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 2014  gennaio 06 Lunedì calendario

Appunti sulla vita e sulla morte di Pino Daniele

• Pino Daniele si è sentito male nella sua casa di campagna a Magliano in Toscana la sera del 4 gennaio. Alle 21.15 la chiamata al 118 che chiedeva un intervento nella tenuta in Maremma. Un casale isolato, in provincia di Grosseto. Ma quando l’ambulanza, alle 21.29, è arrivata nei pressi della casa il medico a bordo ha chiamato per chiedere di accendere le luci per farsi individuare, «hanno risposto che non c’era più bisogno perché il paziente aveva preferito partire verso Roma per recarsi da un medico di fiducia, con un mezzo proprio», dice la Asl. Altra versione, quello del cardiologo dell’artista, Achille Gaspardone: «Dopo 30 minuti dalla richiesta l’ambulanza non era ancora arrivata. Ma è stata una espressa volontà dello stesso Daniele farsi portare a Roma, al Sant’Eugenio» [Tutti i giornali]. Nel casale di Orbetello erano rimaste soltanto, sul tavolo in sala da pranzo, le pizze che poco più di mezz’ora prima Sara e il figlio di Amanda erano andati a prendere, quando Pino e la compagna avevano deciso di annullare la prenotazione in pizzeria perché erano stanchi e preferivano mangiare a casa [Buffi, Cds 6/1/2015]. 

• «Ciao mia grande roccia. Grazie per avermi accompagnato questi 18 anni della mia vita mi mancherai ogni giorno. Mi mancheranno i tuoi sorrisi, i tuoi consigli, ma soprattutto i tuoi abbracci. Quelli calorosi, avvolgenti, protettivi alla ’ci sono io per te. Anche se adesso starai facendo lo scugnizzo da qualche altra parte, sappi che qui avremo sempre bisogno di te. Adesso suonerai la chitarra lassù e farai sognare gli angeli con la tua musica, esattamente come hai fatto con noi qua. Fai buon viaggio...Ti amo» (la Figlia Sara su Instagram).

• Ha iniziato ad avvertire un malore ieri pomeriggio» dice il fratello Nello. Poi crisi di vomito, un dolore al petto, la richiesta, di un’ambulanza fermata quando non era lontana da casa sua perché l’artista aveva deciso di tornare a Roma. Forse si sentiva meglio, voleva essere rassicurato dal suo medico. In macchina con lui, la compagna Amanda e, alla guida, un collaboratore, a metà strada il bisogno di fermarsi per cambiare una ruota bucata. Mezz’ora di ritardo sulla tabella di marcia, sembra fossero partiti dalla Toscana verso le 21.30. Alle 22.40 sono arrivati in ospedale a Roma, al Sant’Eugenio, ma non c’era più niente da fare. «È giunto cadavere al pronto soccorso», racconta Achille Gaspardone, «sono state fatte tutte le manovre di rianimazione ma Daniele era già morto» [ilMattino.it].

• «Pino si fidava del suo cardiologo, ha chiesto alla compagna di portarlo a Roma e così è stato fatto ho preso la mia auto e li ho seguiti» (Michele, vicino di casa in Toscana, che con la sua auto lo ha seguito fino a Roma) [Bogliolo, Mes 6/1/2015].

• Pino Daniele era abituato agli scherzi di cuore. Fin dalla giovinezza, in casa erano sei fratelli, tutti e sei cardiopatici. Aveva avuto due infarti. Quando aveva 32 anni una grave patologia alle coronarie lo aveva costretto a subire quattro interventi di angioplastica. Era solito sparire a lungo per curarsi. [Ruotolo, Venergoni, Sta 6/1/2014] Achille Gaspardone, il suo cardiologo: «Questo epilogo era purtroppo la naturale evoluzione della patologia di cui soffriva, ma grazie agli stent che gli sono stati impiantati da quando, non ancora trentenne, subì il primo intervento di bypass, ha guadagnato quasi trent’anni di vita» [Buffi, Cds 6/1/2015]. 

• «Perché lo hanno portato a Roma? Forse poteva salvarsi se fosse stato trasportato al più vicino ospedale, stava già male, molto male» (così Fabiola Sciabbarasi, la seconda moglie). 

