13 aprile 2015
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Biografia di Gunter Grass
Günter Danzica (Polonia) 16 ottobre 1927 – Lubecca (Germania) 13 aprile 2015. Scrittore, poeta, scultore, disegnatore, scalpellino, saggista, politico e conferenziere consumato. Premio Nobel nel ’99. Suo libro più famoso: Il tamburo di latta (’59). Nell’autobiografia Sbucciando la cipolla (2006) rivelò di aver militato nelle SS alla fine della guerra come volontario, non «costretto» a indossarne la divisa come aveva sempre lasciato credere. «Il motivo fu comune per quelli della mia generazione, un modo per voltare le spalle ai genitori». Un segreto mantenuto per quasi sessant’anni: «Non seppi vincere la vergogna, per questo tacqui così a lungo, alla fine mi sono detto basta».
• «Il sismografo spirituale della Germania» per Gian Enrico Rusconi, «il più interessante e versatile dinosauro» per il romanziere Moritz Rinke, ma lui di sé diceva di essere semplicemente «un Nestbeschmutzer» (un guastafeste).
• Negli anni 60 Grass ebbe un ruolo attivo nel partito socialdemocratico tedesco. Appoggiò Willy Brandt nella corsa alla Cancelleria. Nel 1965 fece un viaggio elettorale a favore della Spd attraverso la Germania per raccogliere voti.
• «Grass pressava il Paese affinché riflettesse. Amato dalle sinistre, mal sopportato dai conservatori, era una presenza potente nelle case dei tedeschi: un paio di baffi folti e spioventi e una pipa sotto di essi disegnati su un foglio bastavano a turbare la normalità della Repubblica di Bonn. Il punto di rottura, probabilmente, per Grass fu la caduta del Muro di Berlino, nel 1989. Dopo tanto riflettere sulle responsabilità tedesche nei decenni precedenti, sulla sete di dominio, vide nella riunificazione e nel modo con il quale Helmut Kohl la condusse la rinascita del fantasma germanico. Si oppose a quello che chiamò un takeover dell’Ovest sull’Est» (Danilo Taino) [Cds 14/4/2015].
• «Criticava sempre tutti, anche la Spd suo partito del cuore per tutta la vita adulta. E commentando attacchi, critiche, diffamazioni degli avversari sapeva mostrare insieme, con genuinità emotiva, dispiacere e vis polemica. Corse sempre da un angolo all’altro della Germania a ogni campagna elettorale, fino all’ultima nel 2013, il “caro vecchio tricheco”. Una volta lo intervistai in una birreria della zona operaia di Monaco, dopo un comizio. “La politica del rigore di Angela Merkel deve cessare, l’Europa ha anche bisogno di altro, di un piano Marshall interno per rilanciare l’economia, e restituire ai suoi giovani un futuro di speranza”, disse» (Andrea Tarquini) [Rep 14/4/2015]. Da ultimo, nel 2012 ha criticato anche la politica di Israele contro l’Iran definendola «una minaccia alla pace». Fu dichiarato persona non grata a Gerusalemme e accusato di antisemitismo (Taino) [Cds 14/4/2015].
• Nata nel 1927 a Danzica (allora città libera), figlio di Willy Grass, protestante, ed Helene Knoff tedesca cattolica e di origini casciube e polacche, entrambe gestori di una drogheria, abbandonò la scuola a 15 anni (la prima stesura del suo Tamburo di latta era piena di errori ortografici). A 16, il ragazzino che passava il suo tempo sprofondato nella lettura (leggeva Remarque e Jünger) o a disegnare sul suo taccuino, venne catapultato da un giorno all’altro nell’inferno della guerra, sul fronte russo, a 17 si arruolò nelle SS, a 18 per poco non venne fatto a pezzi da un’esplosione. Ferito ad una gamba, catturato dagli americani («Ho imparato ad apprezzare la paura»), finì in un campo di prigionia. «Senza casa, senza lavoro, senza patria. In fretta ha imparato a sopravvivere, a fare lavoretti occasionali – ha anche lavorato, per disperazione, in una miniera di salgemma. Vuole diventare a ogni costo scultore Grass, e intanto ha imparato a fare lo scalpellino guadagnando i suoi primi soldi con le lapidi mortuarie».
