9 marzo 2015
Tags : Carla Marangoni
Biografia di Carla Marangoni
Pavia 13 novembre 1915. Ginnasta. È l’unica medagliata vivente al mondo. Con le piccole pavesi, ad Amsterdam 1928, si portò a casa l’argento. Aveva 13 anni.
• «In squadra la più piccola non ero io, ma Gina Giavotti, 11 anni, detta Popolo, perché abitava nelle case popolari. Ci accompagnava “mamma” Maria, la portinaia della palestra Civica che per tutto il soggiorno non ci lasciò mai sole».
• «Il lungo viaggio in treno, era la prima volta che mangiavo in carrozza, le notti passate a dormire in quattro su una retina della cabina della nave Sagunto, attraccata in un canale, dato che il villaggio olimpico ancora non esisteva, il mazzo di fiori dato alla principessa Mafalda, lo scambio con la regina Guglielmina a cui dissi che giocavo anche a football, l’oro perso perché noi eravamo bambine, ci chiamavano le piccole italiane, le altre invece erano già donne, le olandesi vinsero con la musica, perché erano accompagnate dal piano, e noi no» (a Emanuela Audisio) [Rep 9/3/2015].
• Il regalo del regime al ritorno: «Un paio di scarpe, un libretto al risparmio e cento lire» [ibid.].
• Ha studiato da ragioniera (così appare ancora sull’elenco telefonico). È stata una delle prime donne d’Italia a prendere la patente, non solo quella per l’auto, anche quella nautica. Ha lavorato per decenni alla Motorizzazione di Pavia. Ha sempre continuato a tenersi in forma: «Ogni giorno almeno 15 minuti di cyclette». Qualche anno fa ha subito un intervento a un’anca. I medici si sono stupiti di come è ripartita. Sempre «Col pensiero ad Amsterdam. Che mi resta nel cuore» [Mario Salvini, Gds 28/7/2012].
• Vive sola, a Ceriale, in Liguria: «Zia Carla non è appiccicosa, appena qualcuno di noi vuole andare a trovarla, dice: fatemi un favore, non venite. È autonoma, anche nei sentimenti. Ora al mare non nuota più, ma fino a qualche anno fa si appartava per un topless. È sempre stata bizzosa, vezzosa, curata. Alla moda e in perfetto ordine, anche in casa, con l’immancabile gioiello appuntato sulla camicetta» (Anna, una sua pronipote)
• Non è sposata, non ha figli, non vuole incontri ravvicinati, nemmeno con la famiglia: «Per mia scelta». Si sveglia tardi, odia i fiori freschi, parla poco e preferisce non ricordare il passato.
• Nel 2012 posa per il Financial Times: «Andai dal parrucchiere e pulii casa: una gran fatica». E poi nella foto si vedono le mani «troppo raggrinzite, da vecchia».
• «I nostri italiani non mi erano piaciuti. Proprio per niente. Sembravano pecore, non atleti. Ognuno per conto suo. A far linguacce. Speriamo che quest’anno siano più eleganti. Li guarderò tutti, non solo la mia ginnastica. E farò il tifo. Mi emoziono ancora tanto» (a proposito di Pechino 2008).
• «La tremarella che sentirete dietro la nostra bandiera, o prima di andare in gara, tenetevela stretta. E’ il ricordo più bello che vi resterà per tutta la vita» (agli atleti azzurri in partenza per Londra 2012).
• Gli omaggi oggi è meglio non farli: rifiutato anche un dvd proveniente da Amsterdam. «La signora Marangoni non ha nulla da dire». Imposto il silenzio a tutto il condominio [Audisio, Rep 9/3/2015]
Pavia, 13 novembre 1915. Ginnasta. È l’unica medagliata vivente al mondo. Con le piccole pavesi, ad di Amsterdam 1928, portò a casa l’argento. Aveva 13 anni.
• «In squadra la più piccola non ero io, ma Gina Giavotti, 11 anni, detta Popolo, perché abitava nelle case popolari. Ci accompagnava “mamma” Maria, la portinaia della palestra Civica che per tutto il soggiorno non ci lasciò mai sole».
• «Il lungo viaggio in treno, era la prima volta che mangiavo in carrozza, le notti passate a dormire in quattro su una retina della cabina della nave Sagunto, attraccata in un canale, dato che il villaggio olimpico ancora non esisteva, il mazzo di fiori dato alla principessa Mafalda, lo scambio con la regina Guglielmina a cui dissi che giocavo anche a football, l’oro perso perché noi eravamo bambine, ci chiamavano le piccole italiane, le altre invece erano già donne, le olandesi vinsero con la musica, perché erano accompagnate dal piano, e noi no» (a Emanuela Audisio) [Rep 9/3/2015].
• Il regalo del regime al ritorno: «Un paio di scarpe, un libretto al risparmio e cento lire» [ibid.].
• Ha studiato da ragioniera (così appare ancora sull’elenco telefonico). È stata una delle prime donne d’Italia a prendere la patente, non solo quella per l’auto, anche quella nautica. Ha lavorato per decenni alla Motorizzazione di Pavia. Ha sempre continuato a tenersi in forma: «Ogni giorno almeno 15 minuti di cyclette». Qualche anno fa ha subito un intervento a un’anca. I medici si sono stupiti di come è ripartita. Sempre «Col pensiero ad Amsterdam. Che mi resta nel cuore» [Mario Salvini, Gds 28/7/2012].
• Vive sola, a Ceriale, in Liguria: «Zia Carla non è appiccicosa, appena qualcuno di noi vuole andare a trovarla, dice: fatemi un favore, non venite. È autonoma, anche nei sentimenti. Ora al mare non nuota più, ma fino a qualche anno fa si appartava per un topless. È sempre stata bizzosa, vezzosa, curata. Alla moda e in perfetto ordine, anche in casa, con l’immancabile gioiello appuntato sulla camicetta» (Anna, una sua pronipote)
• Non è sposata, non ha figli, non vuole incontri ravvicinati, nemmeno con la famiglia: «Per mia scelta». Si sveglia tardi, parla poco, preferisce non ricordare il passato, non sopporatai fiori freschi e non gradisce gli omaggi: ha rifiutato anche un dvd proveniente da Amsterdam. «La signora Marangoni non ha nulla da dire».
• Nel 2012 posa per il Financial Times: «Andai dal parrucchiere e pulii casa: una gran fatica». E poi nella foto si vedono le mani «troppo raggrinzite, da vecchia».
• «I nostri italiani non mi erano piaciuti. Proprio per niente. Sembravano pecore, non atleti. Ognuno per conto suo. A far linguacce. Speriamo che quest’anno siano più eleganti. Li guarderò tutti, non solo la mia ginnastica. E farò il tifo. Mi emoziono ancora tanto» (a proposito di Pechino 2008).
• «La tremarella che sentirete dietro la nostra bandiera, o prima di andare in gara, tenetevela stretta. E’ il ricordo più bello che vi resterà per tutta la vita» (agli atleti azzurri in partenza per Londra 2012).
• La medaglia d’argento l’ha persa. Ha imposto il silenzio a tutto il condominio: «Andate ad intervistare i giovani, io non ho più niente da dire» [Audisio, Rep 9/3/2015].