Libero, 5 settembre 2010
Tags : Articoli sulla morte, sull’eredità etc...
Libero compra l’archivio di Oriana Fallaci
Lo abbiamo comprato. L’archivio di Oriana Fallaci messo in vendita su Internet ora è di proprietà di Libero. Finalmente potremo scoprire cosa nasconde questa enorme mole di materiale che ammonta a circa 50 libbre di carta (22,50 kg, etto più etto meno) appartenuto alla grande giornalista toscana. Non eravamo gli unici interessati, chiaro. Abbiamo battuto i concorrenti sul tempo, però. Un imprenditore italiano (già noto per varie attività editoriali) aveva offerto 55mila euro per assicurarsi il malloppo. Altre aziende editoriali e agenzie (non solo dall’Italia) si sono fatte avanti. In effetti, la posta in gioco avrebbe fatto gola a chiunque.
Alcuni documenti abbiamo già avuto modo di vederli, facendoli conoscere ai nostri lettori. Si tratta di materiale di ricerca probabilmente utilizzato per la realizzazione di Un cappello pieno di ciliege, ovvero il libro postumo di Oriana dedicato alla storia della sua famiglia. Poi ci sono delle lettere, una in particolare decisamente struggente, indirizzata a Leon Ferrari, fuggito in Brasile per scappare alla dittatura dei generali argentini e in cerca di alcuni famigliari desaparecidos. La Fallaci gli scrisse esprimendo la sua dura condanna verso il regime latinoamericano e le sue brutalità.
UN COSTO DI 30MILA DOLLARI
Come detto, la merce acquistata è stata messa in vendita per una cifra che si aggirava intorno ai 29mila dollari. Comprese le spese di spedizione, non si arriva a 30mila. I documenti ci sono stati ceduti da un libraio canadese che da anni si occupa della compravendita di diari, archivi e manoscritti. Si chiama Ben Katz e ci ha raccontato di aver acquisito il materiale attraverso un grossista, un grande rivenditore che a sua volta lo ha acquistato a un’asta negli Usa, in Delaware o in Maryland. Quella su cui Libero ha messo le mani, tuttavia, non è che una parte anche se decisamente voluminosa degli oggetti e dei dattiloscritti di Oriana disponibili su Internet. Altra merce, tra cui un antico manoscritto, sarà pubblicizzata online prossimamente e non è escluso che tra queste cose ci siano anche qualche effetto personale.
Una volta aperto il pacco, la prima cosa che
faremo sarà informare gli eredi della Fallaci, in particolare il nipote Edoardo Perazzi, che da anni si occupa della gestione della sua eredità (la curatela dei libri, delle nuove edizioni, dei volumi speciali e delle mostre), per capire meglio a che periodo della vita della Grande Toscana possa risalire tutto ciò. Basando il suo giudizio sulle fotografie e sui documenti che gli abbiamo mostrato finora, il nipote si è detto certo che si tratta di originali: non solo la grafia, ma anche per lo stile inconfondibile.
ORIGINE LECITA
Non nascondiamo però il fatto che resta sul piatto un interrogativo: da dove proviene il tutto? Verificare questo aspetto è uno dei motivi che ci hanno spinto a comprare il lotto. L’altra molla è stata, ovviamente, il desiderio di valorizzare al meglio gli scritti di Oriana ed evitare che finissero chissà dove. Qualche indizio sulla provenienza l’abbiamo già in mano. Perazzi, sin dall’inizio, ha assicurato che dai fondi americani della zia non mancava nulla. Inoltre ha fatto piazza pulita anche di un’altra possibilità: ovvero che si tratti di materiale trafugato nell’appartamento newyorkese della Fallaci che, secondo la giornalista di America Oggi Mary Giuffé, è rimasto per qualche tempo incustodito. Insomma, non siamo dinanzi al frutto di un furto. Anche perché che interesse avrebbe avuto l’eventuale ladro a fare tanta pubblicità alla vendita? Finire su Abebooks.com non è il modo migliore per passare inosservati.
Indagando, abbiamo saputo qualcosa di più. Secondo un impiegato della casa d’aste che per prima ha avuto per le mani la merce, il lotto consisteva in più scatole. In alcune c’erano i documenti, in altre i resti di una abitazione sgomberata, in altre ancora effetti personali come un forno a microonde. Potrebbe essere quel che rimane di un magazzino o di una cantina. La vera incognita è: le scatole arrivavano dall’Italia o dagli Usa? Certo, spedire Oltreoceano dalla Penisola tal genere di pacchi sarebbe stato dispendioso, ma è pur vero che le leggi americane permettono di effettuare compravendite in modo più rapido. Il mistero, comunque, inizia a svelarsi. Nelle prossime settimane, aperte le scatole, ne sapremo di più. E, statene certi, vi terremo informati.