Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  aprile 14 Martedì calendario

Biografia di Eduardo Galeano

Eduardo German Hughes Galeano. Montevideo 3 settembre 1940 – 13 aprile 2015. Scrittore. Tra le sue opere più famose: Specchi (2008), Un incerto stato di grazia (con Sebastião Salgado e Fred Ritchin, 2002), Splendori e miserie del gioco del calcio (1997), La conquista che non scoprì l’America (1992), Memoria del fuoco (1982-1986). Ma soprattutto Le vene aperte dell’America Latina (1970). «Uso soltanto le parole che possono migliorare il silenzio».
• «Dai genitori aveva imparato il senso del sacrificio, il valore della fatica. Non si tirò indietro, fin da giovanissimo, da mestieri quali l’operaio, il meccanico, il pittore di insegne. Esordì come giornalista a 14 anni, sulle pagine di El Sol, settimanale del Partito socialista» [Sala, Mes 14/4/2015]. Aveva cominciato da ragazzino scrivendo articoli e disegnando vignette, aveva mutato il nome «Hughes» in «Gius», secondo la pronuncia spagnola, poi aveva preferito Galeano [Sta 14/4/2015].
• «A 21 anni dirigeva la rivista Marcha, cui collaboravano, tra gli altri, Mario Benedetti e Mario Vargas Llosa. Poi diresse Epoca, altra testata di sinistra. Nel ‘73, quando i militari presero il potere, fu incarcerato, poi riparò in Argentina. Ancora militari al potere (Videla) e molto sbrigativi nei confronti dell’opposizione. Il nome di Galeano figura nella lista nera dei condannati dagli “squadroni della morte”. Altro esilio, in Spagna, e di nuovo in Uruguay nel 1985, con il ritorno della democrazia» (Gianni Mura) [Rep 14/4/2014].
• Una trentina di libri, tradotti in venti lingue, e uno stile commisto e affascinante, sempre a metà tra narrazione e reportage, analisi storico-politica e inchiesta.
• Il più famoso, Le vene aperte dell’America Latina, lo scrisse a 31 anni. Era un appassionato e documentato grido anticolonialista, partiva dal periodo precolombiano e arrivava alle multinazionali del petrolio e delle banane, a tutti quelli che avevano sfruttato le ricchezze di un continente lasciandolo sempre più povero, analfabeta, schiavo. [Mura, cit]
• Colpisce, in Galeano, il suo parlare non in nome di un solo popolo, di una sola nazione, ma in nome di un intero continente. In questo era buon allievo del grande Pablo Neruda che nei versi del Canto general abbracciava tutta la storia latino-americana, dalle civiltà precolombiane alle moderne nazioni nate dalle rivoluzioni di Bolívar e San Martín fino alle devastazioni dei nuovi conquistadores, i capitalisti Usa. Anche Galeano non fa distinzioni, tutti i latinoamericani sono accomunati da una vicenda di sofferenze e sopraffazioni, il loro è per forza di cose un io collettivo, la loro storia comune non può non essere un canto generale [Polese, Cds 14/4/2015].
• «Non sarei capace di rileggere Nelle vene dell’America Latina, mi spezzerebbe in due. Per me ora questa prosa della sinistra tradizionale è terribile, plumbea, e fisicamente non riesco più a tollerarla… non avevo allora la preparazione necessaria a un lavoro del genere, non conoscevo l’economia» (nel 2009).
• «Criticava la sua relativa ignoranza in fatto di economia. Fondamentalmente, Galeano si è sempre considerato un giornalista. Non uno storico, non un economista, non un romanziere, non un poeta» (Gianni Mura) [cit.].
• «Non ho avuto la possibilità di conoscere Shéhérazade, non ho appreso nei palazzi di Bagdad l’arte di raccontare, le mie università sono state i vecchi caffè di Montevideo» [Mes 14/4/2015] E come si diventa scrittori? «Guardando e ascoltando. Per questo abbiamo due occhi, due orecchie una sola bocca». [Mura, cit]
• Gli piaceva il calcio, tanto da dedicargli un libro intero, anche se la sua storia è triste «perché passa dal piacere al dovere». Non gli piaceva la sinistra che snobba il calcio in quanto oppio dei popoli (qui evidente la vicinanza con Pasolini). Si definiva «mendicante di bellezza» e si specchiava solo in Messi [Mura, cit.].
