la Repubblica, 19 dicembre 2014
Ictus, dopo trent’anni una speranza. Rimuovendo direttamente i coaguli di sangue che ostruiscono i vasi sanguigni, si possono salvare tessuti cerebrali consentendo a tante persone di tornare ad avere una vita indipendente
Dopo trent’anni di insuccessi, i ricercatori hanno trovato una cura che migliora notevolmente la prognosi per chi è colpito dalle tipologie di ictus più gravi e invalidanti. Rimuovendo direttamente i coaguli di sangue che ostruiscono i vasi sanguigni, si possono salvare tessuti cerebrali che in caso contrario sarebbero morti, consentendo a tante persone di tornare ad avere una vita indipendente.
Lo studio, pubblicato online dalla rivista di settore The New England Journal of Medicine e condotto da ricercatori olandesi, sta suscitando grande entusiasmo. Uno dei motivi per cui la cura ha funzionato, ipotizzano i ricercatori, è che i medici hanno usato un nuovo tipo di laccio per catturare i coaguli. È uno stent, sostanzialmente una gabbietta di metallo posta all’estremità di un catetere, che viene inserito nell’inguine e portato fino al cervello attraverso una vena. Quando la punta del catetere raggiunge il coagulo, lo stent viene aperto e spinto dentro: il coagulo viene imprigionato e il medico può ritirare il catetere ed estrarre lo stent con tutto il coagulo.
«È una rivoluzione» dice Ralph Sacco, direttore del dipartimento di neurologia alla Miller School of Medicine dell’Università di Miami. «È una svolta radicale», commenta Joseph Broderick, direttore dell’istituto di neuroscienze dell’Università di Cincinnati. Circa 630 mila americani ogni anno sono colpiti da un ictus provocato da coaguli che bloccano i vasi sanguigni del cervello. In un caso ogni due o tre, il coagulo interessa un vaso sanguigno importante, con conseguenze potenzialmente devastanti. Per quelli colpiti da coaguli meno significativi si può intervenire con i farmaci salvavita Tpa, che sciolgono il coagulo. Ma quando il coagulo è di grosse dimensioni, i Tpa spesso non sono utili. E finora nessun’altra cura ha dimostrato di funzionare.
Il nuovo studio ha coinvolto 500 persone colpite da ictus. Il 90 per cento di loro erano sottoposte a una terapia con farmaci Tpa. Un paziente su due è stato selezionato casualmente per essere sottoposto anche a una seconda terapia, la rimozione diretta del coagulo dal cervello. Ci sono diversi metodi, ma la maggioranza dei pazienti è stata curata con il nuovo stent.
Tra i pazienti curati solo con i Tpa, il 20 per cento è riuscito a tornare a una vita indipendente, ma nel caso di quelli sottoposti all’intervento di rimozione diretta del coagulo, la percentuale è salita a un terzo. E questo, secondo le parole di Larry Goldstein, direttore del Duke Stroke Center, è «un passo avanti importante e significativo per le prospettive di cura».
La strada che ha condotto a questo successo è stata lunga, spiega Walter Koroshetz, direttore vicario dell’Istituto americano disturbi neurologici e ictus. Il percorso è cominciato negli anni 80, quando si è iniziato a sperimentare i Tpa per via endovenosa. I Tpa riuscivano a sciogliere piccoli coaguli e a salvare il cervello di molti pazienti, ma non riuscivano a sciogliere i coaguli più grossi, quelli che producono effetti realmente devastanti.
Nel 1995, quando è stato pubblicato il primo studio importante che dimostrava l’efficacia dei Tpa, l’entusiasmo era grande fra gli esperti di ictus. Rimaneva però il problema di aiutare le persone che avevano coaguli grossi. I neurologi sono sempre più fiduciosi di aver finalmente trovato un altro strumento per curare le vittime di ictus oltre ai Tpa. «Secondo me è questa la cura vera», dice Koroshetz.