23 maggio 2015
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Biografia di Pablo Iglesias
Turrión, Madrid 17 ottobre 1978. Leader del movimento politico spagnolo Podemos. «Se volevamo fare bene, non dovevamo fare quello che la sinistra avrebbe fatto».
• «Sbaglia chi pensa sia una stella fugace destinata a ecclissarsi. Tanto per cominciare, il nome scelto per lui dai genitori, di solida fede socialista, è quello dello storico fondatore del Partido Socialista Obrero Español, Pablo Iglesias. Ed era l’unico ad aver fiutato la sorpresa che avrebbe dato Podemos, il partido degli “indignados”, al quale i sondaggi attribuivano al massimo due seggi all’esordio nell’Europarlamento. Alla fine sono stati 5, l’8% dei voti, la quarta forza politica in Spagna, subito dopo Izquierda Unida, la sinistra unita che a sua volta ha triplicato il risultato delle europee 2009 e conquistato 6 seggi. Il numero uno di Podemos l’aveva capito in campagna elettorale: “La gente mi diceva: ci hai fatto recuperare lo spirito e la speranza del 1982”» [Del Vecchio, Mes 27/5/2014].
• «Professore di Scienze Politiche alla Complutense di Madrid: «Un insegnante brillante, iperattivo e abile nel guidare la protesta studentesca. Una persona con le idee ben chiare su chi fosse responsabile dei mali del mondo: il capitalismo incontrollato e globalizzato, che dopo Ronald Reagan e Margaret Thatcher era diventato ideologia dominante del mondo sviluppato» (Giles Tremlett sul Guardian) [Corriere.it 25/5/2015]
• «Pablo Iglesias ha militato dai 14 ai 21 anni nella Gioventù Comunista e partecipato ai movimenti globali alternativi. Molto attivo nelle reti sociali, unisce il suo lavoro universitario a quello di politologo invitato a dibattiti tv, dalla “tertulia politica di resistenza” alle principali reti come Cuatro e La Sexta, che ne hanno fatto un leader mediatico. Al punto che il suo volto, con l’immancabile codino, compariva al posto del simbolo sulle schede elettorali di Podemos. E a chi gli contesta un affanno di protagonismo, replica: «A me nemmeno piace, ma non avendo i finanziamenti ai partiti come il Psoe e il PP né amici potenti, non c’è alternativa» [ibid.]
• «Podemo nasce il 17 gennaio 2014. È Iglesias a darne l’annuncio in un piccolo teatro del quartiere di Lavapiés a Madrid. Spiegando che uno degli elementi cardine del progetto sarebbero stati i “circoli”, cioè le assemblee degli indignados. Si potrà partecipare sia di persona sia online. Più di 40mila persone firmano nelle successive 24 ore la petizione sul web per la presentazione di una lista di candidati alle europee».
• «Eletto segretario generale con un voto online a cui hanno partecipato 107mila persone (oltre 95mila hanno scelto lui), con un programma di 35 pagine nato dalle proposte discusse da migliaia di persone nelle assemblee cittadine e votate sulle reti sociali, durante la campagna per le Europee ha battuto in furgoncino tutta la penisola. Si è fissato un tetto massimo di dieci euro per mangiare a spese dei sostenitori, e ha già annunciato che si ridurrà lo stipendio di europarlamentare e rinuncerà ai viaggi in business a Strasburgo» [Del Vecchio, Mes 27/5/2014].
• Il programma: «Salario minimo proporzionale a quello massimo, pensionamento ai 60 anni, cancellazione dalla costituzione del tetto del debito pubblico, divieto di licenziamento nelle aziende in attivo, lotta alla corruzione, alcuni dei punti del programma» [ibid.].
• «Dietro a Podemos c’è un think tank che si chiama Centro de estudios políticos y sociales (Ceps), che ha sede a Valencia, e che ha fornito assistenza giuridica e politica a molti dei governi dell’ondata a sinistra latino-americana: dal Venezuela dello stesso Chávez, all’Ecuador di Rafael Correa, alla Bolivia di Evo Morales, al Paraguay del vescovo Lugo e al Salvador di Mauricio Funes. Non gratis: il governo di Caracas, in particolare, l’ha foraggiata con 3,7 milioni in dieci anni. Sono uomini del Ceps che hanno lavorato con Chávez sia Íñigo Errejón, capo della campagna del Podemos, sia il politologo Juan Carlos Monedero, addetto a programma e strategia».