Splendori e miserie del gioco del calcio (Sperling&Kupfer) è
Affettuosa, appassionata descrizione del nuovo «oppio dei popoli», il libro ripercorre la storia dei Mondiali come in un’epica moderna. E con una scrittura che ci dà la misura del suo stile inimitabile. Come quando, ricordando lo sfortunato Mondiale 1994 di Maradona (squalificato perché l’analisi delle urine rivelò la presenza di efedrina), scrive una frase degna di Tacito: «Giocò, vinse, pisciò, fu sconfitto» [Polese, Cds 14/4/2015].
• «Come tutti gli uruguagi avrei voluto essere calciatore. Giocavo benissimo ma solo di notte, mentre dormivo. Durante il giorno ero il peggiore scarpone mai apparso sui campetti del mio Paese» [Mura, cit]
• Era legato alla memoria di Che Guevara: «Aveva capito che la vita è darsi, e si è dato.
• Cenava spesso in un ristorante italiano, ai muri foto che lo ritraevano con Saramago, Skármeta, con il cantautore catalano Joan Manuel Serrat,
• Un tumore al polmone e così è morto Eduardo Galeano, ieri mattina, nella stanza 503 dell’ospedale del Sindacato Medico di Montevideo [Mura, cit]
• Tre mogli e tre figli. Con la prima Silvia Brando ha avuto Verónica Hughes Brando, con la seconda Graciela Berro Rovira, Florencia e Claudio Hughes Berro. Con la terza, sposata nel 1976, Helena Villagra, non ha avuto figli, ma fu lei la sua musa ispiratrice.
Frasi Tra le frasi più citate, dal diario degli adolescenti ai propositi dei vecchi combattenti, quella sull’utopia: «È come l’orizzonte, cammino due passi e si allontana di due passi. Cammino dieci passi e si allontana di dieci passi. L’orizzonte è irraggiungibile. Allora, a cosa serve l’utopia? Serve per continuare a camminare» [Mura, Rep 14/4/2015].
• «Non ho un dio. Se lo avessi, gli chiederei di non farmi arrivare alla morte. Ho ancora molto da camminare. Ci sono lune alle quali non ho ancora abbaiato e soli che non mi hanno ancora acceso»
• «Abbiamo la tendenza a confondere il presente con il Destino e di dare all’oggi il nome di domani. Lo dice il Potere, ma è una bugia. Il Destino è il domani, cioè la sorpresa, quel qualcosa che ci aspetta dietro la colonna e può sovvertire tutto e tutti senza avvertire nessuno» [Mes 14/4/2014]. 
• «I funzionari non funzionano. I politici parlano ma non dicono. Gli elettori votano ma non scelgono, I mezzi d’informazione disinformano. I centri d’insegnamento insegnano a non imparare. I giudici condannano le vittime. I militari sono in guerra contro i loro compatrioti. I poliziotti non combattono i delitti perché sono troppo occupati a commetterli. I fallimenti si socializzano, gli utili si privatizzano. È più libero il denaro che la gente. Le persone sono al servizio delle cose».[Mura]
• «Gli indiani del Nordamerica dicono che quando viene raccontata una storia, le piante non si preoccupano di crescere e gli uccelli dimenticano di nutrire i piccoli».
• «Democrazia, parola che significa potere del popolo, è stata umiliata fino a ridursi al contrario di giustizia».
• «Ricordare deriva da re-cor, significa ripassare dalle parti del cuore».
• «La carità è verticale, va dall’alto al basso. Non mi piace. La solidarietà invece è orizzontale, ha rispetto degli altri».
• «Se non ci fosse il diritto di sognare tutti gli altri diritti morirebbero di sete».
• «Se non ci farete sognare, non vi faremo dormire».