Il Riformista , 29 aprile 2010
Tags : Interviste di Oriana Fallaci
Intervista ad Alfred Hitchcock (1963)
Per anni ho desiderato di conoscere Hitchcock. Per anni sono andata a vedere tutti i film di Hitchcock, ho letto tutti gli articoli su Hitchcock, mi sono beata a guardare tutte le fotografie di Hitchcock. Pensavo infatti che Hitchcock fosse l’uomo più spiritoso del mondo. Non lo è. Tutto il suo umorismo si conclude in cinque o sei barzellette, due o tre giochi macabri, sette o otto battute che da anni ripete con la monotonia di un disco incantato. […] Per lui non esiste nemmeno l’amore, l’impulso misterioso da cui nascono le creature e le cose; l’unica cosa che lo interessi in tutto il creato è il contrario di quello che nasce, è quello che muore. Se vede una rosa che sboccia il suo impulso è mangiarla. […]
Eppure so che lei tiene molto alla moralità, perlomeno ad un certo tipo di moralità.
«Ho sessantaquattr’anni e posso giurare di non aver mai conosciuto altra donna fuorché mia moglie. Né prima né dopo il matrimonio. Mi sposai che ero vergine, lo giuro, e il sesso mi ha sempre interessato pochino. Io non capisco quelli che perdono tanto tempo dietro al sesso: il sesso è una roba da bambini, da cinematografo, infine una gran scocciatura. E siccome io ho sempre evitato le scocciature… Ricordo il giorno in cui mi capitò di scrivere il film Da donna a donna: la storia di un tale che ha un’amante a Parigi ma batte la testa, perde la memoria, e si mette con un’altra che gli dà un figlio. Bene: avevo ventitré anni, non ero mai stato con una donna, e non avevo la minima idea di come facesse una donna ad avere un figlio. Tanto meno avevo l’idea di cosa facesse un tale quando stava con la sua amante a Parigi o quando stava con un’altra che gli dava un figlio. E così…» [...]
Ma come mai? Non le piacciono le donne, signor Hitchcock?
«Sì, che mi piacciono: e più degli uomini. Infatti con loro son meno timido che con gli uomini. A un uomo, per esempio, queste cose non le direi mica. Però mi piacciono per parlarci, per mangiare: non per ragioni di sesso. Quando la gente mi chiede: “Signor Hitchcock, perché le protagoniste dei suoi film son sempre bionde? Ha dunque un debole per le bionde?”. Io rispondo non so, dev’essere un caso. [...] Io il debole non ce l’ho per nessuno, né per le bionde né per le rosse né per le brune, e le donne sexy… Lo sa quali sono le donne più sexy, insomma più legate al sesso? Le nordiche. Si vede che il freddo le scalda. Consideri le inglesi: sembrano tutte maestre di scuola, ma guai al poveretto che se ne trova una in un tassì. Come minimo ne esce spogliato».
Scusi, sa: ma lei come fa a sapere queste cose, signor Hitchcock?
«Che discorsi! Ascolto la gente che parla, mi informo. Ovvio che sono informazioni di seconda mano. Anche i chimici sanno che mescolando una certa polvere con un’altra polvere si salta in aria. Ma non lo sanno mica perché sono saltati in aria».
Troppo giusto. Sua moglie le sarà molto grata, signor Hitchcock?
«Lo spero. A parte il fatto che in trentasette anni non le ho mai fatto un corno, nemmeno col pensiero, io sono un marito come se ne trovano pochi. Pensi che, siccome noi abbiamo soltanto una domestica a ore, mia moglie fa la cucina. Quando prepara il mangiare, però, io la aiuto e dopo mangiato lavo sempre i piatti. Li lavo, li asciugo, e li metto a posto».
Complimenti. Se divorzia, la sposo io.
«Grazie, fa sempre piacere sentirsi desiderati. Però, se mi sposa, non si faccia illusioni: per me uno stracotto vale più di un bel nasino e a una moglie chiedo anzitutto d’essere brava in cucina. Lei è una buona cuoca? Mia moglie è una cuoca eccellente, e io sono goloso da morire. Le cose che mi rendono maggiormente felice su questa terra sono mangiare, bere e dormire. Dormo come un neonato, bevo come un otre, ha visto che faccia rossa?, e mangio come un maiale. Anche se questo mi fa assomigliare sempre di più a un prosciutto. Giorni fa, camminando per New York, mi vidi riflesso in una vetrina e, prima di riconoscermi, cacciai un grido di spavento. Poi gridai a mia moglie: “Chi è quel prosciutto che cammina?”. Non volevo crederle quando lei rispose: “Sei tu, caro”».
Suppongo che non le capiti spesso urlar di spavento. Addestrato com’è a far paura agli altri, la paura deve esserle del tutto sconosciuta.
«Al contrario: sono l’uomo più pauroso e più vigliacco che mai le capiterà di incontrare: tutte le sere mi chiudo a chiave in camera come se dall’altra parte dell’uscio ci fosse un pazzo pronto a scannarmi. Ho paura di tutto: dei ladri, dei poliziotti, della folla, del buio, della domenica… Quella della domenica è una paura che incominciò quando ero bambino e i genitori mi mettevano a letto alle sei per andarsene al ristorante. Alle otto mi svegliavo, i miei genitori non c’erano, c’era solo quella luce bassa, quel silenzio di casa vuota e brrr! Non a torto, sposandomi, dissi a mia moglie: la domenica sera vorrò sempre una bella cena con tanta luce, tanta gente, e tanto rumore. Quella dei poliziotti invece è una paura che mi venne verso gli undici anni. Ero salito su un autobus ed ero sceso al capolinea: senza soldi per riprendere l’autobus. Tornai a piedi e giunsi a casa dopo le nove. [...] Mio padre aprì la porta e non disse nulla. Si limitò a darmi un biglietto e a dire: portalo a Wattson. Wattson era un poliziotto, amico di famiglia. Non appena ebbe il biglietto mi chiuse in una cella strillando: “Così finiscono i ragazzi cattivi che tornano a casa dopo le nove”. Brrr! Sono passati cinquantatré anni ma tutte le volte che vedo un poliziotto io mi metto a tremare. E poi ho paura della gente che litiga, della violenza. Io non ho mai litigato con nessuno e non so cosa sia fare a pugni. E poi ho paura delle uova. Anzi, più che paura, disgusto. Quel coso bianco, tondo, senza buchi, che poi si rompe e dentro c’è un coso giallo, tondo, senza buchi… Brrr! Ha mai visto niente di più orrendo di un tuorlo d’uovo che si rompe e spande il suo liquido giallo? Il sangue è allegro, è rosso. Ma il tuorlo è giallo, schifoso. Non l’ho mai assaggiato. E poi ho paura dei miei film. Io non vado mai a vedere i miei film. Io non capisco come faccia la gente a vedere i miei film».