il Fatto Quotidiano, 22 dicembre 2014
Il Babbo Natale di Montecatini Terme, tra droga e alcol. Un tempo il comune della Toscana era un noto stabilimento termale, oggi sembra una terra di nessuno al centro di traffici e malaffare. E così gli amministratori si sono inventati una cittadella con le renne e i pacchi dono. Ma non bastano le luci per cancellare mafie e clan russi
Babbo Natale siede in poltrona con il vestito rosso d’ordinanza. In fila davanti a lui, con le mani tese, decine di bambini aspettano di salire sulle sue ginocchia, e siccome quella dei più piccoli è ormai una generazione 2.0, aspettano anche di scattargli una foto con lo smartphone di mamma e papà.
Per due mesi all’anno vive a Montecatini Terme, celebre per i suoi stabilimenti termali, ma soprattutto per il traffico di droga e le prostitute provenienti dall’Est Europa, che da tre anni a questa parte ha deciso di reinventarsi trasformando il proprio centro storico nella succursale della Lapponia. Gli ha dedicato addirittura una casa, a Babbo Natale, la città, arredata con la massima cura da elfi e folletti. C’è l’ampio camino con le calze rosse appese, c’è lo scrittoio con il libro delle letterine spedite dai ragazzini di tutto il mondo, quelli ‘bravi’ ma anche quelli ‘disobbedienti’, e ci sono i regali ammassati sotto tanti alberi natalizi illuminati a festa. Nel tentativo di arginare la crisi nera che da due decenni oramai stringe al collo le Terme e l’economia della città, infatti, a partire dal 2012 l’attrazione invernale numero uno di Montecatini è proprio la Casa di Babbo Natale, in viale delle Palme, incuneata tra le fonti termali che per epoche intere hanno attirato vip e celebrità da tutto il mondo. Due mesi in cui il Comune si illumina a festa e dà vita alla Città del Natale, sforzandosi di dimenticare la recessione, il rilancio economico che ancora latita, e persino il suo lato oscuro che troppo spesso conquista le prime pagine dei giornali, quello della criminalità organizzata, motore di traffici illeciti che vanno dalla prostituzione agli stupefacenti. Stando ai dati rilanciati da associazioni di categoria, Comune e società organizzatrice dell’evento, a braccetto in via inedita per la buona riuscita del progetto, la ricetta, almeno sotto le feste, funziona. Se la prima edizione montecatiniana della Casa di Babbo Natale era stata più che altro pilota, già nel 2013 i turisti in città erano arrivati. Alberghi pieni, ristoranti affollati, strade attraversate da famiglie armate di regali di Natale. Quest’anno va ancora meglio: 150.000 i visitatori fino a oggi, con l’obiettivo di arrivare a 200.000 entro il 6 gennaio. Una buona idea, quella di Montecatini, di sottrarre Babbo Natale alla vicina Firenze, che dal 2004 al 2011 ha ospitato l’iniziativa alla stazione Leopolda: “L’occupazione alberghiera è cresciuta del 30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”, fa i conti Andrea Birindelli, presidente dell’Intersindacale per il turismo, organismo che riunisce tutte le categorie a Montecatini, “e il fatturato delle aziende di fornitura alberghiera e di ristorazione nel 2014 ha registrato un +50%”.
“La Casa di Babbo Natale ci permette di sopperire alla crisi del turismo che Montecatini soffre ormai da tempo, soprattutto a causa delle Terme”, conferma Davide, uno dei titolari dell’Hotel Zenith, a due passi dal Municipio. Le Terme la città se le porta addirittura nel nome, a simboleggiare quanto la loro salute sia importante per il tessuto produttivo del territorio, eppure c’è voluta la Città del Natale per riempire nuovamente Tamerici, Salone Portoghesi del Tettuccio e La Salute. Fino a un paio di decenni fa, e a partire dal XVIII secolo, erano una delle mete ‘in’ dell’estate italiana, a bordo fonte si sono seduti Benito Mussolini, Vittorio Emanuele II, Giuseppe Verdi, Ruggero Leoncavallo, Trilussa, Luigi Pirandello. E star internazionali come Grace Kelly e Audrey Hepburne. Poi però l’epoca d’oro è finita, e un vero piano di rilancio non è mai partito. Interamente di proprietà pubblica, per il 59% della Regione Toscana, e per il 40,9/ del Comune di Montecatini, Terme di Montecatini Spa è un’oasi di benessere solo sul sito internet che la pubblicizza. In realtà più che altro dalle fonti sgorgano grattacapi. Il maxi progetto che avrebbe dovuto restituire agli edifici storici l’antico splendore, cioè il restyling delle Leopoldine, affidato all’archistar Massimiliano Fuksas, è fermo al palo. Il motivo? Costa troppo. Il cantiere era stato avviato nel 2009, ma a metà dell’opera i lavori si sono fermati per mancanza di finanziamenti, e nel frattempo i costi sono lievitati da 15 a 29 milioni di euro. Troppi per una città da meno di 20.000 abitanti.
Quando le luci natalizie si spengono, poi, resta l’altra faccia della città con cui fare i conti, la Montecatini Capitale del narcotraffico e della prostituzione. “La provincia di Pistoia è quella con la presenza mafiosa più alta di tutta la Toscana”, spiega Alessandra Pastore di Libera, “ed è la mafia ad amministrare gran parte delle attività illecite per cui la città è tristemente famosa”. Come la mafia russa, che tra le altre cose gestisce le prostitute che vengono dall’Est. Le cosche nostrane, invece, da decenni trafficano stupefacenti, allungano le mani sui locali notturni, nell’alberghiero, nella ristorazione. A due passi dalla Casa di Babbo Natale, ad esempio, c’è il Kursaal, dove si esibirono un giovanissimo Totò, poi Carlo Dapporto, Aldo Fabrizi e, successivamente, Mina, che alla fine degli anni Ottanta venne comprato all’asta dal boss della Camorra Pasquale Galasso attraverso l’imprenditore Marco Cordasco, e con l’aiuto economico di Enrico Nicoletti, meglio noto come il cassiere della Banda della Magliana. E se Babbo Natale si affacciasse alla finestra vedrebbe l’ex hotel Paradiso, acquistato dallo stesso Nicoletti per farne una clinica di lusso, e poi sequestrato alla Banda nel 1996.
“Oggi la mafia agisce con più discrezione, però è ancora qui” raccontano i volontari di Libera. C’è ma non si vede, e in più si nutre della crisi tramite l’usura: presta denaro alle aziende in difficoltà, e quando l’imprenditore fatica a restituire i soldi il clan lo lascia come titolare di facciata, diventando di fatto proprietario della sua attività. “A Montecatini però si fa ancora fatica a parlare apertamente di mafia, forse per timore di guastarne l’immagine turistica. Noi di Libera da tempo cerchiamo di aprire un presidio in città, ma per ora non ci siamo riusciti. Ci sono delle resistenze, quando invece sarebbe necessaria una maggiore collaborazione a livello istituzionale per tutelare il territorio dalla criminalità organizzata, un maggiore sforzo”. Come quello fatto dal Comune e dalle associazioni di categoria per costruire la Città del Natale e la Casa di Babbo Natale. Solo, senza le lucine e i regali.