7 gennaio 2015
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Biografia di Salvatore Buzzi
• Roma 15 novembre 1955. Criminale. Fondatore nel 1985 della cooperativa per il reinserimento dei detenuti “29 giugno”. Arrestato nel dicembre 2014 nell’inchiesta Mafia Capitale: considerato, insieme all’ex Nar Massimo Carminati, il capo dell’organizzazione criminale che si spartiva appalti a Roma.
• «Una storia di sinistra alle spalle, una lontana esperienza in carcere (per omicidio) e un presente da traffichino. Il “lobbysta” in Campidoglio, diciamo così, il custode del “libro nero” in cui annota la contabilità della corruzione politica della banda di Mafia Capitale» (Carlo Bonini) [Rep 3/12/2014].
• Già condannato a 24 anni di galera nel giugno 1980 per aver ucciso con 34 coltellate un suo complice che lo aveva minacciato di rivelare ai superiori della banca per la quale lavorava il giro di assegni falsi che i due incassavano e si spartivano. Nel 1994 il presidente Scalfaro gli concesse la grazia, dopo sei anni di carcere e due di semilibertà.
• In carcere, a Rebibbia, si laureò (primo detenuto in Italia) in Lettere con 110 e lode. «Di quale delitto si sarà macchiato Salvatore Buzzi, il giovanotto bruno e barbuto che sta parlando, dal podio, della necessità di costituire, "rispettando la normativa vigente, una cooperativa agricola per la gestione della Tenuta del Cavaliere, ex proprietà Ipab, ora in gestione patrimoniale del Comune di Roma"? Salvatore Buzzi, quando ha finito di leggere la relazione intitolata "misure alternative alla detenzione e ruolo della comunità esterna", stringe la mano a Giuliano Vassalli, presidente della Commissione Giustizia del Senato, a Ugo Vetere, sindaco di Roma, all’ onorevole Bozzi, presidente della Commissione per la riforma istituzionale, a Giovanni Galloni, direttore del "Popolo", e infine torna in platea. Solo allora si leva la giacca; il sudore ha infradiciato la camicia azzurrina. Siamo dentro il carcere di Rebibbia e Salvatore Buzzi è uno dei detenuti che ha organizzato questo convegno, primo in Europa, nel quale sono i detenuti che parlano di se stessi, della loro condizione, dei loro desideri, dei loro problemi» (Miriam Mafai nel 1984) [Rep 30/6/1984].
• «Quando si trovò dietro le sbarre, seppe calarsi perfettamente nella parte, divenne il punto di riferimento dei detenuti di Rebibbia, il testimonial vivente della bontà della legge Gozzini, il fondatore di una cooperativa che avrebbe messo in pratica l’utopia costituzionale del reinserimento dei detenuti, l’uomo che aveva saputo studiare e riscattarsi, ricevendo pubblici riconoscimenti di parlamentari e dirigenti della sinistra e dell’associazionismo cattolico che si battevano da anni per i diritti e il reinserimento dei detenuti» (Paolo Papi) [Pan 9/12/2014].
• «Dietro le sbarre anche la passione per il teatro, tanto da portare in scena, a Rebibbia, l’Antigone di Sofocle – “Vi erano numerosissimi ospiti, fra gli altri ricordo Francesco Cossiga, allora presidente del Senato, Mino Martinazzoli, Guardasigilli, e Pietro Ingrao, ex presidente della Camera”, scrive proprio Buzzi sul sito della cooperativa – e di replicarla per due anni di seguito (“Ne parla stupendamente Ingrao in un articolo apparso su L’Unità”, rivela sempre Buzzi). Poi quel fatidico convegno “Le misure alternative alla detenzione e ruolo della comunità esterna”. Era il 29 giugno 1984. Anche la data è un simbolo: ad ascoltare l’ex ragazzo della Magliana parlare del recupero di chi ha sbagliato ma non deve essere dimenticato ci sono sul palco il sindaco Ugo Vetere, il ministro Giuliano Vassalli e Nicolò Amato, direttore generale delle carceri. C’è lo Stato, insomma. Ma è solo l’inizio della lunga corsa di Buzzi che fra i lavoratori più anziani ha avuto anche Pino Pelosi, condannato per l’omicidio di Pasolini e ora testimone chiave per la riapertura del caso» (Rinaldo Frignani) [Cds 11/12/2014].
