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 2014  dicembre 22 Lunedì calendario

Musica e criminalità. Una storia affascinante, che inizia a New York, da dove Joe Adonis, il celebre gangster italoamericano, venne mandato al confino in Italia per allontanarlo dai loschi traffici delle famiglie mafiose statunitensi...

«Segreti pop», il nuovo ciclo di trasmissioni inaugurato da Rai1, ha dato l’ennesima conferma di una ferrea legge televisiva: il materiale d’archivio è una delle risorse più preziose (oltre che a basso costo) a disposizione dei canali. Basta un minimo di montaggio, basta inventarsi un’idea originale per legare i filmati, magari corredandoli con qualche intervista, e le immagini prendono vita da sole, ammantate dal fascino del passato.
La prima puntata di «Segreti pop» intitolata «Musicarmata», era curiosa (sabato, ore 23.30). L’intento era quello di raccontare gli intrecci tra musica pop e criminalità organizzata, al di qua e al di là dell’Atlantico. È una storia affascinante, che inizia a New York, da dove Joe Adonis, il celebre gangster italoamericano, venne mandato al confino in Italia per allontanarlo dai loschi traffici delle famiglie mafiose statunitensi: potrebbe sembrare l’inizio di una puntata di «Boardwalk Empire». Arrivato a Milano, iniziò a frequentare i night club più celebri e l’ambiente della musica pop, rivelando un’anima da fine mecenate musicale, come ha ricordato nel programma Dori Ghezzi, che incontrò Adonis nel periodo in cui abitò a Milano.
Promosse a lungo Tony Renis (cercando addirittura di fargli avere un ruolo ne Il Padrino, poi andato ad Al Martino), cercò di imporre Mina a New York come l’erede di Frank Sinatra, con cui era in ottimi rapporti. Che in passato le tournée negli Usa di molti artisti italiani fossero incentivate e promosse da soggetti vicini alla malavita italoamericana non è certo un mistero: era un meccanismo che serviva a due scopi, uno econoìmico (incassare dai biglietti e dai dischi) e l’altro «culturale», per riavvicinare gli emigrati alle loro radici nazionali.
In «Musicarmata» si vede tutta l’impronta dell’autore, il giornalista Michele Bovi, vero esperto di questo tipo di operazioni di recupero e «cucina» dei materiali d’archivio.