22 giugno 2015
Tags : Greta Garbo
Altri appunti su Greta Garbo
• Greta va al provino con un’altra attrice. Dopo due ore di attesa Stiller entra nella stanza e dice a Greta: «E ora, signorina, si stenda e si senta male». Il provino va male, ma Stiller scrive nel suo diario: «Ho notato subito come sia facile dominarla fissandola direttamente negli occhi»
• «Non concedere mai interviste. Renditi preziosa, comportati come se avessi un segreto da nascondere. Non rivelarti mai a fondo» (Stiller a Greta)
• Stiller decide anche di cambiarle il cognome: chiede aiuto ad Arthur Norden, uno storico, che suggerisce Gabor, come il re d’Ungheria del XVII secolo Gabor Bethlen. Stiller ne prova le varianti e arriva a Garbo. Altri dicono che si sia ispirato alla parola garbon, nella tradizione scandinava folletto misterioso, o alla parola italiana garbo, o ancora a un pittore fiorentino, Raffaellino del Garbo, della fine del 1400. Né Stiller né la Garbo hanno mai rivelato l’origine del nome. Comunque Greta cambia nome all’anagrafe nel dicembre del 1923.
• Mayer nota che la giovane ha il seno piatto, i fianchi larghi, le caviglie grosse. Si rivolge all’interprete e dice: «Raccomandi a Miss Garbo di perdere peso. In America non piacciono le donne grasse».
• Con Gilbert Greta flirta subito: il primo giorno di riprese devono girare una scena d’amore. Il regista sussurra: «Pronti per il primissimo piano». Poi «Meraviglioso, stop». Ma il bacio continua. «Stop, stop, è andato benissimo». I due continuano a baciarsi. «Accidenti, ma quei due fanno sul serio» dice ad alta voce un macchinista.
• «Un giorno è infantile, semplice, ingenua. Il giorno dopo è una donna misteriosa, vecchia di mille anni, acuta e sconcertante, che sa tutto. La Garbo ha la personalità più complessa che io abbia conosciuto» (John Gilbert).
• L’amore tra la Garbo e Gilbert dura tre anni, dal 1927 al 1930. Lui le chiede più volte di sposarlo, e per due volte quasi ci riesce: la prima Gilbert ha organizzato un doppio matrimonio: il suo e quello del regista King Vidor con Eleanor Boardman. Ma la Garbo non si presenta alla cerimonia. La seconda volta Gilbert riesce a portare la Garbo, in auto, nel Nuovo Messico, a Santa Ana, dove ha fissato l’appuntamento davanti all’ufficiale di stato civile. Ma durante il viaggio si fermano al ristorante di un hotel per il pranzo. Greta si chiude nella toilette e scappa via uscendo dal finestrino, prende un treno e se ne torna sola a Hollywood. Teme che Stiller li stia inseguendo e li scopra, spiegherà poi.
• Greta Garbo, che non concedeva a nessuno di assistere alle riprese e pretendeva che il regista stesse sempre dietro la macchina da presa, a volte anche dietro un telone.
• «Lei non dice niente e lascia che il mondo scriva la sua storia» (Billy Wilder).
• Un amore per la regina Cristina, con cui ha molte affinità: detesta il matrimonio, non le piacciono gli abiti elaborati e sontuosi, preferisce vestire abiti maschili, è bisessuale. La interpreta in un film.
• Nelle scene d’amore è sempre lei a prendere l’iniziativa • «La Garbo parla» (slogan con cui viene lanciato il primo film con sonoro interpretato dalla Garbo, Anna Christie, nel 1930).
• «La Garbo è una solitaria. È una grande artista, ma la sua grandezza e la sua tragedia stanno proprio qui: apparire viva solo quando recita, quando si immedesima in un personaggio, mentre sembra che la vita intorno a lei, le persone siano solo ombre che in fondo la annoiano» (Marie Dressler).
• «Greta Garbo aveva una voce profonda, grave, con qualcosa di lontano, di nostalgico, ed era questa intonazione che mi sforzavo di imitare. Era una voce morbida e velata, evocatrice» (Tina Lattanzi, doppiatrice della Garbo).
• Finita la storia con Gilbert la Garbo si trasferisce in una villa stile spagnolo in Chevy Chase Drive, a due piani, il secondo riservato agli ospiti, ma Greta lo chiude a chiave perché non riceve mai nessuno. Nessuno conosce il suo indirizzo.
