Il Messaggero, 22 dicembre 2014
I 150 anni di Alice nel Paese delle Meraviglie. Il 24 dicembre 1864 il reverendo Charles Lutwidge Dogson, ovvero Lewis Carroll, donò alla sua musa bambina Alice Liddell il manoscritto del suo capolavoro. Lo aveva inventato per lei durante l’estate. Eppure tra i due il rapporto finì in modo brusco, probabilmente per la sua passione di ritrarla in abiti succinti
«Un regalo di Natale a una cara bambina in memoria di un giorno d’estate». È la dedica sul manoscritto di Alice nel paese delle meraviglie che il reverendo Charles Lutwidge Dodgson, ovvero Lewis Carroll, donò ad Alice Liddell il 24 dicembre 1864. La versione a stampa del capolavoro vittoriano apparve l’estate successiva, ottenendo un immediato successo. Intanto i rapporti di Carroll con i Liddell si erano interrotti per motivi sconosciuti. Si sa solo che Alice, nata nel 1852, venne costretta dalla madre a distruggere le lettere che Carroll le aveva inviato e lo stesso Carroll non propone nel diario spiegazioni per la brusca rottura.
Il giorno d’estate al quale si riferisce la dedica è quello del 4 luglio 1862, scelto dal docente di matematica di Oxford che si dilettava di letteratura, protetto da uno pseudonimo, per una gita in barca sul fiume Isis con le tre figlie del decano del Christ Church College. Ecco come lui stesso, in seguito, ricostruì la genesi della celebre storia: «Molte volte abbiamo vogato insieme, su quelle acque tranquille, io e le bambine mentre improvvisavo qualche favola per farle divertire. Nessuno dei racconti venne poi trascritto: vivevano e morivano come effemeridi. Almeno sino alla volta che, per caso, una delle piccole ascoltatrici mi chiese di scrivere una fiaba per lei. Da allora è passato tanto tempo, tuttavia ricordo benissimo cosa accadde: cercavo un tema fantastico originale dopo aver cominciato a spedire la mia eroina in fondo alla tana di un coniglio. E andai avanti, senza avere la minima idea di cosa sarebbe accaduto in seguito».
L’IPOTESI
Il primo incontro di Carroll con i Liddell risaliva alla primavera del 1856. Si legge nel diario: «Sono andato nel pomeriggio sino alla casa del decano per fotografare la cattedrale ma i tentativi sono falliti. Le tre bambine sono rimaste quasi sempre in giardino e siamo diventati ottimi amici. Abbiamo provato a raggrupparle in primo piano ma erano troppo impazienti per restare in posa. Segno questa data con un sassolino bianco». Era l’espressione che usava per indicare le giornate ritenute memorabili, che torna in seguito quando la signora Liddell lo autorizza a scattare ritratti delle figlie e, in particolare, di Alice a volte immortalata anche in abiti succinti. Fu questa scelta, ritenuta sconveniente, all’origine della rottura? Ogni ipotesi avanzata dagli studiosi non ha trovato riscontri. Tuttavia è indubbio che Carroll non smise di fotografare bambine e adolescenti con pochi vestiti addosso. Era poi un epistolografo instancabile che spedì almeno novantamila lettere, come attesta il registro che mantenne aggiornato per l’intera esistenza.
I VOLUMI
Quando usci per il prestigioso editore Macmillan nel 1865 “Alice nel paese delle meraviglie” fu apprezzato all’unanimità e ottenne eccellenti risultati in termini di vendite. Piacquero moltissimo anche i disegni di John Tenniel, uno dei più noti illustratori del periodo vittoriano. Naturalmente si discusse a lungo sulla identità dell’autore del volume, senza però riuscire a risolvere il mistero. Sino alla scomparsa, avvenuta il 14 gennaio 1898, il reverendo continuò a mantenere una doppia vita nota soltanto a pochi: il professor Dodgson mandava in stampa con un buon ritmo trattati di matematica, opere di divulgazione su algebra e geometria, Lewis Carroll, intanto, continuava a esplorare complessi mondi alternativi, costruendo avventure letterarie dal significato spesso oscuro.
In proposito il nipote nella prima biografia che gli dedicò cita alcuni aneddoti significativi, anche se aggiunge che al college pochi ignoravano la verità. Con il trascorrere degli anni, mentre Alice continuava ad essere un bestseller, l’atteggiamento non mutò. Nel 1890 fece uscire a proprie spese questo annuncio sui giornali: «Tanti sconosciuti si rivolgono a Mr Dodgson con la certezza, priva di fondamento, che riconosca la paternità di libri pubblicati sotto un nome diverso dal suo; egli pertanto afferma in maniera ufficiale di non riconoscere alcun legame tra se stesso e qualsivoglia pseudonimo. Le lettere inviate al mio indirizzo con un destinatario diverso da Mr Dodgson verranno rispedite al mittente con la dicitura “sconosciuto”».
IL CARTEGGIO
A partire dal 1885 riallacciò i contatti epistolari con Alice Liddell, che nel 1880 aveva sposato a Londra Reginald Hargreaves, un giocatore di cricket dal quale ebbe tre figli. L’occasione per ristabilire i rapporti fu la richiesta del narratore di poter disporre per alcuni mesi del manoscritto donato alla bambina. Carroll voleva fare uscire un’edizione in facsimile e ottenne una risposta positiva. Il carteggio tra loro riprese, sia pure in maniera non regolare e nel 1891 si incontrarono per un tè.
In seguito Alice, rimasta vedova e costretta ad affrontare gravi problemi economici, si vide costretta a vendere all’asta il manoscritto. Era il 1928 e ne ricavò una somma enorme (15.400 sterline), diventando una star internazionale perché il mondo intero scoprì il rapporto che la legava a un libro amato ovunque: i quotidiani le dedicarono ampio spazio, fu invitata negli Usa per un tour di conferenze. Decise di non rispondere mai alle domande relative all’intensità del legame con Carroll e su che cosa accadde tra loro. Mostrandosi così fedele all’invito che le era stato fatto nella poesia che apre il testo dove si legge: Alice! Accogli questa fiaba/e con gentile mano/ l’intreccio di sogni e ricordi/ riponi piano/ come del pellegrino i fiori/ che vengon di lontano.