La Stampa, 19 dicembre 2014
Supermercati, Bernardo Caprotti si conferma il leader del settore: la sua Esselunga batte Coop. Il gruppo nel 2013 ha realizzato 16.241 euro di fatturato per metro quadro, unico a mostrare segno positivo (+1,3%)
Bernardo Caprotti si conferma il fuoriclasse della grande distribuzione all’italiana. L’analisi del settore di R&S di Mediobanca evidenzia come la formula di Esselunga sia quella vincente: il gruppo nel 2013 ha realizzato 16.241 euro di fatturato per metro quadro (che è il dato di riferimento per saggiare l’efficienza nel comparto), unico tra i gruppi considerati dallo studio a mostrare segno positivo (+1,3%) rispetto al 2009. Medaglia d’argento per le Coop, ma a debita distanza: si parla di 6.773 euro per metro quadro, comunque in calo del 2,5% rispetto al 2009. Gli altri seguono a ruota con Carrefour a 5.209 euro (-15,8%), Auchan-Sma a 5.126 euro (-13,9%) e Gecos (il marchio Pam della famiglia Bastianello) a 4.592 euro, giù del 7,6% rispetto al 2009. Nella disanima di questi sei (è stato preso in considerazione anche Metro, dove però è preponderante il peso dell’elettronica) tra i principali gruppi del comparto, gli analisti della società di ricerca di Piazzetta Cuccia evidenziano il tracollo dei francesi.
Il fatturato di Carrefour, che nel quadriennio ha ridotto i punti vendita del 27,2%, dal 2009 è cascato del 21% (da 6,02 a 4,76 miliardi), quello di Auchan – che ha aggiunto 31 unità di vendita, +1,7% – è sceso del 7,8% (da 5,28 a 4,86 miliardi). Va ancora peggio se si considera il risultato netto cumulato dei quattro anni: Carrefour perde 2,7 miliardi, in buona parte anche per la svalutazione dell’avviamento del marchio Gs che è stato soppresso. Auchan, pure, registra una perdita di 205,5 milioni. Anche qui, regina dei profitti è Esselunga che ha guadagnato 1,1 miliardi di euro, sebbene dal 2011 i margini industriali abbiano cominciato a calare. Gli utili cumulati di Pam, nel periodo preso in considerazione, sono pari a 107,9 milioni, mentre le Coop registrano un risultato positivo di 157,8 milioni. Ma per le «arcinemiche» di Caprotti (a loro dedicò il bestseller «Falce & Carrello») i guadagni sono più frutto della finanza che dello scaffale. Risultato della particolarità delle coop, tra la governance e il meccanismo dei finanziamenti soci che nel 2013 sono ammontati a 10,8 miliardi di euro.
Così nel quadriennio 2009-2013 la gestione industriale delle Coop ha dato margini cumulati positivi per 249 milioni, a cui si sono aggiunti 889 milioni che derivano dalla gestione finanziaria. 700 milioni, le svalutazioni del portafoglio. Altre poste straordinarie hanno comportato incassi per 238 milioni. Il che, con imposte per 505 milioni, porta al risultato netto superiore ai 155 milioni. Ma dove investono le Coop? Titoli non immobilizzati per 6,5 miliardi tra obbligazioni statali (3,1 miliardi), altri bond (2,4). Ci sono 2,1 miliardi di partecipazioni, tra cui Finsone (la holding di Unipol), Lima, azioni Unipol, Mps, Carige (1,5% del capitale), Holmo. Infine ci sono titoli immobilizzati per 1,5 miliardi (per lo più obbligazioni statali e non), cassa per oltre 2 miliardi. Questo non ostacola sempre l’efficienza: Unicoop Firenze, con 13.630 euro di fatturato, è la società di distribuzione che tallona più da vicino l’Esselunga di superstar Caprotti.