• Appena i fans e i giornalisti scoprono dove vive, cambia casa.
• Infine nel 1939 acquista una casa in Maberry Road a Santa Monica e ne arreda solo tre stanze, le altre le lascia vuote.
• Quando lavora spesso si alza alle 5, fa un tuffo in piscina poi si prepara per essere agli Studio alle 9. Se non lavora passa intere giornate a letto, si alza solo per nuotare, fare ginnastica o prendere il sole. Ama la pioggia, rara in California: così ogni tanto apre le pompe a pioggia per innaffiare e passeggia sotto gli spruzzi finché non è fradicia.
• Nel suo guardaroba: pantaloni, camicie, giacche da uomo, cravatte. Odia i tacchi alti e compra scarpe da uomo tipo oxford: «Proprio quello che fa per noi scapoli» dice: «Se io morissi un sabato sera, durante un weekend, nessuno se ne accorgerebbe perché sono sola. Lo verreste a sapere solo il lunedì quando la mattina arriva la cameriera» (Greta Garbo).
• Nel 1931 la Garbo conosce Mercedes de Acosta, lesbica, con cui intreccia una relazione omosessuale. Mercedes porta avanti anche una relazione con Marlene Dietrich, che dura però solo un anno, mentre la storia con la Garbo va avanti per una decina d’anni, anche se a intermittenza e si interrompe definitivamente quando Mercedes pubblica una sua autobiografia in cui parla della Garbo.
• Greta Garbo viaggia in incognito con lo pseudonimo di Harriet Brown, si fa portare i pasti in cabina, viaggia con due valigie, tanti pantaloni e nessun abito da sera. Quando prende l’aereo prenota due posti di prima classe per evitare che qualcuno le si sieda accanto.
• «Credo che la Garbo sia talmente schiva che non andrà neppure al proprio funerale» (Billy Wilder).
• Nel 1942 gira l’ultimo film, Non tradirmi con me, un flop che la convince a lasciare il cinema: «Non reciterò più» dice a Cukor, regista del film. E così fa, a 36 anni.
• Racconta Federico Zeri, storico e critico d’arte, amico della Garbo: «Quando andava a cena da lei il menu era sempre lo stesso: uova in gelatina, brodo, a volte roastbeef, crème caramel, portati da una piccola trattoria della Prima Avenue».
• George Schlee, marito di Valentina Schlee, stilista. Greta li conosce nel 1942, e diventa subito loro amica. Si vocifera che abbiano una storia a tre, sicuramente lei amoreggia con George, passano insieme le vacanze, lui è autoritario. La stampa lo definisce «l’impresario, interprete, segretario, guardia del corpo, e probabilmente lavandaio e guardarobiere di Greta Garbo». Altre volte «Mister Garbo». Lei va a vivere nello stesso palazzo dove George abita con la moglie, a New York: loro al nono piano, lei al quinto.
• «Non ho mai davvero incontrato la persona giusta, che mi dicesse che cosa dovevo fare a cui anche io potessi dire che cosa fare, in un rapporto di fiducia reciproca, di parità» (Greta Garbo).
• Regole imposte dalla Garbo al suo gruppo di amici: non dovevano chiamarla Greta, ma G.G. Chi non era intimo poteva rivolgersi a lei con un Miss G. o Miss Brown; soprattutto nessuno doveva mai parlare di lei con altri.
• Soffriva di insonnia, andava a letto molto presto, tra le otto e mezza e le nove di sera, e si alzava alle sei-sette di mattina•
• «Greta esercita su di me un’attrazione sessuale ambigua. È metà ragazzo, metà donna. È stata lei a insegnarmi a fare l’amore, mi sono reso conto di quanto tempo ho perduto sinora. Però sento che vengo usato da lei per il mio corpo. Greta mi ha detto che verrà da me quando ne avrà voglia, ma che George Schlee avrà sempre la precedenza» (Cecil Beaton).
• Tra gli amori che le si attribuiscono, dopo la morte di Schlee, quello con la baronessa Cecile de Rothschild, sua grande amica.
• «Greta non diceva niente di importante, spesso se ne stava zitta, ma era talmente affascinante, possedeva un tale magnetismo che non aveva bisogno di parlare. Guardandola ci si dimenticava che non aveva letto un libro, che non guardava nemmeno i giornali, che non sapeva niente di niente. Beveva molta vodka e allora diventava allegra e faceva risate meravigliose» (la contessa Donina Cicogna).