• La “29 giugno onlus” di cui è titolare nel 2000 entrò in contatto con la Lega Coop dell’Emilia Romagna, con la quale ha collaborato fino all’inchiesta Mafia Capitale per le pulizie industriali. Buzzi sedeva su un «gruppo di indiscutibile potenza», ha scritto il gip di Roma, con un fatturato consolidato di 60 milioni. Al momento dell’arresto del 2014 Buzzi figurava nei cda di 12 società, tra consorzi e coop, ed era amministratore unico della sua “Eriches 29”.
• Nel 2013 il gruppo “29 Giugno” ha conseguito un fatturato di 58,8 milioni di euro, con un incremento annuo del 26,5%. Tre i principali campi di attività: raccolta dei rifiuti (39% dei ricavi), gestione centri di accoglienza con la consociata Eriches 29 (26%), cura del verde (13%). La formula cooperativa ha consentito di ottenere un buon margine, circa 6 milioni di euro e un utile netto di 3 milioni. Cifre che hanno portato il patrimonio a 15,3 milioni [Gian Maria De Francesco, Grn 5/12/2014].
• In una conversazione intercettata, ricolto alla sua collaboratrice, Piera Chiaravalle: «Tu c’hai idea di quanto ce guadagnano sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno».
• In una delle sue tante confidenze catturate dalle cimici del Ros nel marzo 2013: «Il rapporto che c’ho con Massimo? Io c’ho i soldi suoi. E lui sai cosa m’ha detto quando c’aveva paura che l’arrestavano? Viene da me e dice “Guarda, qualunque cosa succede, i soldi ce l’hai te, li tieni te e li gestisci te. Non li devi da’ a nessuno, a chiunque venisse qui da te. Nemmeno mia moglie”. Non so’ soddisfazioni?».
• «Buzzi aveva messo insieme un castello di 68 società controllate, con complessi incroci azionari, da due holding: la “Cooperativa 29 giugno” e la “Sarim Immobiliare srl”. Con punte di “eccellenza” come la “Eriches” che, tra il 2011 e il 2013, moltiplica del mille e cinquecento per cento le entrate: da 1 a 15 milioni di euro (Carlo Bonini) [Rep 5/12/2014].
• Braccio sinistro di Carminati secondo i pm, Buzzi si occupava soprattutto di pagare i politici. In un’intercettazione: «Io pago tutti. Questo è il momento che paghi di più perché stanno le elezioni. Poi per cinque anni, i miei non li paghi più. Quell’altri li paghi sempre a percentuale su quello che te fanno. E se punti sul cavallo sbagliato... Mo’ c’ho quattro cavalli che corrono col Pd, poi con la Pdl ce ne ho tre e con Marchini c’ho rapporti con Luca (Odevaine, ex vice capo di gabinetto con la giunta Veltroni, quindi capo della polizia provinciale). A Luca gli do 5 mila euro al mese. A un altro che mi tiene i rapporti con Zingaretti (il Presidente della Regione ndr), 2 mila e 500 al mese. 1.500 a quello che mi tiene i rapporti al comune, 10 mila al mese a un assessore. Mo’ siamo messi bene perché con Marino siamo coperti, Alemanno coperti e con Marchini c’ho Luca che piglia i soldi e per questo non rompesse il cazzo». Ancora, intercettato il 23 gennaio 2014 si vanta: “Me sò comprato Coratti (presidente del consiglio comunale del Pd, ndr) lui gioca con me (...) al capo segreteria (Franco Figurelli, indagato, ndr) noi gli diamo 1000 euro al mese (...) so’ tutti a stipendio Cla’, io solo pe metteme a sedè a parlà con Coratti gli ho portato 10 mila”. [Marco Lillo e Valeria Pacelli, Fat 3/12/2014].
• C’era anche lui alla cena di fundraising del Pd a Roma, il 7 novembre 2014, al Salone delle Tre Fontane di Roma, dove era presente Matteo Renzi [Wanda Marra, Fat 5/12/2014].