la Repubblica, 23 dicembre 2014
La vendetta degli Stati Uniti: cyber-attacco alla Corea del Nord. Fuori uso la Rete del regime di Pyongyang che aveva lanciato da poche ore nuove apocalittiche minacce: «Colpiremo in modo mille volte più letale, a iniziare dalla Casa Bianca e dal Pentagono»
Il regime di Pyongyang aveva lanciato da poche ore nuove apocalittiche minacce («colpiremo in modo mille volte più letale, a iniziare dalla Casa Bianca e dal Pentagono») quando la Corea del Nord ha subito un devastante cyber-attacco. L’intera rete del Paese è stata messa completamente fuori uso, nessuno è più in grado di connettersi a Internet. La Casa Bianca non commenta, il Dipartimento di Stato si limita a poche sibilline (ma significative parole): «La rappresaglia a volte si può vedere, a volte no». Sul fronte Sony è solo questione di giorni, prima o poi “The Interview” potremo vederlo tutti quanti. Il film che ha dato il via alla prima cyberguerra dichiarata, potrebbe arrivare sugli schermi – quelli dei nostri computer – già per Natale. Che sia un «regalo per tutti gli utenti del web» (questa è la promessa di Anonymous, il gruppo di “hacktivists” più famoso di Internet), un ripensamento della Sony (come ha annunciato il legale della major cinematografica colpita dall’attacco alla Nbc) o qualche “cyber-soffiata” dell’intelligence, non ha poi molta importanza. Il risultato finale sarà lo stesso, uno smacco per il regime di Pyongyang e per il suo satrapo Kim Jongun, involontario co-protagonista della pellicola satirica.
A conti fatti il cyber-attacco si sta rivelando un bel boomerang per i suoi autori. Se il primo round era stato stravinto dai nord-coreani – basti pensare al danno economico (quantificato in mezzo miliardo di dollari) e a quello “morale”, con la diffusione delle email riservate in cui i vertici della major di Hollywood sfottevano attori e attrici di grido, registi affermati e lo stesso presidente Obama – alla fine Kim Jong-un potrebbe ritrovarsi ko. Pechino ieri ha condannato il «cyber-terrorismo» e pur evitando di nominare direttamente la Corea del Nord ha fatto capire ai vicini che adesso non si scherza più. Una presa di posizione netta («la Cina si oppone al cyber-terrorismo in tutte le sue forme»), avvenuta dopo una lunga telefonata tra Kerry e il suo omologo cinese Wang Yi e dopo che anche la Corea del Sud aveva deciso di prepararsi alla cyber-guerra contro i cugini del Nord.
La Corea del Nord è riuscita sì a bloccare l’uscita di The Interview nelle sale americane (facendo leva sulla paura degli esercenti) ma pagando un caro prezzo: il film ha avuto una pubblicità (gratuita) a livello planetario, è pronto ad invadere tutte le piattaforme mediatiche e sarà visibile in paesi dove non sarebbe mai stato nemmeno distribuito. Compresa la Corea del Nord, visto che la cyber-intelligence Usa sembra abbia già pronto un piano per “paracadutare” nel Paese il film proibito attraverso canali clandestini. E la rappresaglia di ieri, come le minacce di Obama divenute realtà, dimostrano che la Casa Bianca vuole andare fino in fondo.
Che il regime di Pyongyang sia in grande difficoltà lo dimostra anche quanto accaduto ieri alle Nazioni Unite. La Corea del Nord non si è presentata al Consiglio di Sicurezza dove il paese asiatico è sotto accusa per crimini «efferati e molteplici» contro l’umanità.