• «Tutta la nostra famiglia ha problemi di cuore, qualche giorno fa con Pino e il fratello Nello scommettevano su chi dovesse morire prima, alla fine Pino ci ha detto “tranquilli, vedrete, morirò prima io”» (il cugino Francesco Primerano) [Bogliolo, Mes 6/1/2015]

• «Stavo morendo tre volte, ho una malformazione coronarica. Ci vedo poco, ma sono forte. Anzi, sono un vero animale» [D’Esposito, Fat 6/1/2014].

• «Nel ’91 scrisse Quando, durante le prove che facevano a casa di Massimo i due, entrambi cardiopatici, scherzavano sulle loro condizioni. O saie comme fa ’o coresi dicevano ogni tanto ridendo, ed erano le ultime parole di una bellissima poesia di Troisi che parlava d’amore ma rendeva perfettamente l’idea della malattia che legava la coppia, e cominciava così: Tu stive ’nzieme a n’ato, je te guardaje, primma ’e da’ ’o tiempo all’uocchie pe’ s’annammura’ già s’era fatt’ annanze ’o core. A me, a me, ’o ssaje comme fa ’o core, a me, a me quann’ s’è annamurato. Be’, che ci crediate o no i due scommettevano su chi di loro sarebbe morto per primo. Vinse, si fa per dire, Massimo, ma nella casa di sua sorella Annamaria all’Infernetto di Ostia (dove se ne andò il 4 giugno 1994) uno dei primi ad arrivare fu proprio Pino» (Fabrizio Zampa) [Mes 6/1/2015].

• Con Troisi si conobbero durante una puntata di No Stop, in tv: «Sembravamo conoscerci da sempre, condividevamo tutto, vedevamo le cose alla stessa maniera».

• «Massimo Troisi e Pino Daniele erano i principi del rinascimento napoletano» (Valenzi).

• «Ho avuto molti problemi nella vita, nato con una malformazione a entrambi gli occhi, campo visivo limitato; tra i trentacinque e i trentasei anni ho subito interventi al cuore, ma riesco a convivere benone con le limitazioni fisiche. I miei cinque figli meravigliosi e la musica mi ripagano di tutto» [Videtti, Rep 8/6/2013].

• L’ultima apparizione in tv, il 31 dicembre al concerto di Courmayeur L’anno che verrà trasmesso in diretta su Raiuno. Ultimo post, il 1° gennaio, una foto in cui si vede un’autostrada con la neve ai bordi e la scritta "back home..." in viaggio per casa.

• Il primo a dare la notizia della morte è stato Eros Ramazzotti su Facebook: «Grande amico mio, ti voglio ricordare con il sorriso mentre io, scrivendo, sto piangendo. Ti vorrò sempre bene perché eri un puro ed una persona vera oltre che un grandissimo artista. Grazie per tutto quello che mi hai dato fratellone, sarai sempre accanto al mio cuore. Ciao Pinuzzo...».

• «Ma veramente? In città si dice solo una cosa. Il dirimpettaio sul pianerottolo, il marito che accende il pc, appena ci si sente al telefono, la segretaria del medico che ti fa la ricetta, il salumiere» (Valeria Parrella) [Rep 6/1/2014].

• I funerali si terranno mercoledì mattina alle 12 al Santuario del Divino Amore a Roma. Sara, la figli figlia diciottenne: «Abbiamo scelto Roma perché noi figli siamo nati e viviamo qui. I funerali di mio padre saranno celebrati al Divino Amore perché è una chiesa grande e noi vogliamo che sia una cerimonia aperta al pubblico. Siamo sicuri che papà vorrebbe che chiunque avesse la possibilità di dargli l’ultimo saluto». Per il fratello Carmine: «Noi fratelli vorremmo che i funerali fossero a Napoli: Pino è un pezzo di quella città». Il sindaco De Magistris ha proclamato il lutto cittadino: «Lui non c’è più ma la sua musica resta», ma Napoli ci andranno solo le ceneri dell’artista. I fan potranno salutarlo nelle sale del Castello di Maschio Angioino. Poi le sue ceneri saranno trasferite in Toscana a Talamone [Tutti i giornali 6/1/2015] Al resto penserà il San Paolo, lo stadio del Napoli calcio, domenica sera, prima durante e dopo Napoli-Juventus. L’ha annunciato il presidente De Laurentiis: «Lo ricorderemo insieme...». Sessantamila voci in coro, tutte per lui [Cirillo, Mes 6/1/2015].

• Fan di Maradona: «Quello che ha fatto lui a Napoli lo hanno fatto solo i Borboni, lo ha fatto Masaniello».

