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 2015  giugno 05 Venerdì calendario

Biografia di Hawking Stephen

Oxford (Gran Bretagna) 8 gennaio 1942 - Cambridge 14 marzo 2018. Fisico. «L’uomo che ha sfidato le leggi della medicina per riscrivere quelle della fisica».
• «Il più noto scienziato britannico, l’uomo che ha fatto capire l’universo anche a chi non sa far di conto. Bloccato da anni su una sedia a rotelle, incapace d’emettere suoni con la voce se non attraverso un sintetizzatore collegato a un computer (...). Ha il morbo di Gherig, rara patologia neurodegenerativa che distrugge gradualmente la forze muscolari. Nato a Oxford dove la madre s’era rifugiata durante il “blitz” delle V2 naziste su Londra, il ragazzo prodigio, all’ultimo anno d’università, apprese di avere questo male che gli concedeva solo due anni di vita. Da allora ha vissuto [...] intensamente: mentre il corpo s’indeboliva, la mente progrediva. Con audacia, ha aggredito i più ardui problemi della cosmologia teoretica. E nello stesso tempo ha aggredito la vita. Nel 1971 diede sostegno matematico alla teoria del Big bang sull’origine dell’universo: se la teoria generale della relatività è corretta, spiegò, l’universo deve avere un punto di partenza nello spazio-tempo. Con il Big bang vennero i buchi neri: la superficie di un buco nero può aumentare, ma non diminuire, e un buco nero non si può separare in due. E in quegli anni di straordinario fervore intellettuale produsse quella che è forse la sua più notevole teoria: i buchi neri creano ed emettono particelle subatomiche (radiazioni Hawking, quindi) finché esauriscono l’energia ed esplodono. Con tale teoria per la prima volta sposò matematicamente gravità, meccanica quantistica e termodinamica. Ultimo grande frutto, nel 1981: teorizzò che, benché non abbia confini, l’universo è finito nello spazio-tempo, e poi lo dimostrò matematicamente. Ce ne sarebbe stato abbastanza per esaurire ogni mente speculativa. Ma Hawking, instancabile alla cattedra di matematica a Cambridge, doveva dare ancora il frutto più celebre: nel 1988 pubblicò La breve storia del tempo, il libro scientifico di maggior successo nella storia dell’editoria britannica» [Altichieri, Cds 6/9/2005].
• «Padre medico specializzato nelle malattie tropicali e una madre laureata a Oxford e militante anti-nucleare, Stephen aveva ereditato l’attivismo materno e la passione paterna per le auto veloci, che ha manifestato correndo con sprezzo del pericolo sulla sua sedia a rotelle» [Newbury, La Stampa 4/1/2011]. Un’infanzia passata a piantare tubature per l’acqua corrente e impianti elettrici nella casa delle bambole della sorella Mary – che l’aveva con preveggenza soprannominato «Einstein». A casa Hawking, si cenava tutti intorno ad un tavolo, ma ciascuno immerso nel proprio libro [Marconi, Il Mes 27/8/2014].
• Quando studiava a Oxford riuscì a farsi dare dagli esaminatori il massimo dei voti, anche se i suoi lavori non lo meritavano, convincendoli che potevano sbarazzarsi di lui perché intendeva specializzarsi a Cambridge [Newbury, La Stampa 4/1/2011].
• Si è laureato nel 1962 per poi proseguire gli studi come ricercatore di cosmologia a Cambridge fino a conseguire il Phd e il dottorato in fisica teorica. Diventa prima ricercatore poi professore al Gonville e Caius College. Grande divulgatore delle teorie sull’origine dell’Universo, sul Big Bang e sui buchi neri, costretto all’immobilità da una grave malattia neurologica, comunica grazie al computer. Membro dell’Us National Academy of Science, ha ricevuto numerose lauree onorarie [liberal, 1/4/1999].
• Ha fatto scalpore ed è rimbalzato sui giornali di diversi paesi un articolo scientifico pubblicato da Stephen Hawking. Carlo Rovelli: «Hawking suggerisce che i buchi neri si possano comportare in maniera diversa da quanto lui stesso aveva suggerito in passato. La notizia ha fatto meno impressione fra gli addetti ai lavori: gli scienziati cambiano spesso idea. (…) Il risultato per il quale è più conosciuto è un bellissimo lavoro teorico degli anni Settanta, dove con un calcolo molto elegante ha mostrato che i buchi neri sono “caldi”: emettono calore, come un termosifone. In quegli anni i buchi neri erano ancora oggetti esoterici, studiati da pochi teorici. Oggi non più: gli astronomi ne hanno scoperti moltissimi nel cielo. Ce n’è per esempio uno gigantesco, un buco nero grande un milione di volte il nostro sole, nel centro della nostra galassia. Le stelle gli ruotano intorno come qui da noi i pianeti ruotano intorno al sole. Ogni tanto un’intera stella viene inghiottita da questo mostro cosmico.