• Tornato a Düsseldorf, per sbarcare il lunario si mette a suonare in un complesso jazz, «la musica della sua band non deve essere poi tanto male se è vero che Louis Armstrong una sera si mette a suonare con lui e i suoi amici». Frequenta anche l’Accademia d’Arte, «scrive subito un ciclo di poesie, che non terminerà mai, in cui la figura principale è un nano. Presto quel nano diventerà Oskar Matzerath, il protagonista del capolavoro di Grass, stampato in tutto il mondo in milioni di copie: Il tamburo di latta».
• «Subito dopo la guerra cominciano le prime notizie sull’olocausto, sui crimini nazisti. Ma il giovane soldato e i suoi compagni non riescono a crederci, pensano che si tratti di propaganda diffusa dagli americani. Vedono i lager, e pensano che siano stati a bella posta manomessi dagli alleati. No, i tedeschi non sarebbero mai capaci di tanto!, dicono fra di loro. Grass crede agli orrori nazisti solo quando accende la radio che trasmette il resoconto del processo di Norimberga e sente che il suo idolo, il capo della gioventù hitleriana, Baldur von Schirach, ha confessato i suoi crimini. Per il giovane Günter è la caduta degli dei, è il risveglio della vergogna e dell’orrore che non ha mai fine. la perdita della patria morale. “Emigrante dal suo passato”, lo chiama Salman Rushdie che si considera un suo allievo in spirito». Una vergogna che rivelò solo nel 2006
• «Un pomeriggio d’autunno del 1952. Si trova occasionalmente a Lenzburg, in casa di un’amica, assieme ad altri ospiti che stanno tranquillamente seduti a conversare mentre vengono serviti caffè e torte. All’improvviso compare un bambino con un tamburo di latta in mano che senza degnare nessuno di uno sguardo, fa per tre volte il giro della stanza marciando e tambureggiando. Poi scompare. La scenetta s’imprime con violenza nella fantasia del giovane studente di Belle Arti che non riesce a dimenticare la visione di quel bimbo così preso dal suo tamburo, così estraneo e lontano dal mondo degli adulto».
• «Quel pomeriggio davvero memorabile per il futuro romanziere, riserva però un’altra non meno memorabile sorpresa per il giovane Günter: a prendere il caffè con lui e con gli altri invitati c’è una deliziosa ragazza bruna di 19 anni che va a lezione di danza: è Anna Schwarz, che presto diventerà la signora Grass e che per molti anni accompagnerà lieve e sorridente lo scrittore nella sua meravigliosa, esplosiva avventura letteraria. Così due eventi in un sol giorno hanno dato una svolta determinante alla vita di un giovane artista di Danzica destinato alla gloria, di un tedesco che dopo Thomas Mann e Heinrich Böll, ha ricevuto nel 1999 il più ambito dei premi, il Nobel».
• «Come tutti i poeti tedeschi, ha fatto nel ’52 un viaggio in Italia: ha girato in autostop per tutta la penisola. Da Milano a Palermo, con un libro di schizzi e la scatola dei colori. Non aveva mai visto i limoni sugli alberi, dichiara lo scrittore parlando di quel suo primo soggiorno in Italia».