• Si è sempre detto un napoletano atipico: «Ho sempre combattuto lo stereotipo del napoletano fanfarone simpatico a tutti i costi» [Marrese, Rep 14/12/2014].

• «Tornerebbe a Napoli?

Mi piacerebbe, ma la mia vita è qui a Roma. Non mi sento un traditore o un disertore. Sono andato via per problemi di lavoro. Alla mia napoletanità, però, devo tutto. E poi anche Totò, Eduardo, Troisi vivevano qui per lavorare. Anche loro traditori?» [D’Esposito, Fat 6/1/2014].

• Era nato nel ventre di Napoli, a San Gaetano, vicinissimo alla strada dei presepi, San Gregorio Armeno. La camorra, altra questione, drammatica e scivolosa. “Sono cresciuto a San Gaetano. Ho visto amici morire ammazzati. Chi sono? Sono cose personali che preferisco tenere per me”. Fu per questo che polemizzò con Roberto Saviano: “Saviano fa delle straordinarie lezioni di educazione civica ma io sono nato nella camorra, la conosco. Se Saviano fosse pericoloso come lo sono stati Falcone e Borsellino non l’avrebbero già fatto fuori?”. [D’Esposito, Fat 6/1/2014].

• «Uno che alle superiori buttò giù un album struggente e altissimo come Terra mia e una poesia in musica come Napule è, destinata all’immortalità al pari di tanti altri capolavori della tradizione partenopea. Poteva pure fermarsi subito lì, dove tanto nessuno lo avrebbe raggiunto. “Non lo so se è un capolavoro, di sicuro non me n’ero accorto quando l’abbiamo composta a casa di Rino Zurzolo, lui aveva quattordici anni e suonava il contrabbasso, io sedici e mi arrangiavo da autodidatta con la chitarra. Eravamo tutti e due innamorati di Luigi Tenco, ci scambiavamo poesie per divertimento, scritte in italiano, tra i banchi di scuola, all’Istituto tecnico commerciale Diaz. Diàz, come si dice a Napoli. Se ci sta il genio e fai qualcosa che rimane, te ne rendi conto solo dopo, quando vedi che una canzone come quella entra nella vita delle persone, nel quotidiano, e non ne esce più. Io allora non pensavo che avrei fatto il cantante e tanto meno che avrei inciso un disco. La certezza che questa passione sarebbe potuta diventare un mestiere l’ho avuta solo dopo il secondo elleppì, dopo il successo di Je so’ pazzo. Lì ho capito che potevo guadagnarmici da vivere. Solo a quel punto ho anche iniziato a studiare seriamente la chitarra. E non ho ancora finito”» (A Emilio Marrese). [Rep 14/12/2014]

• Chitarrista autodidatta, ha caratterizzato il proprio stile con la fusione fra blues e melodia napoletana che, con il tempo, si è aperta alle contaminazioni con la world music. Fra le collaborazioni di maggior rilievo quelle con Wayne Shorter, Richie Havens, Chick Corea, Pat Metheny, Salif Keita. Tra gli italiani Fiorella Mannoia (Senza ‘e te), Elisa (Quando), Mario Biondi (Sotto o’ sole e A me me piace o blues), Francesco Renga (Musica Musica e Voglio di più) ed Emma (Num me scuccià) [Iannacci, Lib 2/9/2014]. Altri dischi: Pino Daniele (1979), Vai mo’ (1981), Bella ’mbriana (1982), Musicante (1984), Le vie del signore sono finite (1988), Mascalzone latino (1989), Un uomo in blues (1991), Sotto o’ sole (1991), Che dio ti benedica (1993), Non calpestare i fiori nel deserto (1995), Come un gelato all’equatore (1999), Passi d’autore (2004) Iguana cafè (2005), Electric Jam (2009) La grande madre (2012). 

• Dopo i concerti del 2012 a New York, primo italiano all’Apollo Theatre, Boston e Washington, nel 2013 si è anche esibito al Barbican di Londra e al Théâtre Saint-Michel di Bruxelles. Poi a grande richiesta è tornato in Nordamerica, come ambasciatore della nostra canzone per l’Anno della cultura italiana negli Stati Uniti.

