Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  dicembre 22 Lunedì calendario

I frammenti della vita di Ismaaiyl Brimsley, l’uomo che ha ucciso due poliziotti a New York. Un vagabondo senza fissa dimora e forse malato di mente, con una lunga fedina penale alle spalle e una morbosa fascinazione per il «gansta rap». Ma anche il padre di due bambini, e l’appassionato amante di una donna che non lo voleva più

Un vagabondo senza fissa dimora e forse malato di mente, con una lunga fedina penale alle spalle e una morbosa fascinazione per il «gansta rap», la musica delle gang metropolitane. Ma anche il padre di due bambini, e l’appassionato amante di una donna che non lo voleva più; un uomo di spirito e di buona compagnia, interessato alla cronaca e alla dottrina islamica. I frammenti della vita di Ismaaiyl Brimsley compongono a poco a poco l’immagine sfaccettata di un uomo sul crinale della legalità, ma mai violento fino a sabato pomeriggio. Non è né il vendicatore militante delle Pantere Nere descritto nella prima ora ma neanche, purtroppo, un anonimo cittadino impazzito all’ultimo momento, le cui azioni erano imprevedibili.
ATLANTA, ARRESTATO 9 VOLTE
Il doppio omicida-suicida era un giovane di colore di 28 anni. La famiglia vive a Brooklyn, scena del delitto, ma lui aveva passato gran parte degli ultimi anni tra la Georgia e l’Ohio. Ad Atlanta negli ultimi sei anni aveva accumulato nove arresti, tutti per piccoli crimini: condotta turbolenta in pubblico, furti nei negozi, minacce di azioni terroristiche. A Cleveland era stato arrestato per porto d’armi abusivo. Nel corso di un’udienza preliminare in Georgia gli era stato chiesto: «Sei mai stato ricoverato, o curato per problemi di sanità mentale?» La risposta era stata un secco «sì», senza specificare.
BARRACUDA
L’amico Jay Romero, un custode di casinò di Las Vegas che aveva passato con lui un intero mese lo scorso anno, lo ricorda intelligente e socievole, e non riesce a crederlo capace di un’azione così codarda e violenta. Delle tracce in realtà c’erano, ma forse sono più evidenti oggi che gli investigatori le guardano a ritroso. Negli ultimi mesi Brimsley aveva urlato su Internet la sua ira contro la polizia per gli episodi di violenza contro i neri. Nei network sociali usava il nome di Beau Barracuda, si vantava di conoscere la lingua araba, e in una delle schedature in mano della polizia il suo secondo nome è Abdullah; ma non ci sono tracce di militanza religiosa. Abbondanti sono invece i riferimenti alle liriche della musica rap, alcuni dei quali particolarmente violenti. Queste citazioni sono divenute sempre più dirette e rivelatrici di quanto Brimsley aveva in testa, mentre si avvicinava a New York e inviava messaggi in Istagram dal cellulare che aveva appena rubato alla sua ex fidanzata, dopo averle sparato al ventre poche ore prima. L’ultimo dei messaggi è tratto da un popolare pezzo del gruppo 50 Cents: «Tu non hai mai avuto una pistola alla cintola e il sangue sulle scarpe. Niggar (negraccio), non hai mai provato quello che ho provato io. Tu non sei come me, e io non sono come te».