Come spesso accade, la scoperta che i buchi emettono calore ha aperto più problemi di quanti ne abbia chiusi, e ha suscitato dibattiti vivacissimi che continuano tutt’ora. Il dubbio nasce dal fatto che se emette calore, come ha calcolato Hawking, allora un buco nero perde energia e piano piano si rimpicciolisce, “evapora” come si dice in gergo, fino a che dopo un tempo molto lungo scompare. Come una goccia d’acqua che evapora e svanisce. Ma se scompare, dov’è andata a finire l’informazione su tutto quanto gli era caduto dentro? Hawking si era schierato a favore dell’idea che i buchi neri cancellassero completamente l’informazione su quanto cadesse loro dentro. Li pensava come dei pozzi di scarico dell’universo. Ma già diversi anni fa aveva espresso dubbi su questa sua stessa idea. Nell’articolo in questione si schiera risolutamente a favore della tesi opposta: cioè che in realtà tutto quanto entri in buco nero, alla fine, in un modo o nell’altro, magari terribilmente “rimescolato”, ne esca comunque fuori. Con questo voltafaccia, Hawking cambia sponda, e si allinea con quelli che prima erano i suoi avversari» [Rovelli, Rep 29/1/2014].
• Alcuni titoli di libri: Come leggere dal Big Bang ai buchi neri, Inizio del tempo e fine della Fisica, Buchi neri e universi neonati, L’universo in un guscio di noce, La natura dello spazio, Il grande disegno, La grande storia del tempo.
• Malato di sclerosi laterale amiotrofica, la malattia degenerativa del sistema nervoso: «Ero a Ginevra, in coma farmaceutico per provare a curare una polmonite, figlia della atrofia muscolare progressiva che mi ha ridotto in carrozzella – racconta nel documentario Hawking –. I medici pensavano che ci fosse poco da fare. E così hanno offerto a mia moglie (la prima, Jane Wilde, ndr) la possibilità di farla finita». Lei, per fortuna sua e della scienza, ha detto di no. Ha voluto a tutti i costi che tornassi a Cambridge. Lì mi hanno praticato un’incisione in gola che mi ha rubato per sempre la possibilità di parlare ma mi ha fatto guarire».
• «Colpito all’età di 21 anni, quando già si era segnalato come uno fra gli studenti più brillanti di Oxford (...) i medici gli avevano diagnosticato pochi anni di vita (...) ha battuto ogni record di sopravvivenza. Titolare a Cambridge della cattedra di matematica che fu di Isaac Newton, noto al grande pubblico per aver scritto best seller come Breve storia del tempo, dal Big Bang ai Buchi Neri – riusciti nell’impervio compito di rendere popolare una materia fra le più ostiche e specialistiche – Hawking è un personaggio notissimo e discusso che, malgrado l’handicap, dalla vita ha avuto (...) tutto: fama, successo, popolarità e anche quella che sul suo sito definisce: “una bella famiglia”. Anzi, nel 1995, destando scalpore, si era permesso di divorziare dalla moglie ”storica”, Jane, sposata poco dopo la diagnosi di sclerosi e madre dei suoi tre figli, Tim, Lucy e Robert, per impalmare l’infermiera che lo accudiva». [Carla Reschia, Cds 6/9/2005].
• Jane, la prima moglie di Stephen Hawking, lo ricorda come «un tiranno, ossessionato solo dal suo ego e dalla scienza. Diceva di poter pensare in 11 dimensioni». I due si incontrarono quando lei aveva 21 anni e lui già sapeva di essere condannato all’invalidità permanente o ad una morte prematura. «Mi innamorai del suo terribile umorismo. La luce nei suoi occhi era magnetica. Non sapevo nulla della sua malattia, eccetto il fatto che un giorno lo avrebbe ucciso». Poi, dopo trenta di vita insieme, lui lasciò lei e i tre figli per mettersi con la sua infermiera Elaine (Mason, sposata nel 1995, anno del divorzio, ndr). Ora Jane vive con lo storico Jonathan Hellyer Jones, di cui si innamorò quando stava con Hawking» [Mes. 20/07/1999]. Jane ha raccontato la sua vita con lui in un libro Travelling to infinity: my life with Stephen Hawking, sul quale si è basato il film La teoria del tutto di James Marsh (2015), con Eddie Redmayne che, nei panni del fisico, ha preso l’Oscar.