• «Non è strano? Io non sono più giovane, ho avuto una lunga vita. E in tutta la mia vita non ho mai ricevuto una lettera d’amore» (Greta Garbo)
• Muore a 84 anni, al New York Medical Center, a Manhattan.
• Tra i clienti di Salvatore Ferragamo, Greta Garbo che ordinava anche 70 paia di scarpe alla volta senza mai cedere ai tacchi.
• Greta Garbo calzava il 41.
• «Detti la mia voce a Greta Garbo per Grand Hotel » (Anna Proclemer).
• Il 24 febbraio al Radisson Edwardian Hotel di Londra sarà messa all’asta una collezione che comprende più di diecimila autografi: Greta Garbo (pezzo unico, valore: 10 mila euro).
• Quella volta che Marlene Dietrich e Jean Gabin affittarono una casa a Brentwood, sull’Oceano Pacifico, da Greta Garbo, proprietaria dell’appartamento accanto: ogni pomeriggio, con il suo grande cappello di paglia e occhiali neri, l’attrice era solita salire su un bidone della spazzatura per spiare i giochi d’amore dei due. "Lascia che quella strega si masturbi", disse Marlene Dietrich all’attore francese [Ulderico Munzi, Cds 25/8/2004. pag.31]
• Greta Garbo a spasso per Central Park «una donna delle pulizie che si acconcia i capelli con il tagliaunghie» John Gielguld [Antonio Monda, "la Repubblica" 6/7/2004, pagina 39].
• Aga Hruska lavorò anche per la Paramount, che sosteneva le cure dentistiche dei suoi attori. Incaricato di donare a Greta Garbo, per Ninotchka, un’aria più intellettuale, si fece venire l’idea di allungarle gli incisivi con capsule mobili. Queste capsule davano all’attrice una voce strana e le impedivano di masticare, ma il film era doppiato e si evitarono scene in cui dovesse mangiare [Aga Hruska, Klaus Riehle, Memorie segrete del dentista dei papi e dei re, Edizioni Bietti, 2002].
• Graziano Ballinari, giardiniere di Lugano, è un collezionista di mutande, (...) Molto ammirati e (...) le mutande di Greta Garbo, indossate nel film "Tentazione" e vendute in un’asta a Ginevra per 11 milioni di lire [L’Espresso del 26/07/01 a pagina 83].
• Nel ’53 abbandona Los Angeles e si trasferisce a New York, nella 52a Strada Est, dove resterà fino alla morte, nell’aprile del ’90. I vicini, i curiosi, i fotografi la ricordano per strada o nei negozi travestita da persona qualunque. Lunghi cappotti o trench, scarpe basse di foggia maschile, cappelli sformati a grandi tese per coprire il volto già occultato dagli occhiali scuri.
• Sedici anni di gloria a Hollywood contro cinquanta di anonimato.
• Tutto nei films della Garbo è di qualità scadente o mediocre, di cartapesta: ma tra i films della Garbo e la Garbo c’è un salto di qualità: la Garbo vi sta dentro e, più che illuminare i suoi films, li fa esistere, li fa stare in piedi. La Garbo ‘ingombra’ i suoi films, ma ingombra delle messinscene di cartapesta che vengono vanificate dal suo passaggio e dalla sua apparizione, e quindi si sopportano perché non possono essere che di cartapesta: né più né meno dei luoghi in cui siamo soliti situare i nostri sogni e le nostre vicende immaginarie. Insomma la Garbo è una meta-attrice: e come tale va studiata. Sullo schermo non si comporta da attrice e nemmeno da se stessa; non recita dei personaggi e non recita sé medesima; recita la propria dannazione a esistere solo in una vita immaginaria, ciò che non è esattamente il ‘teatro’ (Garboli).
• La solitudine tecnica della sua recitazione, l’unicità indecifrabile del suo linguaggio (ibidem).
• “Mademoiselle Hamlet”, così la scrittrice Alice B. Toklas chiamava la Garbo.
• E che, dettaglio non secondario, non la costringesse a cambiare le iniziali puntigliosamente ricamate su tutta la sua biancheria, intimo incluso.
• «Anima lunga e smunta, cresciuta nel sobborgo più povero di Stoccolma» (Dotto).