• «Pablo Iglesias, il leader di Podemos, non porta la camicia bianca della nuova generazione di leader europei. Pizzetto, coda di cavallo sempre un po’ unticcia e un set di camicie improbabili, Iglesias ha fondato Podemos a gennaio. Anticorruzione e antisistema, con un programma economico (salario minimo universale e riduzione delle ore di lavoro, aumento delle pensioni e riduzione dell’età pensionabile) che è più che altro una lista dei sogni e che per ammissione dello stesso Iglesias è stato arrabattato in tutta fretta senza pensare alle coperture, Podemos, come il Movimento 5 stelle in Italia, intercetta i voti degli arrabbiati. Iglesias è un personaggio televisivo (di medio livello, ma è diventato famoso come ospite dei talk-show), chiama i politici “casta” e fonda le fortune del partito sul suo carisma, tanto che i maligni chiamano il movimento “Pablemos”» [ Fog. 4/11/2014].
• Figlio di Maria Luisa Turrión Santa María, avvocata del sindacato Commissioni Operaie, e di Francisco Javier Iglesias Peláez, ispettore del lavoro e docente di storia, ora in pensione, ex attivista del Fronte Rivoluzionario Antifascista patriottico (Frap). Dopo il loro divorzio, Iglesias si trasferisce a Vallecas nella casa che era di sua nonna (l’appartamento è intestato alla madre) [Corriere.it e 20minutos.es].
• Nel 2001, a 23 anni era a Genova per il G8. Virginia della Sala «In un video ritrovato dall’emittente televisiva La Tuerka, per cui è stato conduttore, parla con i giornalisti a Genova: “Movimiento de Resistencia Global”, c’è scritto. Racconta della polizia, dei lacrimogeni, della manifestazione. E della morte di Carlo Giuliani. Ne scriverà per la tesi di dottorato» [ibid.].
• «Per spiegare la genesi di un successo così repentino, non si può prescindere dallo stesso Iglesias, il cui volto era nel simbolo di Podemos alle europee, caso più unico che raro. È stato lui, conosciutissimo opinionista televisivo, il creatore e il megafono del movimento. Fidanzato con una dirigente di Izquierda Unida (la federazione della sinistra radicale), un passato di studente in Erasmus a Padova (e da lì la tesi sui disobbedienti di Luca Casarini), è l’uomo politico più scandagliato del momento, anche fuori dai confini nazionali. Linguaggio elegante ma diretto, una discreta parlantina e capello lungo legato – da cui il suo soprannome el coleta (il codino) – rivendica quella che altrove è considerata una parolaccia: populismo [Pucciarelli e Russo Spena, Ven. 28/11/2014].
• «Il movimento guidato dal giovane professore di scienze politiche Pablo Iglesias ha oggi quasi 200mila iscritti e un consenso elettorale del 28,3% che lo pone davanti al Psoe e al Ppe» [Cancellato, linkiesta.it 16/12/2014].
• «Insieme a pochi altri intuisce che c’è uno spazio politico molto ampio da riempire. Lo fa senza il timore di mescolare ideologicamente Antonio Gramsci e il filosofo argentino Ernesto Laclau, analista del peronismo e teorico del populismo di sinistra. Lo fa con un’impostazione leaderistica. Al congresso di Podemos, quando deve rintuzzare le critiche degli oppositori interni, che propongono di eleggere tre portavoce invece di un segretario generale, risponde che “tre segretari generali non vincono le elezioni contro Rajoy e Sanchez, uno solo sì”. L’atteggiamento è spavaldo, si vede da come conduce i lavori congressuali, molto sicuro di sé e del proprio fiuto politico. (...) la collocazione a sinistra è chiara. Prima di creare Podemos, Iglesias stava trattando una sua candidatura alle europee con la vecchia formazione di sinistra Izquierda Unida. Quando ancora era un professore sconosciuto si recava a Padova per scrivere un libro come Disobedientes, prefazione di Luca Casarini. Appena eletto europarlamentare, poi, decide di giocare in tandem con Alexis Tsipras, il leader greco spauracchio dei mercati finanziari di mezza europa. Così, ha guadagnato estimatori italiani. A sinistra viene citato da Paolo Ferrero di Rifondazione comunista ma anche da Pippo Civati (vedi articolo a fianco). In Francia, Jean Luc Melenchon, che ha rappresentato la sinistra alle ultime presidenziali con l’11% dei voti, ha deciso di varare un nuovo movimento ispirandosi a Podemos. È ammirato anche da aree della sinistra movimentista, dai centri sociali, da intellettuali impegnati. L’Iglesias-mania è tutta da verificare. Di fronte alle nuove responsabilità, Podemos ha varato un programma di governo dal titolo “Un progetto economico per la gente” in cui l’impostazione di fondo è keynesiana anche se non si rinuncia a misure più radicali come la riduzione dell’orario di lavoro o il reddito minimo di cittadinanza (comune al M5S). Ma sull’euro si punta a “ridisegnare” l’Europa per “fare funzionare” la moneta unica, si parla di “flessibilità” del Patto di stabilità e di “riforma” della Bce» [Cannavò, Fat 22/12/2014].
