grecia nell’eurozona e nell’Unione europea non è negoziabile» (la campagna per il No di Varoufakis al referendum del 5 luglio 2015).
• «Subito dopo l’annuncio dei risultati del referendum sono stato messo al corrente di una certa preferenza da alcuni partecipanti dell’Eurogruppo e “partner” vari per una mia… “assenza” dalle loro riunioni. Considero mio compito aiutare Alexis Tsipras a utilizzare, come gli ritiene opportuno, il capitale che il popolo greco gli ha concesso ieri attraverso il referendum» (nel lungo messaggio pubblicato su yanisvaroufaskis.eu e intitolato Minister no more! con cui ha annunciato le dimissioni il 6 luglio 2015).
• «A ben vedere, il ministro della paralisi è stato condannato al fallimento anzitutto da chi lo ha scelto, Alexis Tsipras. Pochi ricordano che fu sconfessato quasi subito dal suo premier dopo un Eurogruppo degli inizi, a febbraio. Si era raggiunta una prima, miracolosa intesa, il ministro uscì soddisfatto, i ministri tornarono a casa cautamente sollevati, quando Tsipras gli disse al telefono di respingere quei tre paragrafi. La leggenda narra che Schaeuble lo venne a sapere mentre una macchina lo stava accompagnando fuori dal garage. Una sconfessione, quella del premier greco, che avrebbe indotto qualcun altro a una riflessione sull’opportunità di restare - immaginate Merkel che chiama Schaeuble e gli dice di stracciare un accordo appena firmato - ma Varoufakis andò avanti sereno. Anche quando la sconfessione, qualche settimana dopo, si trasformò in sfiducia esplicita e il ministro fu affiancato da Dragasakis e Efklìdis Tsakalòtos» (Tonia Mastrobuoni).
• «“Varouf”, come lo chiamano qui, se ne sarebbe andato in ogni caso, anche se avesse vinto il Sì. Ma in questo modo esce di scena da vincitore. In Australia lo attende la figlia (Xenia, ndr) avuta da una relazione finita (nel 2005 con Margarite Poulos, ), ma è in America che lo pretendono. Yanis tornerà a insegnare all’università, terrà conferenze remuneratissime (ma per beneficenza), scriverà un libro, si farà intervistare alla Cnn. Diventerà il simbolo del pensiero critico, della campagna contro lo strapotere della finanza, della resistenza irriverente ai poteri internazionali; il paladino dei popoli, il testimonial di “un altro mondo è possibile”. Stiglitz, Rifkin, Krugman, Piketty rischiano la seconda fila. Il ministro si è dimesso; ma il Varoufakis Show è appena cominciato» (Aldo Cazzullo) [Corriere.it 6/7/2015].
• Poche ore dopo le dimissioni era al bar con la moglie e qualche amico. Lorenzo Salvia gli chiede se è vero che lascerà Atene: «“E chi l’ha detto che me ne vado dalla Grecia? Sono un parlamentare di questo Paese e continuerò a fare qui il mio dovere. I am here to stay . Questa è la mia patria e chi dice che non ho avuto il coraggio di continuare è soltanto invidioso”. Almeno un libro lo scriverà, però? “Ma no, io non sono uomo da libri”. Aveva detto che si sarebbe dimesso in caso di vittoria del Sì. Perché ha lasciato se a stravincere è stato il No? “Non potevo fare diversamente. Mi dispiace, ma non c’erano più le condizioni per lavorare e credo che la mia sia una scelta responsabile. Spero comunque che il governo trovi un’intesa con l’Europa. E sono convinto che andrà così». [Salvia, Cds 7/7/2015].
• Sposato con Danae Stratos. I due si sono conosciuti a un vernissage. Lei è un’artista. Figlia di Phaedon, erede della dinastia industriale che ha fondato il marchio tessile «Peiraiki Patraiki» (durante la guerra erano loro a rifornire l’esercito di coperte e stoffe per le uniformi), e della scultrice Eleni Potaga, amata dai galleristi di tutto il mondo [Natale, Cds 16/3/2015].
• Condividono da dieci anni la casa al primo piano di uno stabile di proprietà della famiglia Stratos, all’ombra del Partenone – l’appartamento con terrazzo ritratto nelle foto che compaiono sull’ultimo numero della rivista francese Paris Match e che hanno sollevato un coro di critiche internazionali: «Non avrei mai dovuto concedere quella seduta fotografica, me ne pento» [Natale, Cds 16/3/2015].
• Ha 547mila follower su Twitter
• Frasi «Un accordo senza taglio del debito? Piuttosto mi taglio il braccio».
• «Chi capisce la profonda differenza tra una unione monetaria e un tasso di cambio fisso, comprende anche quello che io definisco la dottrina degli Eagles: nel loro brano di successo Hotel California, l’ultimo verso recita: “È possibile chiedere il conto in qualsiasi momento, ma non si può mai uscire”. Così è anche per un’unione monetaria (come l’eurozona)» (nel 2011) [MF 67/2015]
• «A dire il vero, mi sono ispirato a Karl Marx per inquadrare il mio punto di vista del mondo in cui viviamo, dalla mia infanzia fino ad oggi. Non è qualcosa che dico volentieri in giro, soprattutto nella buona società di questi giorni, perché alla sola menzione della parola che comincia con M, l’audience svanisce» (nel 2013)
• «Una volta che si mette nella testa degli investitori che l’euro non è indivisibile, è solo una questione di tempo prima che tutto inizi a disfarsi» (Nel maggio 2015).
• «La Grecia ha fatto enormi passi avanti raggiungendo un accordo. Spetta ora alle istituzioni fare la loro parte. Noi li abbiamo ’incontrati’ a tre quarti del percorso. Ora devono venirci incontro loro nell’ultimo quarto del cammino» (Nel maggio 2015).
• «Se la Grecia crolla, andranno persi mille miliardi di euro. Sono troppi soldi e non credo che l’Europa lo permetterà» (Nel maggio 2015).