Il Messaggero, 22 dicembre 2014
Era una leggenda che circolava nel colosso editoriale Condé Nast. Poi un giorno un ricercatore aprì dei pacchi lasciati ad ammuffire da 80 anni: si è ritrovato davanti circa 2.000 ritratti fotografici straordinari e mai visti della Dietrich, di Winston Churchill, di Fred Astaire e di tanti altri firmati da Edward Steichen. I migliori sono ora esposti a Londra
La leggenda degli archivi dimenticati della Condé Nast e dei loro mirabolanti contenuti circolava da tempo nel quartier generale del colosso editoriale a New York. Ma quando un ricercatore, aprendo alcuni scatoloni lasciati ad ammuffire da 80 anni, si è trovato davanti ritratti fotografici straordinari e mai visti di Winston Churchill, Marlene Dietrich, Greta Garbo e Fred Astaire la sorpresa ha superato ogni aspettativa. Da quei pacchi ormai dimenticati infatti sono usciti circa 2000 scatti, risalenti agli anni ’20 e ’30, sono opera di Edward Steichen, definito “il Picasso della fotografia”, e i 200 più significativi saranno in esposizione alla London Photographer’s Gallery fino al 18 gennaio nella mostra “Nell’Alta Moda: Gli anni Condé Nast 1923-1937”.
LO STILE
«È stato difficile avere accesso agli archivi – ha raccontato Todd Brandow, curatore di mostre fotografiche, alla Cnn – Mi avevano detto che era stato già tutto venduto e che non era rimasto più niente». E invece nessuna delle foto – e questo è davvero incredibile – era mai uscita dalle scatole e l’autore, nato nel 1879 e morto nel 1973, le aveva realizzate per Vanity Fair e per Vogue.
«Sono foto fatte quasi cent’anni fa, ma gli scatti sembrano così contemporanei, è questo che mi ha sconcertato. Le pose sono tutte così naturali, la visione così fresca», ha proseguito Brandow, riferendosi anche a molti ritratti di modelle, spesso giovani ereditiere o aristocratiche, con creazioni di Chanel, di Lanvin, di Schiaparelli e di molti altri stilisti leggendari. «Molte erano foto di moda, ma le donne sembravano come se fossero nate con questi vestiti addosso e li avessero portati ogni giorno. Era il tocco di Steichen: riusciva a far sembrare le persone naturali in ogni senso».
Per Natalie Herschdorfer, storica dell’arte che ha curato la mostra insieme a Brandow, il fotografo, uno dei più grandi del suo tempo, ha avuto una «carriera lunga settantant’anni che ha coperto l’intera fotografia del XX secolo. Tutti i generi della fotografia moderna – ha proseguito – sono rappresentati nel suo lavoro, dallo stile pittorico del diciannovesimo secolo al periodo modernista, e questo è molto raro».
IL PERSONAGGIO
Un talento che gli è stato sempre riconosciuto, visto che veniva pagato l’equivalente di un milione di dollari all’anno ai tempi da Vanity Fair e da Vogue, più un altro milione che gli veniva dai clienti commerciali. La sua era una storia straordinaria anche dal punto di vista personale. Nato in Lussemburgo ed emigrato da piccolo negli Stati Uniti, negli anni ’20, dopo un divorzio difficile, Steichen navigava in cattive acque da un punto di vista finanziario. Era comunque deciso a continuare sulla strada della fotografia, sua grande passione fin da giovanissimo. Dopo varie evoluzioni il suo approccio si era avvicinato all’estetica modernista, fatta di linee pulite e grandi contrasti, e da Parigi, dove era stato durante la guerra, aveva deciso di tornare negli Stati Uniti per cercare fortuna.
Una volta arrivato dopo un lungo viaggio in terza classe, si era subito visto citato su Vanity Fair come uno dei “più grandi ritrattisti d’America” e, nel giro di poche settimane, era di nuovo a Parigi, questa volta come fotografo alla Settimana della Moda.
LA MALATTIA
Dopo alcuni anni di successo immenso, Steichen ebbe un esaurimento e decise di dedicarsi alle foto di fiori, vegetali, natura, la sua grande passione, dopodiché, dopo aver diretto alcuni film, diventò direttore del settore fotografico del Moma di New York, finendo poi un po’ dimenticato. Fino alla scoperta di queste foto perdute, che gli riconferisce la posizione che merita.