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 2014  dicembre 23 Martedì calendario

La retata dei nostalgici neofascisti che volevano rifondare Ordine Nuovo e preparavano nuove stragi: nel mirino Napolitano, politici, magistrati e sedi Equitalia. Arrestate 14 persone in tutta Italia

Lei: «Per scuotere la gente non bastano i discorsi, ci vogliono le bombe». Lui: «È brutto dirlo ma credo che sia il caso di riprendere la strada dell’Italicus su ampissima scala... Farlo contestualmente non a Pescara e tra 8 mesi a Milano. Una mattina alle 8.20 contemporaneamente 500 persone premono 500 telecomandi. L’unico modo è destabilizzare fortemente la situazione colpendo obiettivi ma mirati, no le stazioni».

Strategia della tensione

Non sono (solo) farneticazioni perché facevano sul serio, i neofascisti di «Avanguardia Ordinovista». Volevano far piombare il Paese nel caos, con una nuova strategia della tensione. Facendo esplodere bombe negli uffici di Equitalia per uccidere centinaia di impiegati. E facendo fuori personalità pubbliche, come il senatore Pier Ferdinando Casini e l’ex governatore dell’Abruzzo, Gianni Chiodi («politici senza scorta e di poco peso»). E nello stesso tempo – «Ordine dopo il caos» – entrare dentro i palazzi del potere attraverso la partecipazione alle elezioni. Undici di loro sono finiti in carcere, altri tre sono agli arresti domiciliari. E un’altra trentina sono per il momento solo indagati. Il capo riconosciuto del gruppo è un ex carabiniere, Stefano Manni. Il gruppo era radicato non solo in Abruzzo. Gli indagati sono stati arrestati o perquisiti a Montesilvano, Pescara, Gorizia, Chieti, Milano, Padova, Torino, Roma, Varese, Como, Pavia, Palermo, Modena.
L’attività in Rete
Colpiscono le scelte organizzative e di proselitismo del gruppo. In sostanza utilizzano come loro «agorà», la Rete, il Web, Facebook. È la platea con la quale dialogano chattando. E poi ci sono i collaboratori, la cerchia ristretta. Tra gli indagati c’è una figura storica di Ordine Nuovo, Rutilio Sermonti.
Non è da prendere sotto gamba l’inchiesta del reparto anti-eversione del Ros dei Carabinieri del colonnello Massimiliano Macilenti. Perchè in questi mesi gli indagati non hanno solo parlato di progetti stragisti o di omicidi, hanno cercato di organizzare rapine di autofinanziamento, furti di armi, tentato di eliminare l’«infame» camerata Marco Affatigato. E poi, lo scrivono i magistrati, a partire dalle settimane scorse il gruppo era ormai «pronto» a entrare in azione.
Personaggi degli Anni ’70
Fa impressione che il loro palcoscenico sia animato di personaggi noti negli Anni Settanta (si fanno riferimenti a Franco Freda e a Mario Tuti). E quanto sia diffusa una rete a livello nazionale di sigle (sconosciute) neonaziste, che incitano all’odio razziale, all’antisemitismo. E del resto, in questi anni proprio il Ros dei carabinieri ha svelato l’esistenza di gruppi neonazisti a Bolzano, a Roma, a Bari. Fa riflettere che gli indagati arrestati in queste ore avessero riposto grandi aspettative nel movimento dei Forconi del «9 dicembre del 2013». È come se quella protesta (per fortuna poi sgonfiata) fosse stata eterodiretta da questi personaggi del vecchio e nuovo neofascismo.
Va detto che i folli progetti stragisti del gruppo sarebbero stati comunque neutralizzati perché le indagini erano blindate. Per la prima volta in una inchiesta non di droga sono stati infatti utilizzati agenti sotto copertura. E poi gli indagati erano intercettati e pedinati. Insomma il gruppo era strettamente osservato.
Erano nostalgici di quella terribile stagione della strategia della tensione che ha insanguinato la nostra repubblica («Uno, cento, mille Occorsio»). Dice Manni: «Ho un sogno... Sentire nell’aria l’odore di carne bruciata commisto a quello di polvere da sparo... Urla selvagge delle sirene delle ambulanze sovrastare il tran-tran quotidiano».
Folli, non c’è che dire. Folli quando «sognano» di «carbonizzare» il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e la sua scorta, pazzi e bestiali quando minacciano di morte e offendono l’ex ministro Cecilie Kyenge (ma viene bersagliata anche il presidente della Camera, Laura Boldrini).
L’odio razziale
È l’odio razziale contro gli extracomunitari, i neri, i Rom, il cemento ideologico di questa nuova eversione nera. «Colpire, colpire, colpire. Diversamente saremo morti». Come folli erano le stragi degli anni della strategia della tensione. Ma se ieri si potevano intravedere dei burattinai, dietro i terroristi di oggi ci sono solo fantasmi del passato. «Siamo figli di Roma imperiale. Siamo eredi di un glorioso passato». Sembra un dialogo di Cinecittà, e invece è realtà.