• «Viaggia in metro» [Nicastro, Cds 6/1/2015].
• «Piketty, dopo aver salutato Sánchez giovedì, ieri è corso a elogiare Pablo Iglesias e Podemos» [Fog. 10/01/2015].
• «Ama citare il padre del comunismo, “il cielo non si prende per consenso, si prende per assalto”, e parafrasare l’allenatore dell’Atletico Madrid, “dovremo vincere partita dopo partita per vincere le prossime elezioni generali”. Trentasei anni, codino, pizzetto, nato a Vallecas, quartiere proletario di Madrid, fin da giovanissimo nella Gioventù Comunista quindi a flirtare con i movimenti sociali, consulente per il governo venezuelano, professore di Scienze politiche all’Università Complutense di Madrid, in coppia nella vita di tutti i giorni con Tania Sanchez, discussa candidata di Izquierda Unida alla regione di Madrid, conduttore de la Tuerka, un programma politico su una tv online, ospite frequentissimo di dibattiti televisivi di qualsiasi emittente, anche di estrema destra, ed infine eurodeputato, Pablo Iglesias è il volto carismatico di Podemos, la neonata formazione della sinistra radicale spagnola che sta terremotando il panorama politico ed è accreditata di quasi il 30 per cento» [D’Argenzio, Esp. 23/1/2015].
• «Iglesias probabilmente sa che tutti lo accuseranno di voler cavalcare l’onda greca e così, in piazza davanti al suo popolo, lui Tsipras lo cita in continuazione (...) E per dimostrare che fa sul serio si paragona niente meno che a Don Chisciotte. Sempre con uno sguardo a Tsipras. E, chissà, anche al Sudamerica» [Caporale, La Stampa 1/2/2015].
• «Pablo Iglesias, 1978. Un nonno condannato a morte dal franchismo, poi graziato, un altro fondatore dell’Ugt, sindacato paragonabile alla nostra Cgil. Prime esperienze nella gioventù comunista, movimento no global, Izquierda unida. Laurea in giurisprudenza (2001) e scienze politiche (2004), master in comunicazione discutendo una tesi sulla disobbedienza civile e le proteste contro la globalizzazione (2008). A partire dal 2006 lavora alla Fondazione Ceps (Centro di studi politici e sociali). Nel 2007 vince una borsa di studio e si trasferisce a Cambridge, in Inghilterra, per un periodo di ricerca al Centro di studi latinoamericani. Un anno all’università di Padova, in contatto con Luca Casarini. Fa carriera accademica e insieme conduce un programma in tv, La Tuerka, che lo lancia come leader. La sua compagna, Tania Sánchez Melero, 1979, è stata fino al 4 febbraio deputata per Izquierda Unida. Ha abbandonato il gruppo per «creare una nuova formazione politica», vedremo quale. Anche lei, come il compagno con la coda di cavallo, viene dai movimenti: ha un passato punk di cui il piercing al labbro resta testimone» [De Gregorio, Rep. 9/2/2015].
• «(Tania Sánchez Melero) è la compagna di Pablo Iglesias, leader di Podemos, il partito antisistema che è il primo nei sondaggi in Spagna. I due sono indipendenti, vivono anche in case diverse, e Sánchez non ha mai militato in Podemos (anche se Iglesias vorrebbe, dicono i giornali spagnoli), né ha detto di volerci entrare, ma quando in un’intervista sul País di ieri Sánchez ha parlato del cambiamento che secondo lei serve in Spagna ha usato un “noi” che non comprende i suoi ex compagni di partito, ma Iglesias e Podemos» [Fog. 12/02/2015]-
• «Iglesias, leader di Podemos, annunciava orgoglioso di avere ingaggiato come consulente anti evasione proprio Falciani (la notizia è stata data con enfasi anche nei talk-show italiani), non sapendo che in cima alla lista dei cattivi di Falciani ci fossero proprio i suoi finanziatori. Il Venezuela di Chávez ha favorito la nascita di Podemos, foraggiando il centro studi nucleo originario del partito anti casta (Centro de Estudios Politicos y Sociales) con oltre 4 milioni di euro dal 2002 al 2014. Tra i capi di Podemos chi ha maggiormente beneficiato dei petrodollari venezuelani è stato Juan Carlos Monedero, numero tre del partito e responsabile del programma politico, che solo nel 2013 ha fatturato attraverso una sua società 425 mila euro per i servigi resi al Venezuela e altri paesi alleati. Monedero è stato oggetto di indagini fiscali per questi redditi non del tutto dichiarati e, dopo aver accusato gli avversari e la stampa di aver orchestrato una campagna politico-mediatica per delegittimare Podemos, è corso a pagare oltre 200 mila euro di tasse per evitare conseguenze peggiori. Il quotidiano l’Economista aggiunge: Iglesias sarebbe nel mirino del fisco per “sospetti di frode fiscale” riguardanti donazioni dal Venezuela e alcuni pagamenti in nero. Iglesias ha respinto le accuse e rilanciato la collaborazione con la “gola profonda” di Hsbc: “Grazie mille a Falciani per la collaborazione con Podemos, sarà di un aiuto inestimabile”. Un esperto di anti evasione è forse proprio ciò di cui ora hanno più bisogno» [Capone, Fog 21/2/2015].
