13 gennaio 2015
Tags : Emma Bonino
La confessione di Emma Bonino in diretta a Radio Radicale: «Ho un tumore al polmone. A tutti coloro che in Italia e altrove affrontano questa o altre prove voglio solamente dire che dobbiamo sforzarci di essere persone e di voler vivere liberi fino alla fine. Insomma, io non sono il mio tumore e voi neppure siete la vostra malattia»
Cosa hanno scritto i giornali di oggi su Emma Bonino che ha fatto sapere di avere un tumore al polmone e di volerlo combattere «sforzardomi di essere una persona e di voler vivere libera fino alla fine».
Radio Radicale, ore 14.40 di lunedì 12 gennaio, Emma Bonino parla in diretta. La voce è meno sicura e sferzante del solito. Dopo poche parole già si spezza. Poi, alla fine, i singhiozzi, controllati a fatica: «Recentemente mi sono sottoposta a dei controlli medici di routine che però hanno evidenziato la presenza di un tumore al polmone sinistro. Si tratta di una forma localizzata e ancora asintomatica, ma ciononostante richiederà un trattamento lungo e complesso di chemioterapia che è già iniziato e che durerà almeno sei mesi. Non sono intenzionata a interrompere le mie attività perché da una passione politica non ci si può dimettere, però è chiaro che le mie attività dovranno essere organizzate in base alle esigenze mediche cui è necessario dare in questo momento una priorità assoluta» [tutti i giornali del 13/11].
«Emma Bonino sa che la sua decisione di parlare di se stessa, della sua malattia rappresenta una scelta umana e contemporaneamente molto politica, nelle ore in cui il suo nome è una presenza fissa su tutte le liste di possibili candidati al Quirinale. Poi chiede ai media di “rispettare questa situazione, senza mettersi a fare indagini o robe varie” e ringrazia quattro giornalisti (Antonella Rampino, Giovanna Casadio, Stefano Folli, Stella Pende) che le sono stati vicini “nel limite delle loro possibilità”» [Paolo Conti, Corriere della Sera 13/11].
Infine si rivolge «a tutti coloro che in Italia e altrove affrontano questa o altre prove. Vogliamo solamente dire che dobbiamo sforzarci di essere persone e di voler vivere liberi fino alla fine. Insomma, io non sono il mio tumore e voi neppure siete la vostra malattia, dobbiamo solamente pensare che siamo persone che affrontano una sfida che è capitata» [tutti i giornali 13/11].
«C’è tutta la storia politica di Bonino, le sfide – dall’arresto per l’aborto clandestino autodenunciato nel 1975 alle lotte per i diritti umani e civili – nell’annuncio di pochi minuti di ieri. Prima, aveva telefonato al Quirinale per informare il presidente Giorgio Napolitano. Una questione di rispetto istituzionale. È questo l’altro elemento importante della decisione di rendere pubblica la malattia: farlo sapere chiedendo al tempo stesso che i media non speculino, non frughino nelle vicende più intime. Perché “il personale è sì politico ma – come ripete – il privato non è pubblico”» (Giovanna Casadio, la Repubblica 13/11].
Mattia Feltri: «Non è facile vivere con la tensione della libertà, una tensione tradita ogni santo giorno, ma ci si prova. È la libertà di Emma Bonino di fare i conti senza infingimenti con un’altra stagione della vita, che la vede di nuovo e come sempre fra le candidate al Quirinale; è la libertà regalata a noi giornalisti di evitare il pettegolezzo, la mezza frase scritta o la farisea indulgenza concessa in altri casi; è la libertà della trasparenza praticata e non issata sull’altarino della retorica; è la libertà di fare di sé una conseguenza della propria politica, evento raro in partiti diversi da quello radicale; è forse e semplicemente la libertà di non girare attorno alle cose, in un tempo in cui giriamo attorno a tutto» [La Stampa 13/11].
Umberto Veronesi: «“Voglio solamente dire che ho un tumore al polmone”. Solo Emma Bonino poteva iniziare così una dichiarazione coraggiosa per qualsiasi donna, e ancor di più per una grande politica, fra le italiane più quotate e ammirate ovunque nel mondo. In quel “solamente” c’è tutta Emma. C’è la sua ironia e il suo understatement piemontese, unita alla lucida razionalità che le fa mettere in chiaro come prima cosa che non sta annunciando una tragedia o una maledetta sventura, ma una malattia che, per quanto seria, è come tante altre» [la Repubblica 13/11].
