Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  marzo 30 Lunedì calendario

Biografia di Luca Paolini

• Milano 17 gennaio 1977. Ciclista. Professionista dal 2000, una ventina di successi, tra cui una Freccia del Brabante nel 2004, una tappa alla Vuelta a España nel 2006, una Omloop Het Nieuwsblad ed una tappa al Giro d’Italia (indossò per quattro giorni la maglia rosa), entrambe nel 2013, e una Gand-Wevelgem nel 2015. Bronzo ai Mondiali di Verona 2004. Risultato positivo alla cocaina ai controlli del 7 luglio 2015 durante il Tour de France.
• «Corridore che sa prendere la decisione giusta in tempo zero» (Paolo Bettini).
• «“Con la testa e con il cuore perché senza quello nella vita non vai da nessuna parte. Poi ci vogliono anche gambe”. Luca Paolini trionfa in una Gand-Wevelgem resa tremenda da pioggia, gelo e vento a raffiche violentissime. A 38 anni il “Gerva”, come lo chiamano gli amici, taglia il traguardo indicando con le dita la testa e il cuore per quella che lui stesso definisce “una vittoria inaspettata e importante. Anzi, la più importante della mia carriera”. Una carriera dove brillano un bronzo mondiale, nel 2004 a Verona, e venti altri successi. L’ultimo a Marina di Ascea, il 4 maggio di due anni fa, terza tappa del Giro. Quel giorno, fasciato dalla maglia rosa appena conquistata, uscì dal quartier tappa portato in trionfo dai suoi tifosi. Un gesto d’onore che non si vede mai alle corse ciclistiche» (Claudio Ghisalberti) [Gds 30/3/2015].
• «Il soprannome viene da un personaggio di Aldo, Giovanni e Giacomo, il Gervasoni, uno degli “Svizzeri”. Ha vinto poco e fatto vincere molto. Bettini lo indicò vincendo la Sanremo, era il 2003 e i primi tre erano italiani. Un sola ombra, un’inchiesta per traffico di sostanze dopanti nel 2006, ci finì dentro, poteva patteggiare e non lo fece. Dopo cinque anni d’inferno tutto finì con un’archiviazione. Disse: “Senza mia moglie e mia figlia avrei potuto fare una follia”. Ha corso 10 mondiali, nessuno meglio di lui nel ruolo di regista. La maglia rosa ad Ascea nel 2013 sembrò un premio alla carriera. Ma c’è stato un dopo lunghissimo» (Cosimo Cito) [Rep 30/3/2015].
• «Io da sempre ho come compito principale quello di aiutare il mio capitano. Prima Paolo Bettini, adesso il norvegese Kristoff. Ognuno di noi deve avere l’intelligenza di capire quello che vale. Io penso di conoscermi molto bene. Non sono un gregario vecchia maniera. Io sono una sorta di Pirlo in corsa, che detta i tempi e ti mette la palla sul piede. Io leggo la corsa e porto il mio capitano in rampa di lancio. Tutta un’altra cosa» (a Pier Augusto Stagi) [Grn 3/4/2015].
• «Mi vengono facili cose che ad altri magari non vengono neanche in mente. Riesco a essere sempre lucido e questa non è certo una coincidenza. Mi allenavo con Stefano Zanini perché lo stimavo come persona e come corridore. Lui mi ha insegnato come interpretare, e come sentire mia, la Sanremo. Lui mi ha insegnato come si corre in Belgio, tra Muri e pavé».
• Folta barba rossiccia. «È un look nato per pigrizia. Nel 2013 ho finito il Giro così stanco che non riuscivo più nemmeno a farmi la barba. Poi ho scoperto che nasconde un po’ di rughe, poi è diventata di moda…».
• Abita a Faloppio, in provincia di Como, con la moglie Elena e i due figli.