• Il tradimento di Mata Hari, il suicidio della Karenina, la tisi di Margherita Gautier. drammi seriali in cui la redenzione coincide con la rinuncia alla felicità terrena (ibidem).
• Mercedes De Acosta, maestra cubana di seduzione, che si vantava di poter strappare qualsiasi donna a qualsiasi uomo.
• La malia del nome è merito del suo pigmalione, Mauritz Stiller, negli anni Venti il più grande regista svedese. È lui che ha saputo intravedere nella ragazzotta un po´ goffa ma molto malleabile, commessa ai grandi magazzini, la qualità della diva se non della Divina. È lui che la plasma (dirà dopo la rottura: «Non trattatela come una creatura umana, non lo è, trattatela come plastilina»).
• Titolo di studio la quinta elementare.
• È Mauritz Stiller che le insegna a trattare con degnazione, poi sarà disprezzo, i giornalisti. E anche a camminare, a muoversi, a recitare. È lui che le scava le guance e il profilo imponendole di perdere dieci chili e le trova quel nome d´arte rapido e fatato che sia «moderno, elegante, breve, internazionale».
• La Mgm le impone un ulteriore dimagrimento: via, con altri dieci chili, ogni residuo di carnalità. La rapidità con cui Garbo scala la vetta della fama e viene osannata come l´attrice più fascinosa di tutti i tempi è vertiginosa. È con La carne e il diavolo, il suo quarto film, del ’27, insolito melodramma con finale misogino, che Greta Garbo passa alla storia del cinema consacrandosi come icona di magnetismo erotico. Indimenticabile, per i cultori, la scena in cui, accostandosi all´Eucarestia, sceglie di bere dal calice proprio nel punto esatto in cui l´amante ha appena bevuto e che ha lasciato umido delle sue labbra. È subito chiaro che, indipendentemente dal ruolo e dal personaggio, è lei a condurre il gioco amoroso, distillato in quei baci leggendari in cui l´uomo è quasi sempre steso sotto i lei, prima che il codice Hays imponga i suoi veti in nome della morale.
• In tutto ha girato ventisette film, dieci dei quali muti. Nel passaggio al sonoro, avvenuto con Anna Christie nel 1930, il mondo ha trattenuto il respiro. «Garbo talks!» era lo slogan di un battage pubblicitario imponente. «Garbo parla!». Già, ma come parla? Con una voce che fa centro come e più del suo viso e del suo sguardo: calda, bassa, sensuale, modulata con sapienza. Non amava i suoi film, Greta Garbo, salvandone tutt´al più un paio, giudicherà le sue eroine anguste, odierà il suo lavoro: «Detesto questa professione, che mi procura solo sofferenza», scriverà a un´amica in Svezia. Ma i suoi film sono un trionfo via l´altro, che fanno di lei l´attrice più pagata di Hollywood: mai una donna ha avuto simili compensi, 250mila dollari a film, con un record assoluto per Anna Karenina. Curiosamente, pur avendo ottenuto quattro volte la nomination, non vinse mai l´Oscar. E quando, nel 1955, gliene fu tardivamente tributato uno alla carriera, ormai autoreclusa la Garbo non solo non andò a ritirarlo, ma non mandò neppure due righe di ringraziamento.
Passare dal muto al sonoro fu per lei meno traumatizzante che passare dal tragico al comico, dal dramma alla commedia. Il suo penultimo film, Ninotchka («Garbo ride!», annunciava la pubblicità) non fu accolto bene. E ancora meno bene fu accolto Non tradirmi con me, di Cukor, stroncato dai critici che giudicarono la Garbo incapace di una recitazione leggera e brillante.
• Muore il giorno di Pasqua del 1990, a ottantacinque anni, senza mai essere tornata davanti alla macchina da presa. Eppure il suo diniego, per lo meno all´inizio, non fu granitico. Per anni prese seriamente in considerazione proposte e copioni, pur stracciandoli poi tutti. Per anni il suo corteggiatore e quasi sposo Cecil Beaton la spronò a tornare al lavoro «altrimenti la tua vita sarà una lunga morte». La cercarono Jean Cocteau, Ingmar Bergman, Luchino Visconti. Andò molto vicino a recitare di nuovo con Cukor, quasi convinta da Tennessee Williams, autore della sceneggiatura. «È bellissima! Ma non per me. Date la parte a Joan Crawford». I ruoli che le sarebbero interessati davvero, e che nessuno le ha mai offerto, sembravano plasmati sulla sua androginia, come quello di Dorian Gray per esempio, che sognava di interpretare, o di George Eliot. Fu lei a sollecitare Aldous Huxley a scrivere un soggetto sulla vita del Poverello d´Assisi: la parte che voleva per sé non era però quella di Santa Chiara, bensì quella di San Francesco. Non se ne fece nulla.
