La Stampa, 23 dicembre 2014
Quei torinesi convertiti e arruolati nell’esercito del Califfo. La sezione Islam della Digos tiene da tempo sotto stretto controllo un gruppo di persone che utilizza il web, con profili anonimi, per propagandare o esaltare le attività criminali dell’Isis
Nessuno sa quanti siano davvero i torinesi, italiani convertiti e stranieri in particolare nordafricani ma anche bosniaci e asiatici, che hanno scelto prima la strada dell’islamismo radicale e poi quella dell’arruolamento sotto la bandiera nera dell’Isis. Molti, secondo gli investigatori dell’Anti-terrorismo. La sezione Islam della Digos torinese tiene da tempo sotto stretto controllo un gruppo di persone che utilizza il web, con profili anonimi, per propagandare o esaltare le attività criminali dell’esercito del Califfato; un paio potrebbero essere già partiti per la Siria o altri scenari intermedi, come Turchia o Kurdistan.
Il web come arma
Nel vecchio elenco dei 48 jihadisti, i Servizi di sicurezza avevano segnalato, come combattente, un giovane di Chivasso. Poi due «convertiti» sino a oggi sconosciuti, localizzati a Settimo Vittone e a Torino. Diversa e molto più definita la situazione dei «transiti», i viaggi compiuti dagli aspiranti combattenti per raggiungere i centri di addestramento Isis e quindi il fronte di guerra.
I nostri investigatori, in stretta collaborazione con le strutture d’intelligence francesi e tedesche, hanno intercettato negli ultimi mesi un numero rilevante di aspiranti soldati delle milizie di Abu Bakr-al Baghdadi, in partenza soprattutto dalla Francia. Una volta identificati, vengono fermati e riaccompagnati nel Paese di origine. Sono in maggioranza nordafricani, entrati in contatto con i centri reclutamento in Francia, Inghilterra e Germania.
In Italia molti «transiti»
Perché l’Italia, e Torino, come «ponte» per il Medio Oriente? «Semplice – spiega un investigatore – perché la presenza dell’Islam radicale in alcuni Paesi Ue è registrata ormai da decenni e le strutture anti-terrorismo hanno raccolto una mole enorme di informazioni. Si lavora in stretto collegamento, quando ci segnalano un “passaggio” interveniamo noi». Gli 007 Usa si sono complimentati con gli italiani che, nonostante poche risorse, hanno egualmente il polso della situazione.
A Torino la comunità nordafricana è molto estesa e i contatti familiari o religiosi a livello europeo costituiscono spesso una rete inestricabile di alleanze e di sostegno reciproco. I futuri guerriglieri hanno diverse opzioni. Hanno passaporti regolari o falsi, fingono di essere studenti o turisti e possono raggiungere la meta (la Turchia dove, al confine con Siria e Kurdistan, ci sono basi jihadiste) con deviazioni, attraverso la Grecia e le aree confinanti.
I profili dei «convertiti»
I giovani torinesi «convertiti» hanno profili simili o eguali a quelli di altri coetanei partiti per la Siria, come il genovese Ibrahim Delnevo, ucciso a 23 anni in combattimento in Siria nel 2013. Uniti da un odio maniacale per Israele con un passato nell’area antagonista marxista o ex militanti dell’estrema destra antisemita.
Sotto controllo anche «studenti» e attivisti torinesi che hanno scelto di emigrare in Medio Oriente per stabilirsi in Libano e Palestina, divisi tra Hezbollah e Hamas.