Specchio dei Tempi - La Stampa, 28 ottobre 1956
Perché do lavoro ai meridionali
Una lettrice ci scrive:
rispondo a proposito dell’immigrazione dal Sud al Nord a chi, per mezzo della Vostra rubrica, ha apertamente ringraziato l’ospitalità dei torinesi. Torinese di nascita, gestisco on mio marito una piccola azienda artigiana e debbo purtroppo constatare che non è il lavoro che manca: manca il personale volonteroso. Hanno troppe pretese e non sanno lavorare.
Chi invece arriva da zone dove la miseria è veramente grande – l’ho constatato personalmente – sa effettivamente fare di più di quel che dice. Ammetto che chi ha il coraggio di abbandonare tutto e venire alla cieca nella nostra città con la ferma intenzione di voler lavorare, è forse l’elemento migliore tra la massa del Sud, ed è più che logico che chi cerca personale gli affidi il lavoro, e senza distinzione fra Nord e Sud gli rivolga la lode che merita.
Apriamo quindi le porte a chi con buona volontà ci porta il contributo della sua opera. Al Comune il compito di rivedere il continuo espandersi di Torino. A chi offre la sua opera, un grazie, non per il Nord, ma per il benessere del Paese intero, senza assurde e ridicole frontiere di diffidenza tra città e città.
Gemma Corto