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 2014  dicembre 22 Lunedì calendario

Ermanno Olmi bacchetta Aldo Cazzullo sul «Cristo Morto» del Mantegna. «A quell’opera serve il buio»

Sono molto in ritardo nel rispondere ad Aldo Cazzullo che mi ha dedicato alcune righe sul Corriere del 13 dicembre, a proposito della Pinacoteca di Brera, tesoro di Milano sbarrato ai turisti. Me lo hanno impedito le mie attuali condizioni di salute.
Scrive Aldo Cazzullo: «In biglietteria avvisano che alcune sale sono chiuse per lo sciopero. Gli sparuti turisti si avventurano lo stesso alla ricerca innanzitutto del “Cristo morto” che un tempo chiudeva la prospettiva del primo corridoio a esaltare la maestria del Mantegna». Un custode riferisce come la nuova collocazione del «Cristo in scurto», isolato in una stanza buia, sia voluta da Ermanno Olmi. «E chi siamo noi per discutere le scelte del grande regista?».
Suvvia, signor Cazzullo, assuma la parte che le spetta. Giornalisti come lei hanno il compito (il dovere!) di aiutare il lettore a capire e a farsi una propria opinione. E invece lei ha tirato dritto, trascurando quel che avrebbe arricchito di utili informazioni questo assoluto poetico.
Andrea Mantegna dipinge il suo Cristo tra 1475 -1478. Tempera su tela 68x 81. La povertà della materia pittorica fa intendere che il dipinto è strettamente riservato al suo autore. Non è neppure firmato. A quel tempo si usava mettere accanto al letto immagini sacre con un lume votivo. La notte queste piccole fiammelle interrogavano le coscienze. Dunque, è il buio la sola condizione in cui il Cristo Morto chiede la sua collocazione. Naturalmente, signor Cazzullo, lei non abbia riguardo alcuno e continui a pensarla come prima. Da parte mia, resterà la soddisfazione di poterle essere stato utile.

Ermanno Olmi

    
Gentile maestro Olmi, la ringrazio per l’attenzione. In effetti (come altri visitatori di Brera) ero affezionato alla collocazione precedente del Cristo morto; ho cercato di scriverlo nel modo più umile possibile.
Aldo Cazzullo