La Stampa, 22 dicembre 2014
Fila, il successo delle matite non si cancella. Nel 2014 sono stati venduti 280 milioni di pezzi nel mondo per 230 milioni di ricavi
Ogni anno ciascuno dei quasi 7 miliardi di abitanti del pianeta acquista due matite: e il 20 per cento del mercato mondiale è in mano a un’azienda italiana. La Fila chiuderà il 2014 con oltre 230 milioni di ricavi, l’80 per cento realizzato all’estero, a cui vanno aggiunti i 30 non ancora consolidati dell’indiana Wfpl-Writefine Products, società di cui ha acquisito il 20 per cento con un’opzione per raggiungere il 50 entro gennaio. Una crescita del 10 per cento rispetto al 2013 che dimostra come matite, pastelli, pennarelli e tratto pen resistano alla tecnologica, dagli 1,3 miliardi di smartphone ai 200 milioni di tablet. «Il nostro target è un consumatore di matite colorate che ha tra 2 e 8 anni», spiegava tempo fa Massimo Candela, proprietario e amministratore delegato di Fila. «A quest’età l’uso dell’iPad è molto limitato. Prevale la manualità: colorare, scrivere, giocare».
Nel 2020 Fila compirà cent’anni. Un secolo fa il mercato era in mano agli stranieri ma un gruppo di nobili fiorentini fondò la Fabbrica italiana lapis e affini. Due anni dopo dagli stabilimenti uscivano già 4 milioni di pezzi. Nel 1956, a un passo dal crac, un dipendente, Roberto Candela, decise di rilevare l’azienda e provare a salvarla. Suo figlio Alberto l’ha poi rilanciata e il nipote Massimo, che oggi la guida, l’ha resa globale. Oggi Fila ha 4 mila dipendenti, di cui 400 impiegati in Italia e il resto suddiviso in venti filiali in tutto il mondo e nove stabilimenti: Italia, Francia, Germania, Messico, Cina, India e Brasile.
Mentre l’azienda conquistava i mercati stranieri, cambiavano le strategie di business. A metà degli anni ’90 il fatturato della società era composto per metà dagli strumenti per la scrittura e per metà dai colori. In quel periodo Candela decide di disinvestire nella scrittura. «Temevo lo sviluppo di alternative digitali e decisi di puntare completamente sul colore», ha raccontato. «Oggi è un vantaggio competitivo, perché solo noi ne facciamo il nostro core business: più del 90 per cento dei ricavi. Per i competitor, invece, è un’area marginale». In parallelo Fila ha cominciato a estendere il suo target: non solo i bambini, ma tutti quelli che hanno l’hobby del disegno. E ha investito su tutto ciò che c’è di inavvicinabile per la tecnologia, ovvero i materiali per la creatività artigianale che non si possono rimpiazzare con software. Così ha rilevato numerose aziende, come la tedesca Lyra, la francese Omyacolor, la Lycin in Brasile. E ora si prepara a sbarcare in Borsa.