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 2009  aprile 30 Giovedì calendario

«Ora che sei morta». La prefazione della Annunziata

Il caso riguarda Oriana Fallaci, la giornalista-scrittrice scomparsa nel 2006 di cui Bur ha ripubblicato Lettera a un bambino mai nato. Ma a innescarlo è un’amica e collega, Lucia Annunziata, che ha firmato la prefazione alla nuova versione dell’opera. «Ora che sei morta», scrive la Annunziata, «non si fa che scoprire nuove tue relazioni, nuovi testamenti amicali, nuove memorie in comune fra te e altri che nessuno aveva mai sospettato fossero parte del tuo mondo». Amici della Fallaci che spuntano come funghi, insomma, «col risultato che ogni volta che vai in un posto che sfoggia l’insegna ”Oriana” ti trovi circondato di decine, centinaia, di tuoi ”amici intimi”. La cosa francamente è scocciante». Il sospetto che esistano degli abusivi negli affetti postumi della grande scrittrice ci spinge a indagare. C’è un drappello di colleghi, più o meno fedelissimi della Fallaci, che certo può fare nomi e fornire indizi per scoprire gli eventuali intrusi. La prima dell’elenco è la Annunziata. Le scriviamo una mail sul tema. Ma nulla accade. Proviamo con un sms: «Gentile direttore, vorremmo sentirla sugli amici di Oriana Fallaci. Quando è possibile chiamarla?». La Annunziata richiama venti minuti dopo. «No grazie, ho già scritto fin troppo. Per rispetto di Oriana mi astengo da qualunque intervista in merito».
Il secondo nome è quello di Enrico Mentana, che nel marzo del 2005 realizzò per Canale 5 il primo reportage televisivo in Italia sulla scrittrice. Il cellulare squilla a vuoto. Inviamo un sms simile a quello della Annunziata. Nell’attesa proviamo col terzo della lista, Carlo Rossella, che frequentò la casa della Fallaci a New York. Stessa trafila: chiamata al cellulare, nessuna risposta, conseguente sms. Passano le ore e anche i giorni. Nessuno si materializza.
L’ultimo tentativo è con Franco Grassi, che è stato editor della Fallaci e che, oggi in pensione, ha lasciato Milano per il Lago di Como. Solito messaggino e dita incrociate. Grassi richiama subito. cortese, ma fermo: «Degli amici della Fallaci non parlo neanche sotto tortura. Oriana è un personaggio talmente rilevante che mancherei di rispetto alla sua memoria se solo dicessi una parola in più. E poi, un editor è come un confessore per un autore. C’è il segreto...».
II censimento degli amici veri e/o presunti muore sul nascere. La complessa impalcatura di «legami paralleli», come li ha definiti la Annunziata, è tale da far pensare che la porta di casa Fallaci fosse «varcata da messaggeri, amici e adoratori con una frequenza da far impallidire anche la portineria di Downing Street». Quanto il rispetto del silenzio sia frutto del sacro timore che ancora la scrittrice impone e quanto invece sia dovuto alla rabbia, l’orgoglio e lo sconforto di chi si credeva l’unico depositario di una grande amicizia, è dubbio insoluto.