La Stampa, 22 dicembre 2014
Vendette. A New York un afroamericano uccide a freddo una coppia di agenti al grido di «per ogni nero morto, due di loro». Intanto il Nypd protesta contro Di Blasio. «Sono due omicidi di cui porta la responsabilità il sindaco perché ci ha voltato le spalle, con Giuliani sarebbe stata tutt’altra storia. Con i criminali serve tolleranza zero»
Un’esecuzione in piena regola. Una vendetta trasversale. Un attacco annunciato e, per certi versi, atteso. È tutto questo il duplice omicidio che sabato è costato la vita a due agenti del Dipartimento di polizia di New York. L’assassino è un 28enne afro-americano ostaggio di un folle senso di giustizialismo criminale, figlio del clima di tensioni razziali che si respira negli ultimi tempi negli Usa.
Wenjian Liu e Rafael Ramos, questi i nomi dei due poliziotti, erano di pattuglia a Bedford-Stuyvesant, zona a maggioranza nera adiacente ai quartieri della media borghesia di Brooklyn. Stavano svolgendo un compito di prevenzione del crimine nei project, i grattacieli popolari che si ergono numerosi in quell’area. Alle 14 e 45 si trovavano a bordo della propria auto per una breve sosta. È allora che Ismaaiyl Abdula Brinsley si è avvicinato dalla parte del passeggero, ha estratto la pistola e ha esploso numerosi colpi, ferendo alla testa i due agenti. Uno è morto sul colpo, l’altro poco dopo.
La fuga finita nel metrò
L’assassino è quindi scappato nella metropolitana, ma sentendosi braccato, ha deciso di togliersi la vita. Accanto a lui è stata ritrovata la pistola d’argento con la quale aveva ucciso gli agenti. «Sono stati assassinati, presi di mira solo perché indossavano l’uniforme», ha tuonato Bill Bratton, il capo del Nypd. Una vendetta annunciata dallo stesso Brinsley sulla sua pagina di Instagram dove alcune ore prima aveva «postato» i suoi ultimi deliranti messaggi. «Oggi metterò le ali ai maiali», aveva scritto sotto la foto della sua «Silver gun», aggiungendo: «Hanno preso uno dei nostri, prendiamone due dei loro». Il tutto corredato da gli hashtag #sparaallapolizia, #RIPEricGardner.
Il riferimento è al cittadino afro-americano strangolato da un poliziotto durante l’arresto a Staten Island, e al 18 enne di Ferguson ucciso dall’agente Darren Wilson il 9 agosto scorso. Episodio quest’ultimo che aveva dato fuoco alle polveri, specie dopo la decisione del Grand Jury di non procedere nei confronti dei due agenti. La vicenda di Brooklyn si fa ancora più intricata perché l’omicida, con una serie di precedenti alle spalle, era giunto a New York da Baltimora dove nella mattina aveva sparato alla sua ex fidanzata. La polizia locale si era messa sulle sue tracce intercettando gli annunci di morte che l’uomo aveva postato. Tanto che, pochi minuti prima che i due poliziotti di New York cadessero nell’imboscata, il dipartimento di Baltimora aveva inviato un fax a quello di New York per segnalare il pericolo.
In una gang pericolosa
Ramos era in servizio da due anni, Liu da sette, il primo lascia una moglie e due figli, il secondo si era sposato due mesi fa. «La nostra città è in lutto, il nostro cuore è straziato», ha detto il sindaco Bill de Blasio, finito nel vortice delle critiche perché accusato di non essersi schierato con forza con la polizia in occasione delle proteste. E proprio seguendo la pista della «vendetta razziale», gli inquirenti cercano di capire se Brinsley fosse legato alla «Black Guerilla Family», una gang molto potente del Maryland. Un’ipotesi questa che aprirebbe nuovi inquietanti scenari.
Francesco Semprini
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Al 917 North Broadway di Massapequa, Long Island, c’è il «Cafè Gondola» di Joe Bonura dove la domenica mattina gran parte degli avventori sono agenti della polizia di New York, pensionati o in servizio, con famigliari al seguito.
Parlare con loro dell’omicidio di Wenjan Liu e Rafael Ramos, commesso da Ismaayil Brinsley, significa ripercorrere il rapporto fra la metropoli e il New York Police Department, dall’età d’oro di Rudy Giuliani alle tensioni con Bill De Blasio.