• Onassis del quale la Garbo dirà che aveva una barca troppo corta per le sue passeggiate.
• Nella settimana a cavallo del centenario i grandi magazzini Pub, dove a diciotto anni Greta Garbo faceva la commessa nel reparto abbigliamento, dedicheranno alla diva e ai suoi personaggi tutte le loro vetrine. Appositi pacchetti turistici prevedono una visita al piccolo parco di Stoccolma intitolato al suo nome e una sosta nel cimitero di Skogskyrkogarden, dove l´attrice è sepolta [Laura Laurenzi 18/9/1995].
• Marlene Dietrich sedusse la diciannovenne Greta Garbo nei camerini della Compagnia del Teatro di Berlino «usando la bocca», per poi mettere in giro la voce che la giovane attrice «era grande lì sotto» e che portava biancheria poco pulita.
• «Non è strano? Io non sono più giovane, ho avuto una lunga vita. E in tutta la mia vita non ho mai ricevuto una lettera d’amore» (Greta Garbo).
• Greta Garbo morì a 84 anni, il 15 aprile 1990, il giorno di Pasqua, al New York Medical Center, a Manhattan. Nel rispetto della volontà dell’attrice, il portavoce dell’ospedale non diffuse nessun particolare sul decesso.
• Lo stilista Valentino avrebbe vestito Greta Garbo sempre di oro o di nero.
• «La doppiavo con venerazione e l’avrei doppiata anche senza prendere una lira... Una volta la cantante lirica Giuseppina Cobelli, una mia amica che conosceva la Garbo, mi telefonò dall’America e mi disse che Greta aveva visto un rullo di Margherita Gauthier doppiato da me e mi mandava a dire che se avesse avuto la mia voce sarebbe stata più brava. Non lo dimenticherò mai» (Tina Lattanzi, doppiatrice di Greta Garbo).
• Invece affannati, corrono gli inviati di tutto il mondo per trovarsi davanti, dentro impenetrabili teche, 55 lettere, 17 cartoline e 15 telegrammi che la diva inviò in 28 anni di amicizia (affettuosa, amorosa, passionale, erotica?) a una signora piccolina, naso aquilino e occhi di fiamma, che, rivale della tenebrosa Alla Nazimova, regnava sul mondo lesbico di Hollywood, che, come dice forse esagerando Vidal, «includeva praticamente ogni diva o moglie di divi». Mercedes de Acosta era una ricca americana di origine spagnola che faceva la sceneggiatrice e adocchiava con successo tipi come Marlene Dietrich, sentendosi degna solo di grandi nomi.
• «Qualcuno l’accusa di gretagarbeggiare. Ma lei non se ne offende. Perché si rende conto che la similitudine è lecita. Anche Greta Garbo conduceva una vita ritirata e severa. Anche Greta Garbo si circondava di oggetti del passato. E, fino alla sua morte, Greta Garbo visse poco lontano da dove vive lei, in questo ristretto circuito di strade eleganti in Midtown Manhattan. Molti anni fa i loro opposti sentieri si incrociavano in un piccolo ed esclusivo negozio della 57esima strada: Dover Delicacies. Una sera sbatterono l’una contro l’altra proprio dinnanzi alla porta del negozio, racconta con un sorriso intenerito. Lei, ancora molto giovane. La Garbo, ormai anziana. Lei con la bistecchina, la Garbo con il pollo. Pioveva. Lei non aveva l’ombrello. La Garbo sì. In silenzio la accompagnò fino al portone di casa sua. (“E non le chiedesti l’intervista?!” “Noddavvero! Sapevo che non ne dava!” “E come vi lasciaste?!?” “Io le dissi: ’Thank you Madame, how sweet of you’. E lei rispose: ’Welcome, prego, miss Fallaci. Have a good night’”)» (Oriana Fallaci a Lucia Annunziata e Carlo Rossella).
• Cecil Beaton, amante di Greta Garbo, che le scriveva lettere intestate «Dear Sir or Madam».