• «Temo che la risposta sarebbe solo per adulti». Così Stephen Hawking quando gli hanno chiesto quale sarebbe la prima cosa che farebbe se potesse tornare a muoversi. Fa sapere che vorrebbe anche tornare a nuotare.
• Hawking continua a essere un grande divulgatore della scienza, cosa che in tutto il modo, ma in particolare in Italia, paese degli umanisti, non può che far bene. Negli ultimi anni sono pure apparsi un paio di testi per ragazzi, La Chiave Segreta per l’Universo, Caccia al tesoro nell’Universo scritti insieme alla figlia Lucy, in cui spiega agli adolescenti con leggerezza come è fatta l’astrofisica. Hawking infatti è un tipo curioso e disposto a giocare, per quanto le sue condizioni glielo permettono. Nel 1993 è diventato ologramma di se stesso in una puntata di Star Trek. Poi un personaggio dei Simpsons. Nel 2007 ha condotto fuori schermo la serie Maestri della fantascienza (Abc), nel 2010 ha presentato Nell’universo con Stephen Hawking (per Discovery) e poi ha interpretato se stesso in The Big Bang Theory e ha partecipato in videoconferenza alla Comic-Con di San Diego. «La sua presenza nella cultura popolare lo ha reso un’icona».
«Mi chiedono spesso cosa si prova a soffrire di Sla. Non è ’sto granché, rispondo. Ho cercato di condurre una vita il più possibile normale, di non pensare alla mia condizione e di non rimpiangere le cose che mi impedisce di fare, che non sono poi molte».
• Hawking comunica grazie a un computer inserito nella sua sedia a rotelle e a un programma speciale con il quale compone le frasi che un sintetizzatore trasforma poi in una voce metallica dall’accento americano. Non ne vuole sapere di migliorare la qualità del sintetizzatore, né di cambiare accento. «Questa è la mia voce», sostiene con logica schiacciante.
• Nel 2014 l’Intel ha messo a punto un processore per permettergli di «scrivere più rapidamente e parlare più facilmente, un miglioramento che mi cambia la vita»
• A causa della sua difficoltà a comunicare, di solito i giornalisti che vogliono intervistarlo devono inviargli le domande con un mese di anticipo. Lui ne sceglie alcune, prepara le risposte e poi di fronte all’intervistatore si stabilisce una conversazione fluente, ma programmata [Edelstein, Rep 6/10/2013].
• «Quando si parla con Hawking è consuetudine sederglisi accanto per poter vedere lo schermo del computer. Nell’angolo in alto a destra, ci sono due piccoli riquadri. In quello superiore ha le lettere dell’alfabeto, in quattro gruppi di sette lettere. In quello inferiore, i numeri e alcuni tasti funzione. Un cursore lampeggia eseguendo una danza perpetua su quei riquadri. Quando il sensore flessibile rileva un movimento della guancia, attiva un clic. Il cursore rimane nel riquadro selezionato e inizia a scorrere le diverse righe. Scelta una riga, si sposta su ogni lettera o segno. Quando comincia a scrivere si apre una finestra, attaccata alle altre, che suggerisce dieci parole. Se sbaglia, deve aspettare che il cursore ricominci la sua danza incessante per dirigerlo verso l’icona del cestino. Spesso la lettura della prima metà di una frase preannuncia la fine della stessa senza possibilità di equivoci. Tuttavia, continua il suo sforzo titanico per portarla a termine. Senza errori di ortografia o segni di punteggiatura mancanti. Forse per una questione di fatica muscolare gli si socchiudono le palpebre, in un movimento involontario che interferisce con il suo sistema di comunicazione e lo induce in errore. Hawking sfrutta la sua gestualità limitata a sottili movimenti, impercettibili a coloro che non vi sono abituati, per comunicare, per assentire o dissentire rapidamente. La rigidità del suo volto scompare in modo esplosivo quando ride. Chi conosce il suo senso dell’umorismo riesce a suscitare la sua risata con insolita facilità. In quei momenti, come quando sostiene lo sguardo, si affaccia in tutta la sua pienezza l’essere umano che giace nelle profondità del suo corpo immobile [Edelstein, Rep 6/10/2013].
• «Il mio unico timore è quello di non riuscire più a muovere il muscolo della guancia, spero che gli esperti di software trovino prima altre soluzioni per me».
