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 2014  dicembre 23 Martedì calendario

«Per le Regioni bastano sei macroaree, correggiamo l’errore di partire dalle Province». Il berlusconiano Stefano Caldoro, presidente della Campania, propone di inserire tutto nella riforma costituzionale all’esame del Parlamento

Rivendica la primogenitura dell’idea di creare le macroregioni. Il berlusconiano Stefano Caldoro, presidente della Campania, propone di inserire tutto nella riforma costituzionale all’esame del Parlamento.
Presidente Caldoro, lei ne parla da quasi due anni. Ora anche i governatori del Pd chiedono l’accorpamento delle Regioni. Cosa è successo?
«Voglio ricordare che la mia proposta fu lanciata in uno splendido isolamento mentre oggi ha largo consenso. È dunque il momento di accelerare. Ne ho parlato con il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, e siamo d’accordo».
Quale sarà il percorso?
«Questo regionalismo è al capolinea. La riforma si fa adesso o mai più. Credo che bisogna lavorare sulle macroaree di funzioni perché gli attuali perimetri amministrativi non risolvono i problemi. Oggi c’è troppa confusione di ruoli».
Quali funzioni dovranno avere le macroregioni?
«Dovranno essere organi di programmazione e pianificazione, non più di gestione come, peraltro, era scritto nella prima stesura della Costituzione. Sei, al massimo otto grandi aree. Bisogna creare enti che siano regolatori dei diritti territoriali a partire dai servizi e dalle tariffe».
Come si arriva concretamente a questo obiettivo?
«Occorrono limitate modifiche della Costituzione, il resto si potrà fare con legge ordinaria».
Chi gestirà la sanità che oggi divora l’ottanta per cento dei bilanci?
«La nuova pianificazione dovrà cominciare dalla sanità. Anche in questo caso alle Regioni rimarrà il potere di programmare, così come per il ciclo integrato delle acque e per il trasporto pubblico. In alcuni casi la gestione riguarderà lo Stato, in altri le città metropolitane e i Comuni. Credo che l’errore della riforma costituzionale sia stato concentrare l’attenzione sulle Province, ma siamo in tempo per correggere».
Ne avete parlato con Renzi?
«Posi il problema un anno fa durante il suo primo incontro con la Conferenza delle Regioni. Renzi mi interruppe, disse che era d’accordo, ma in quel momento l’idea non era condivisa».
E Berlusconi?
«È d’accordo. Come la Lega».