• «La love story della coppia politica più gettonata sui social network spagnoli è finita. Contemporaneamente, via Facebook, Pablo Iglesias, 36 anni, leader di Podemos, il partito della sinistra radicale che tutti i sondaggi indicano come primo partito di Spagna per intenzione di voto diretto, e Tania Sánchez, 35 anni, ex deputata regionale di Madrid del cartello elettorale eco-comunista Izquierda Unida (Iu), hanno annunciato la cattiva novella: “Non siamo più una coppia”. Un vero e proprio comunicato ufficiale, identico nei due account personali, di 16 righe, firmato congiuntamente. “Magari non dovessimo scrivere queste righe. Magari la nostra vita privata potesse essere solo nostra, ma è diventato impossibile”, scrivono gli ex partner, con una liaison di 3 anni sulle spalle durante la quale vivevano ognuno a casa sua. “Scriviamo per evitare il gossip e i dibattiti dei male intenzionati e vi chiediamo rispetto: gli affari personali non dovrebbero essere oggetto di dibattito pubblico, benché i protagonisti siano persone pubbliche”, aggiungono.
Il post si conclude con frasi molto romantiche: “Ci amiamo molto, ci ammiriamo, ci rispettiamo, siamo compagni e condividiamo le stesse aspirazioni di cambiamento politico per cui continueremo a lavorare”. E con dichiarazioni d’amore: “Tania, la donna più coraggiosa che conosco e che più ammiro. Pablo, l’uomo che mi ha cambiato ogni cosa e che più ammiro”. La storia della loro rottura era già stata anticipata da El Mundo nel gennaio scorso ma venne smentita. In questo lasso di tempo, Tania, grande comunicatrice, ex assessore comunale nella cittadina dell’hinterland della capitale spagnola Rivas Vaciamadrid, laureata in antropologia sociale, ha rotto con Iu anche se aveva vinto le primarie per le regionali del prossimo 24 maggio. Ha fondato un fronte della sinistra che parteciperà alle comunali della capitale “Ahora Madrid“, in cui è asse portante Podemos più parte di Iu. Forse, però, l’amore non c’entra. Lo scorso mercoledì, la magistratura ha accolto una denuncia dei popolari contro la Sánchez per «“abuso di potere, traffico di influenze ed uso improprio di fondi pubblici”. Insomma, la rottura potrebbe essere un’azione preventiva di Iglesias, grande fustigatore della dilagante corruzione» [Orighi, Sta 24/3/2015].
• Nella sua dichiarazione dei redditi dice di aver guadagnato 19.604,08 euro come impiegato e 50.082 euro da autonomo, più altri 242,19 euro di interessi. Inoltre possiede una vivienda (un rustico) ad Avila di un valore di 13.487,79 euro e una motocicletta da 2.670 [http://transparencia.podemos.info].
• Appassionato fan Il Trono di Spade, ha regalato il cofanetto della serie al re Felipe VI: «Infrango il protocollo per farle un regalo che penso possa piacerle». Il suo film preferito Le invasioni barbariche di Denys Arcand, il libro Da destra a sinistra nel mondo delle idee di Perry Anderson [lacronicadesalamanca.com].
• Parla inglese e italiano e sa leggere il francese [20minutos.es].
• È solito andare in vacanze nella sierra madrilena [ibid.].
• Ha un cane, Lola, con la quale va a correre. Gli piace fare sport, gioca a calcio, segue la Liga spagnola, si dichiara antimadridista e pare simpatizzi per il Numancia de Soria.
• Non è religioso.
• «I miei difetti? A volte sono eccessivamente arrogante, superbo» [ibid.].