Vittorio Feltri: «Parlare pubblicamente del proprio tumore significa prenderne atto e cercare di guarirlo, tenerlo a bada, resistere alle sue aggressioni. Significa altresì far sapere a tutti che l’alieno, come definiva il cancro Oriana Fallaci (che ne è morta dopo 10 anni di combattimenti, ciò che le ha consentito di finire il suo ultimo libro, Un cappello pieno di ciliege), non è invincibile, si può convivere a lungo con esso. Basta avere la forza d’animo di non soccombergli al primo attacco. L’onorevole Bonino ha scelto il modo migliore per aiutare se stessa e l’umanità, facendoci capire di confidare nella modernità, cui si devono terapie adeguate, idonee a contenere la paura e a battere il nemico del secolo» [il Giornale 13/11]
«In un primo momento la parola “tumore” innesca, in chi ne riceve la diagnosi, una rivoluzione che stravolge le dimensioni e gli equilibri del mondo intorno. È una reazione normale e probabilmente è successa anche ad Emma. Ma, dopo i primi momenti, si può evitare che la malattia diventi l’epicentro e la misura della vita, nella consapevolezza che il tumore ha cambiato volto negli ultimi cinquant’anni e la sua immagine di spettro della morte deve essere di conseguenza scacciata» (Umberto Veronesi) [la Repubblica 13/11].
Emma Bonino ha scelto la stessa strada percorsa, con gli annunci pubblici del proprio male, da personaggi come il premio Nobel per la Letteratura Nadine Gordimer, dell’ex premier israeliano Ehud Olmert che nel 2007 convocò una conferenza stampa per chiarire che si sarebbe curato ma senza lasciare l’incarico, o della ex campionessa di tennis colombiana Catalina Castano [Paolo Conti, Corriere della Sera 13/11].
Non più tardi del luglio scorso il numero uno della JP Morgan, Jamie Dimon, il banchiere più famoso di Wall Street, annunciò con una lettera ai suoi dipendenti di avere un cancro alla gola. Il titolo di JpMorgan nelle contrattazioni di quel giorno a New York perse solo lo 0,7% [Umberto Veronesi, la Repubblica 13/11].
Benedetto Della Vedova, ex radicale, oggi sottosegretario agli Esteri per Scelta civica: «Nella tradizione del radicalismo di Pannella il corpo è sempre entrato. Fin dall’inizio, con i digiuni e con le battaglie civili per l’aborto. Pure Emma l’ha fatto: anni fa finì in ospedale per un digiuno della sete. Insieme, Marco ed Emma, sempre fuori dai comportamenti di circostanza. Già con Luca Coscioni la malattia era oggetto di iniziativa politica. Non voleva essere visto come un malato, viveva quell’esperienza come un momento di iniziativa politica» [Tommaso Ciriaco, la Repubblica 13/11].
Nell’aprile scorso la Bonino ha telefonato al Papa chiedendogli di convincere Marco Pannella a sospendere uno dei suoi ennesimi Satyagraha, lo sciopero della fame e della sete. Cosa che Papa Francesco ha poi fatto [Giovanna Casadio, la Repubblica 13/11].
Marco Pannella: «Io di tumori ne ho due. Uno è al fegato che, secondo l’ultima Tac sembra battuto. E poi c’è l’altro cancro, quello uguale a quello di Emma, al polmone. Nove giorni fa mi sono sottoposto a una nuova Tac e tra tre giorni dovrei sapere come stanno le cose» [Paolo Conti, Corriere della Sera 13/11].
Paolo Conti: «Pannella ha fumato 100 Celtic al giorno per una vita. Nemmeno il cancro al polmone l’ha fermato. Ha dirottato su 60 toscanelli alla grappa: “Autorevoli specialisti mi hanno avvertito: per carità, nelle sue condizioni non smetta di fumare, potrebbe essere molto peggio. L’ho anche dichiarato e non mi è arrivata nessuna smentita, nemmeno una presa di distanza di un qualsiasi medico”. Ha già esposto questa sua tesi. Tanto fumo avrebbe impedito, nella sua lunga vita di uomo che il 2 maggio 2015 supererà la boa degli 85 anni, al proprio corpo di ammalarsi. Una specie di antidoto, e vista l’età raggiunta vai a capire quanto abbia avuto torto e quanto, invece, ragione» [Paolo Conti, Corriere della Sera 13/11].