• «Il secondo viaggio in Italia lo farà con la moglie Anna, sempre in autostop. Sempre per caso, viene a conoscenza di un concorso radiofonico per giovani poeti, riceve il terzo premio, viene contattato dal Gruppo 47 che lo invita a leggere le sue poesie: è questo l’inizio della sua fortuna letteraria. In una successiva riunione del gruppo Grass infatti legge le prime pagine del suo Tamburo di latta conquistando critici ed editori, tranne Marcel Reich-Ranicki, suo irriducibile nemico, che tanti anni dopo lo distruggerà come scrittore bocciando clamorosamente il suo romanzo Un vasto campo. A grandi lodi e ad aspre critiche Grass pare essere abituato; imperturbabile anche quando il Tamburo di latta viene accusato di oscenità. Anche quando lo chiamano con spregio “pornograss”» [Sorge, Rep 5/10/2002].
• «Quest’uomo è uno squalo in uno stagno di sardine e il suo libro è un osso duro che darà filo da torcere ai recensori almeno per il prossimo decennio (Hans Magnus Enzensberger a proposito del Tamburo di Latta).
• Dal padre eredita il senso per gli affari e la passione per la cucina: «Ama cucinare per gli amici piatti nient’affatto semplici come coscio di montone con lenticchie e prelibate zuppe di funghi e di pesce» [Sorge].
• Beniamino delle donne sin da quando aveva tredici anni («le ragazze a Danzica mi sceglievano come partner nel ballo, data la mancanza di uomini, tutti in guerra»), attorniato da mogli e amanti che gli sfornano figli in quantità (8 in tutto, ndr). Piccolo borghese che ama le feste in famiglia, la vita patriarcale in campagna con tanti figli e al tempo stesso sogna fellinianamente una grande casa dove riunire tutte le sue donne (per i suoi sessant’anni arriva a proporre alla nuova moglie Ute una crociera insieme alle madri dei suoi figli, Anna e Ingrid, e naturalmente ne riceve un rifiuto). Pubblicitario che per una nota ditta produttrice di latte inventa la storiella di un naufrago che manda un messaggio nella bottiglia: ha tutto nella sua isola, scrive, noci di cocco, banane e donne, ha solo urgente bisogno del latte marca Bolle. E lui ha urgente bisogno di denaro: negli anni 1955-56 è a Parigi con la moglie e insegue i suoi sogni di arte e di poesia; la pubblicità si rivela per lui una insperata fonte di guadagno» [Sorge, cit].
• «Una vita fatta di enormi successi e di fiaschi colossali, di amori e di tradimenti, di grandi amicizie e di inimicizie, di vittorie e di sconfitte politiche. (…) Il ragazzino devoto alla Vergine che fa il chierichetto. L’adolescente cresciuto “fra Hitler e lo Spirito Santo” che crede ciecamente nel suo Führer. Il ballerino provetto di tango e di valzer che scandirà a passo di danza le tappe più salienti della sua vita artistica e familiare, dal successo del suo primo romanzo al conferimento del Nobel».
• «Mi piace ballare la polka, un passo avanti, un passo indietro e poi di nuovo. Il fatto è che le parole sono state tutte usate e che ho bisogno di rigenerarle: per questo mi dedico a un’altra disciplina, per questo ritorno alla pittura».
• Scriveva in piedi come un pittore, appoggiandosi su un leggìo di legno e allontanandosi ogni tanto per guardare la pagina da una certa distanza. «È un’abitudine che mi viene dalla scultura». Di preziose nella sua casa di Lubecca ci sono due file di disegni di Goya.
• «I critici letterari non capiscono niente d’arte»
• «Romanzi come La ratta o È una lunga storia sono nati sull’argilla».
• «Un pascià» (Alice Schwarzer, la più nota delle femministe tedesche).
• «Rimase tutta la vita fedele ai suoi tweed, alla pipa, agli anellini. Era l’eterno bohémien, serio, aspro all’occorrenza, difficile, duro ma con un grande humour. A differenza di altri, non è cambiato nemmeno con il Nobel» (Inge Feltrinelli).
