10 aprile 2015
Tags : Fernando Ciampi
Biografia di Fernando Ciampi
• Fontanarosa (Avellino) 18 giungo 1943 – Milano 9 aprile 2015. Giudice fallimentare. Già presidente della ottava sezione civile, poco dopo il suo arrivo alla fallimentare (dal 19 giugno al 30 settembre 2009), era stato anche presidente pro tempore in seguito alla vicenda della giudice designata Maria Rosaria Grossi che era finita sotto inchiesta a Brescia e della quale prese il posto come capo pro tempore dell’ufficio in quanto era scaduto il mandato del presidente Bartolomeo Quatraro [S254 9/4/2015]. Assassinato nella sua stanza al secondo piano del Palazzo di Giustizia di Milano nella sparatoria del 9 aprile 2015 per mano di Claudio Giardiello, un costruttore imputato per bancarotta: «Non mi vuole chi non fa il suo dovere».
• Giudice rigoroso, severo, preparatissimo, aspro con i furbi e gli incompetenti che spesso lo temevano, dialogante e generoso con i preparati e gli onesti che lo cercavano. L’avvocato Galeazzo Montella: «era un uomo giusto: esigeva professionalità e se non ce l’avevi te ne andavi. Ma ho visto gente uscire dal suo ufficio con le lacrime» [Cds 10/4/2015].
• Due le sue manie: il fascicolo di causa ordinato e l’indice dei documenti. «Se mancava eri morto» [Cds 10/4/2015]. Solito usare il campanello sullo scranno per richiamare tutti all’ordine.
• Autore di molti testi di diritto societario e fallimentare: «Le sue sentenze erano riferimento a giurisprudenza negli atenei della Statale e in Cattolica. La sua azione negli ultimi anni si concentrava soprattutto nel campo dei brevetti, dei marchi, della concorrenza sleale e del diritto d’autore [Cds 9/1/2015]. Il guidi Roberto Fontana: «Veniva spesso criticato per il suo carattere spigoloso ma aveva una preparazione esemplare. Teneva convegni, scriveva articoli scientifici e aveva una caratteristica poco comune: era sintetico. Sentenze brevi e dritte al cuore della questione» [Cds 10/4/2015]
• Di Fontanarosa, figlio di Mario, medico condotto del paese, se ne era andato dalla Campania a metà degli anni 60 per laurearsi in Giurisprudenza a Perugia. Prima di intraprendere la carriera in magistratura, è stato per alcuni anni assistente di diritto industriale alla Facoltà di Economia e Commercio [Mes 9/4/2015].
• Da bambino, aveva perso la mano sinistra nell’esplosione di un residuato bellico, giocando sul greto di un fiume. Un giorno disse a una collega: «Signorina, io la mano non gliela do perché ne ho una sola che funziona e me la tengo cara» [Cds 10/4/2015].
• Morto intorno alle 11 di giovedì 9 aprile 2015, nel suo studio, stanza 265 del tribunale di Milano, ammazzato da due colpi di pistola sparati da Claudio Giardiello imputato in un processo per bancarotta fraudolenta nel quale il giudice era stato chiamato come teste perché aveva emesso una sentenza di fallimento di una società collegata a quella dello stesso Giardiello: «Volevo vendicarmi». Poco prima in aula aveva freddato anche l’avvocato Claris Appiani (teste nel processo) e il suo ex socio Giorgio Erba (anche lui imputato).
• Un avvocato che si trovava a pochi metri dalla sparatoria: «Ero in una stanza vicino a quella del giudice, ho sentito gli spari e poi ho sentito una persona correre. Sono entrato, c’erano le cancelliere che piangevano e l’ho visto sdraiato dietro la sua scrivania. Non c’erano tracce di sangue ma gli ho sentito il polso ed era già morto» [Gio 9/1/2015].
• Pare che prima di morire il giudice abbia cercato di proteggere anche una sua collaboratrice.
• Amante dell’orto («gli piaceva zappare la terra»), latinista, grecista, studioso della lingua e della letteratura tedesca. Andava in giro con i mezzi pubblici.
• Una moglie e due figli, il primo commercialista che vive a Milano, l’altro ingegnere nucleare che vive a Seattle [Gio 9/1/2015].