• La sua prima chitarra elettrica fu una Eco X27. L’Ultima, del 2013, «è una Sadowsky, le fa un artigiano di New York... Io sono fissato con queste corde di nylon elettrificate, sono stato uno dei primi a usarle» [Vigna, Set 20/12/2013]

• Il suo primo amore fu per Dorina Giangrande, (corista nell’album d’esordio Terra mia). Con lei ha avuto Alessandro (36 anni) e Cristina (35). I due si trasferiscono a Formia.

• «Con i primi guadagni comprai una microscopica villetta a Formia che ora è rimasta alla mia ex moglie. La restaurai con una cura maniacale, era la prima cosa che possedevo in vita mia. Così iniziò la mia passione per icalcinacci, che ho portato avanti con la stessa disciplina con cui ogni giorno suono la chitarra» [Videtti, Rep 8/6/2013].

• Poi una sera del 1992, a casa di Troisi, conobbe Fabiola Sciabbarasi, una modella ventiquattrenne. I due si innamorano, si sposano e hanno tre figli: Sara (18 anni), Sofia (13) e Francesco (8). È con lei che lascia Napoli per la Capitale (dopo un breve periodo a Formia).

• Dopo la nascita del primo figlio lui ha chiesto alla moglie di smettere di lavorare, lei lo ha accontentato ed è felice così: «Sono serena e non rimpianti. Certo, non mi dispiacerebbe avere un piccolo spazio tutto per me. L’idea di posare e sfilare mi piace sempre».

• A Roma con Fabiola viveva a piazzale Clodio. Poi comprò una casa a Magliano, «un paradiso per i bambini, una casetta con un pezzo di terra che ho comprato sei anni fa [nel 2007, ndr], anche se la mia vita è in città perché non potrei vivere troppo tempo lontano da uno studio di registrazione» [Videtti, Rep 8/6/2013].

«Sono uno zingaro con la mania del calcinaccio. Sarà che io una casa non l’avevo mai avuta prima di iniziare questo mestiere. Ma da quando ho comprato il primo mattone non ho fatto altro che restaurare, vendere e ricomprare. Non lo faccio con lo spirito dell’imprenditore. Lo scopo è sempre quello di godermi per primo le case che faccio. Una per volta, non sono mica un costruttore. Diversamente sarebbe un hobby troppo costoso anche per me» [Videtti, Rep 8/6/2013].

• Nel 2013 ha inaugurato il Tuscany Bay, sull’Argentario, nell’incantevole baia della Giannella. Stabilimento balneare, ristorante Le Colonie con vista sul Tirreno, e il T-Bay Jazz Bar, l’angolo che gli è più caro, riservato alla musica live. «Il locale ha avuto una lunga gestazione. Ne abbiamo parlato quattro anni con l’architetto e col mio socio Paolo Fantoni, un esperto di ristorazione, titolare del Cartello ad Ansedonia. Aprire uno stabilimento balneare era un sogno che covavo da anni. L’ho immaginato come uno di quei club di Juan-Le-Pins dove si sono esibiti tutti grandi jazzisti durante il mitico festival. Mi è sempre piaciuto vivere a contatto con la natura. Suonare di fronte al mare è un privilegio» [Videtti, Rep 8/6/2013].

• Nel 2013, dopo 20 anni, si è separato dalla moglie Fabiola: «È la seconda separazione… Sono come Enrico VIII. Ma, dopo due famiglie non smetto di credere nell’amore. Perché se smetti di crederci non vivi più. E poi io non sono uno che consuma l’attimo, ho bisogno di un futuro fatto di certezze. È vero che quando hai a che fare con i sentimenti non esistono sicurezze, però comunque bisogna costruire. Qualcuno mi potrebbe dire: ma a 59 anni, dove vuoi arrivare? Non lo so, sta di fatto che penso sempre al domani».

• Avrebbe lasciato Fabiola per un’altra donna, Amanda Bonini, una bionda cinquantenne di Viterbo, una donna «all’antica, come me», con un figlio. Per il resto, di lei non si sa altro.

• «Non sono cambiato, sul palco parlo sempre poco. Io non faccio l’intrattenitore, non sono uno showman. Quando uno studia e si sacrifica tutti i giorni, il palco è un momento di grande serietà e rispetto per la musica. Giudicatemi per quella» [Emilio Marrese, Rep14/12/2014]

• «L’importante è che saccio sunà»

• «Non ama i bilanci, non ama troppo raccontarsi, celebrarsi, storicizzarsi, enfatizzarsi, analizzarsi» (Emilio Marrese).

