25 marzo 2015
Tags : Mirko Valdifiori
Biografia di Mirko Valdifiori
• Russi (Ravenna) 21 aprile 1986. Calciatore. Centrocampista. Del Napoli (dal 2015). Cresciuto nelle giovanili del Cesena, con cui ha esordito in Serie B nel 2004. Poi due stagioni in Serie C al Pavia e al Legnano, prima di passare all’Empoli.
• «Figlio di Nevio, ex centrocampista, e Angela, casalinga. Una compagna, Elisa, conosciuta al suo paese, una bimba, Aurora, come il tatuaggio sotto al cuore, un matrimonio in vista nel 2016, quando c’è l’Europeo (“Ma sono pronto a spostare la data...”)» (Francesco Saverio Intorcia).
• Nato trequartista, trasformatosi poi in regista. «L’evoluzione definitiva c’è stata con Sarri che mi ha messo davanti alla difesa, dove riesco in quello che so fare meglio: ragionare palla a terra, cercare il lancio verticale senza buttare un possesso. Vorrei difendere meglio e avere la stessa lucidità quando mi avvicino alla porta: segno poco, mi manca il cinismo di cercare il tiro».
• «La qualità più importante è la velocità di idee, gioca sempre a uno o due tocchi, riesce a verticalizzare e sono qualità che lo rendono un centrocampista di livello» (Maurizio Sarri).
• «Rappresenta la classe operaia che emerge grazie alla più dura delle gavette» (Mirko Graziano).
• Prima convocazione in Nazionale nel marzo 2015, a 28 anni: «Inutile dare la colpa agli altri. Ci ho messo del mio, in questo ritardo, forse non ero pronto. Conte ha detto che tutti possono sperare, anche quelli della mia età. E voglio pensare che il mio esempio sia una spinta per tutti quelli che non giocano in una big. Sono nato nell’86, Maradona vinceva il Mondiale. Siamo i ragazzi cresciuti negli anni ’90, anni di profondi mutamenti in Europa e in Italia. Siamo venuti su con la convinzione che le cose potessero cambiare davvero. Forse è per questo che non ho mai perso la speranza».
• «Quando l’uomo dai cui piedi transita il maggior numero di palloni del campionato racconta che “se non ci fosse stato il calcio forse avrei voluto fare il vigile, e chissà perché poi, visti gli insulti che prendono”, ti viene il dubbio: sarà per quello che in campo dirige il traffico così bene? Il gioco di Mirko Valdifiori è semplice ed essenziale com’è stata la sua vita, l’unica eccezione ha rischiato di essere il nome perché papà Nevio e mamma Angela avevano pensato a Gianandrea. “Meno male che ci hanno ripensato: Gianandrea Valdifiori, pensa che difficile imparare a scriverlo”» (Andrea Elefante).
• «Rapido nel gioco corto e nel gioco lungo, è uno smaliziato calciatore che guadagna relativamente poco (300mila euro elargiti dall’Empoli) e che sta vivendo solo ora la favola del primo anno in A, con le gambe gonfiate dai terreni di provincia. Di Valdifioti parla bene a gran voce Sarri, suo allenatore all’Empoli e Conte stesso che addirittura lo voleva portare nel suo Siena un po’ di anni fa. Mirko è il classico calciatore per intenditori: se non gioca bene, siamo noi che non lo capiamo» (Alessandro Angeloni).
• Autore di scherzi feroci nello spogliatoio. «Scherzi innocenti per fare gruppo. Da ultimo ho chiuso nella sala caldaie il nostro grande magazziniere, Riccardo Nacci. Magari dopo ogni partita serale posso spalmare la marmellata sulla maniglia della portiera di uno dello staff. Si fa per ridere».
• Ha conosciuto la compagna, Elisa, quando lui aveva 15 anni e lei 12. «Festa del paese a Russi, un bacio da ragazzini e poi nulla, ci siamo persi di vista. Passati due anni, è più o meno mezzanotte, mi viene voglia di telefonarle e dopo un po’ mia mamma mi vede prendere la bici: “Ma dove vai a quest’ora?”. Andavo sul suo balcone, a parlare fino alle due di notte delle nostre delusioni amorose e a darle un altro bacio, stavolta un po’ più significativo. Era il 6 luglio 2005, per questo oggi 6 è il mio numero: anche di maglia, certo».
• Religioso. Scaramantico. «Ogni sera, prima di dormire altrimenti non c’è verso di chiudere gli occhi, devo dire due Padre nostro e due Ave Maria, e sapesse come mi guardava Elisa le prime volte; ogni volta che scendo dalla macchina, anche se è solo per fare un bancomat, devo baciare tre santini che ho sul cruscotto. Lo so che non è giusto confondere fede e scaramanzie, ma è più forte di me».