Lotta al microcrimine
Andy, 60 anni, è un veterano con il figlio anch’esso in divisa, peraltro nello stesso Precinct 84 dove erano di base Liu e Ramos, e non ha esitazioni: «Sono due omicidi di cui porta la responsabilità il sindaco De Blasio perché ha voltato le spalle agli agenti, con Giuliani sarebbe stata tutt’altra storia». Il riferimento è all’ex sindaco repubblicano che «scelse di sporcarsi le mani e ci disse di togliere dalla circolazione chi lo meritava, proteggendoci» aggiunge Andy, ricordando la genesi della dottrina delle «Finestre rotte» che vide a metà degli Anni Novanta Giuliani applicare la teoria formulata nel 1982 da James Wilson e George Kelling in base alla quale arrestando chi commette microreati – dai graffiti sulla metro ai vetri rotti – si riesce ad abbassare nel medio periodo il tasso di crimini più gravi.
Corpo estraneo
Giuliani affidò nel 1994 al «commissioner» William Bratton la gestione della «tolleranza zero» che Howard Safir e Bernard Kerik continuarono, fino al 2001, con metodi tali da sollevare accuse di razzismo da parte delle comunità afroamericane e ispaniche. Il risultato fu il recupero di interi quartieri, a cominciare da Manhattan dove Lower East Side, Times Square e Upper West Side vennero «ripuliti da gang, prostitute e spacciatori» ricorda Andy, ponendo le basi per il boom immobiliare che continua da oltre venti anni.
De Blasio, sindaco da gennaio, ha richiamato in servizio proprio Bratton ma per Mike, agente in riposo domenicale, oramai è un «dead tree», un albero morto, incapace di innovare, agire con decisione e comprendere «la città disseminata di nuovi pericoli». Alfonso, da poco arruolato, con alle spalle una famiglia italoamericana disseminata di poliziotti e pompieri, aggiunge: «La responsabilità non è solo di Bratton ma di De Blasio che sta chiuso in ufficio, non vuole grane, non si preoccupa della sicurezza dei cittadini e consiglia perfino al figlio di non fidarsi di noi». Senza contare che dopo l’episodio di Eric Garner – l’afroamericano strozzato da alcuni agenti – «non ha frenato chi ci ha linciato pubblicamente».
«New York ha bisogno di un nuovo sindaco come all’America serve un nuovo presidente» commenta Andy, nel consenso corale dei colleghi seduti fra i tavoli del Gondola, spiegando che «ad accomunare Obama e De Blasio è il pregiudizio a favore dei neri, per loro ogni nero morto è un atto di razzismo mentre i bianchi morti sono solo delle vittime».
La rabbia contro il sindaco si è espressa sabato con il gesto di protesta nei corridoi del Woodhull Hospital, quando dozzine di agenti si sono girati verso il muro, dandogli le spalle mentre passava, al fine di rendere evidente il disappunto per «aver scelto di non sostenerci come tutti i predecessori hanno fatto» concordano Mike e Andy. Il titolo di copertina del tabloid «Daily News» – il quotidiano più vicino alla polizia – sul «Sindaco colpevole» riflette l’umore collettivo. Mike tiene in particolare a ricordare Michael Bloomberg, alla guida della città dal 2002 al 2013, perché la scelta di applicare la legge «Stop and Frisk» – fermare e perquisire – nei confronti di ogni sospetto viene considerata dagli agenti uno dei rimedi più efficaci, riusciti a garantire la sicurezza dall’indomani dell’11 settembre nonché nuovi recuperi urbani, a cominciare da Harlem.
Ferma e perquisisci
Contestata dai democratici perché consente di fermare un individuo solo sulla base di sospetti, accusata dall’Unione delle libertà civili di «violare la Costituzione» e portata in tribunale dalle comunità afroamericane, «Stop and Frisk» è stata difesa a spada tratta da Bloomberg, estendendo la «tolleranza zero» alla prevenzione dei reati. Fu proprio questo uno dei terreni su cui De Blasio, in campagna elettorale, criticò aspramente Bloomberg, affrettandosi a voltare pagine una volta eletto. «La differenza fra i due sindaci è che Bloomberg, pur essendo molto ricco, considerava ogni agente come un famigliare, aiutandolo a lavorare per i cittadini – conclude Andy, che ha servito sotto di lui – mentre De Blasio ci tratta come degli estranei, dei violenti». Da qui l’interrogativo su come De Blasio riuscirà a tenere in pugno la città, in presenza di uno scontento senza precedenti fra le 34.450 divise blu.
Maurizio Molinari