• Era il 1981 quando, davanti a centomila persone, Pino Daniele suonò con James Senese, Tony Esposito, Tullio De Piscopo e Joe Amoruso. Era l’anno di Ricomincio da tre… del suo caro amico Massimo Troisi.

• Tra il 1994 e il 1998 ha venduto 2 milioni e 700 mila dischi. 800 mila copie con Non calpestare i fiori del deserto, 900 mila con Dimmi cosa succede sulla Terra

• «Napoli e l’America, due mondi lontani e una contaminazione difficile da immaginare. Eppure il Mascalzone latino aveva intravisto una possibile strada per un crossover lessicale (ma ancor prima musicale) che diventerà l’arma vincente per scalare velocemente l’anima di migliaia e migliaia di persone (…). Ma Pino Daniele, oltre ad aver avuto il merito di aver rivestito le sonorità del Golfo con un blues dai colori mediterranei, è stato anche il musicista che è riuscito a ridonare al dialetto napoletano un’attualità attraverso vocaboli ed espressioni vernacolari che fino a quel momento erano perlopiù legati a brani della tradizione ( ‘O sole mio , ’O surdato ’nnammurato , Funiculì funiculà ...). 
Così gli italiani tutti hanno imparato dal Nero a metà che appocundria è quel sentimento molto simile alla saudade brasiliana; che schizzechea è il rumore intermittente che fa la pioggia nel cadere a terra; che ogni scarrafone (scarafaggio) è bello alla sua mamma; che la Bella ‘mbriana è uno spirito benigno della casa. E chissà invece quanti ricorderanno che in I got the blues Pino Daniele confessava ad un amico: «i’ forze nun torno cchiù» («io forse non torno più»). 

• Abitudine di Pino Daniele di trascorrere le vacanze estive a Sabaudia, cenare al ristorante l’Azienda, assaporando per lo più sushi, cibi etnici e la minestra di fagioli e cozze [Mes 8/82001].

• Nel 2001 chiese a Gianfranco Ferré di curargli il look: «Sono passati i tempi in cui salivo sul palco con la camicia che avevo indossato tutto il giorno guidando il pullmino. Però non sono esagerato: ho solo chiesto a Ferré di farmi delle giacche che vadano d’accordo con i pantaloni militari. Quelli non li abbandonerò mai» [Ven 16/2/2001].

• Nel 2006 ha detto: «Mi piacerebbe che il premier scrivesse una canzone con me». (Pino Daniele) [Mag 23/2/2006].

• «Io più mi si metallizza il capello e più mi avvicino al rock» [Sta 31/3/2011].

•  «Non si apre per caso un concerto di Bob Marley. Non accade per caso che Eric Clapton ti chiami al Toyota Park di Chicago per il festival Crossroads, accanto a Joe Bonamassa e Robert Randolph. E non succede per caso nei tuoi dischi suonino membri dei Weather Report, musicisti di Peter Gabriel, Richie Havens e ovviamente James Senese. A Pino Daniele tutto questo capitava, e neanche troppo di rado» (Andrea Scanzi) [Fat 6/1/2015].

• «I Talent? Li guardo in tv con i miei figli: sono la proposta musicale che piace alle nuove generazioni di tutto il mondo. Ecco, magari si basa sulla competizione “all’americana” più che sul contenuto, e si dà il premio all’esecutore: mi piacerebbe una sezione per chi scrive musica. Ma il rinnovo che rappresentano mi piace. Io però non amo le competizioni: non ho mai fatto neppure Sanremo! Sono per il dialogo, ho cercato di imparare “facendomela” con quelli bravi: Al Di Meola, Pat Metheny, Eric Clapton...» [Vigna, Set 20/12/2013]

• «Cosa ho imparato da Marley? Che le canne fanno male. Scherzi a parte, fu una conoscenza molto istruttiva» [Iannacci, Lib 2/9/2014].

• «Io, tra sinistra e destra attuali, non trovo una collocazione».

• «Il discorso di Che Guevara all’Onu, è una delle cose più belle che abbia visto: ma a noi manca quel tipo di “sang’ all’uocchie”, come si dice a Napoli. E poi va presa coscienza che una rivoluzione – in questo momento – rischierebbe di provocare la distruzione totale di ciò che è rimasto: oggi si deve costruire con la pace» [Vigna, Set 20/12/2013]

• «Io sono un musicista. Non faccio politica».

• «La canzone mi è sempre andata stretta, ecco perché mi rifugio nel jazz»