• «Nelle fotografie, Grass faceva un’impressione zingaresca, bizzarra, disordinata. Nella realtà, molto meno: era, ed è, un uomo grosso, solido, compatto come un camionista, pieno di buon senso. Non annunciava nessun vangelo: teneva alle sue opere come un vasaio tiene alle sue terrecotte» (Enrico Filippini nel 1977) [Cordelli, Cds 14/4/2015].
• «Quello che scrivo è dettato dall’amore per il mio Paese e viene letto come lo volessi infangare » (così ricevendo il premio Nobel nel 1999).
• Franco Cordelli: «Vorrei dire che i libri più belli mi sembrano Gatto e topo e Il mio secolo. Il Gatto e topo è il secondo libro di Grass, è una novella lunga, vi si racconta la storia di Joachim Mahlke, un liceale gravato da un mostruoso pomo d’Adamo: la sua vicenda compresi nel corso della guerra dragamine, carri armati e croci al merito, non li si credeva invenzione e non sarà invece giusto ritenerli frutto d’esperienza, nonostante la storia sia a metà strada tra realtà e favola? Il mio secolo fu forse sottovalutato. Ma è davvero un grande libro: cento storie brevi, una per ogni anno, ogni storia raccontata da un personaggio diverso, con cadenze peculiari che in traduzione mantengono un tono medio costante» [Cds 14/4/2015].
• Nel 2006 la rivelazione scandalo: «Prima in un’intervista e poi più distesamente nel libro Sbucciando la cipolla, decise di smetterla di raccontare bugie sul suo passato giovanile e di mettere a nudo il grande “segreto2 tenuto nascosto per tanti anni. “Più venivo a conoscenza dei crimini delle Waffen-SS, più si aggravava la vergogna di averne fatto parte. Io so quali ferite il simbolo delle SS, il termine SS, riapra nella memoria di molti degli abitanti di Israele e devo accettare che la doppia S sarà per me il marchio di Caino fino alla fine dei miei giorni”. Probabilmente quella confessione tardiva non avrebbe suscitato tanto scalpore se non si fosse trattato di Günter Grass. L’uomo che ricordava senza sosta “il vergognoso passato nazionale, la vera ulcera della storia tedesca”, che denunciava la dimenticanza e le menzogne che i tedeschi hanno usato per autoassolversi e non fare i conti con se stessi, si trincerava dietro le stesse menzogne per nascondere il proprio, di passato? Lui, che aveva consigliato a Willy Brandt di inginocchiarsi contrito davanti alle rovine del ghetto di Varsavia stuprato dai nazisti, aveva consigliato a se stesso di addolcire il passato, di raccontare di se stessi una storia falsa ed edulcorata? Lo scrittore che si indignò nel 1985 perché durante una visita nella Repubblica Federale Tedesca l’allora presidente americano Ronald Reagan aveva reso omaggio assieme al cancelliere Kohl ai quaranta militari delle SS sepolti accanto ai soldati americani nel cimitero di Bitburg» (Pieluigi Battista) [Cds 14/4/2015]. La sua rivelazione divise in due la Germania, chi pretendeva la restituzione del Nobel e chi lo difendeva poiché il suo passato non poteva compromettere il giudizio sulle sue opere.
• Altri romanzi: Anni di cani (1963); Anestesia locale (1969); Dal diario di una lumaca (1972); Il passo del gambero (2002)
• «Voglio essere sepolto insieme a un sacco di noci e con denti nuovi di zecca: se poi c’è gran rumore là dove starò giacendo, si potrà dire: è lui, è sempre lui» (così in una delle sue poesie)
• Günter Grass è morto il 13 aprile 2015, a 87 anni per un’infezione. A dare la notizia, il suo editore, Gerhard Steidl, che rivela anche che il Nobel è riuscito a finire il suo ultimo romanzo, Vonne Endlichkait (Della finitezza), che uscirà il 12 giugno in Germania, quando sarà inaugurato anche l’Archivio Grass a Gottinga.