• «Stephen Hawking, il famoso fisico paraplegico, è convinto che nel terzo millennio nascerà una nuova razza umana, frutto della manipolazione dei geni. E sarà una razza migliore» [Adriana Bazzi e Paolo Vezzoni, Biotecnologie della vita quotidiana, Laterza, Roma-Bari 2000].
• «Se lo mettessero in una casa di cura sarebbe finito, è il combattente più pazzo che abbia mai conosciuto» (l’assistente sanitario Niki Pigeon).
• Per i suoi 60 anni Hawking aveva sorvolato Cambridge in mongolfiera; per i suoi 65 era diventato il primo quadriplegico a sperimentare per otto volte alla Nasa l’assenza di gravità.
• Ha chiesto a Richard Branson di accettare la sua iscrizione per essere spedito nello spazio a bordo della sua astronave Virgin Galactic. E Branson, ovvio, ha detto sì. Il primo volo è previsto tra qualche anno [Livini, Rep 29/7/2013].
• «È facile scordarsi quanti anni abbia. L’uomo che doveva morire prima di compierne venticinque ha festeggiato i suoi settanta lo scorso anno. Circa duecentocinquanta persone ricevettero l’invito per la cena nella splendida sala da pranzo del Trinity College, il più illustre di Cambridge. Ero tra quelli, ma l’unico a cui lo smoking di rigore stesse con la naturalezza del vestito di tutti i giorni era l’attore Daniel Craig. Ci fu anche un grande assente alla cena, e fu lo stesso Hawking. Problemi di salute. Venne invece sua madre Isabel, con la quale ha mantenuto un rapporto molto stretto fino alla sua scomparsa, avvenuta pochi mesi fa, all’età di novantotto anni» (José Edelstein) [Rep 6/10/2013].
• Di sé dice di essere timido: «Mi è difficile parlare con le persone che non conosco e spesso la gente ha paura di parlare con me o non mi lascia il tempo di scrivere una risposta».
• «Appese alle pareti ci sono le foto di lui con Barack Obama o Steven Spielberg, ma la vista si perde facilmente su una sensuale Marilyn Monroe avvolta in una pelliccia bianca come la neve. Ma è Galileo Galilei a occupare, con Albert Einstein, l’altare personale di Stephen Hawking. “Galileo è stato il primo scienziato moderno, capì l’importanza dell’osservazione, ed Einstein è stato il più grande, ma per nostro sollievo si trovò in diversi vicoli ciechi come la meccanica quantistica e il collasso gravitazionale”. Sente che c’è qualche tipo di causalità nel fatto di essere nato esattamente trecento anni dopo l’8 gennaio del 1642, l’ultimo giorno della vita di Galileo» [Edelstein, Rep 6/10/2013].
• Una passione per Wagner («Nessuno, né prima né dopo, è riuscito a trasmettere delle emozioni con la musica come lui»), una per la carne e per il tango: «Ora aggiungo anche quella «per il Papa. Sono membro della Pontificia Accademia delle Scienze e spero di vederlo alla prossima riunione».
• S’interessa di calcio. Consigliò alla sua Inghilterra di giocare ai Mondiali del 2014 con un 4-3-3: «Secondo i suoi calcoli: il 4-3-3 avrebbe una percentuale di successo del 58%, che scende al 48% con il 4-4-2» [Boldini, Gds 30/5/2014].
• «Non foss’altro che per la precarietà della mia vita ho imparato a godermi in ogni momento».
• Nel momento in cui realizzerà «di essere diventato un peso per tutti quelli che mi stanno vicino e di non poter più dare alcun contributo al mondo o nel caso in cui il dolore fosse diventato insopportabile, considererò il suicidio assistito. Credo che mantenere in vita qualcuno contro il proprio volere è l’umiliazione più grande. Ma che io sia dannato se morirò prima di aver rivelato qualcosa in più dell’universo che ci circonda» (così in un’intervista a Dara O’Briain per un nuovo programma della Bbc).
• Il 14 marzo 2018 è morto nella sua casa di Cambridge. A darne la notizia i suoi tre figli Lucy, Robert e Tim: «Siamo profondamente rattristati per la morte oggi del nostro padre adorato. È stato un grandissimo scienziato e un uomo straordinario. I suoi lavori vivranno ancora per molti anni dopo la sua scomparsa [...]. Il suo coraggio e la sua perseveranza, insieme al suo essere brillante e al suo umorismo, hanno ispirato persone in tutto il mondo».
• «Mi piacerebbe che sulla mia tomba fosse incisa la formula per i buchi neri» (Stephen Hawking) [Ven 25/01/2002].
(a cura di Jessica D’Ercole)