il Giornale, 19 dicembre 2014
Secondo l’analisi di Mediobanca, le coop rosse operanti nella grande distribuzione nel 2013 hanno guadagnato più dalla gestione dei titoli in portafoglio che dal core business dio supermercati e ipermercati
Più che supermarket un fondo di investimento in titoli finanziari. È questa la fotografia delle Coop nel rapporto di R&S Mediobanca. Secondo l’analisi degli esperti di Piazzetta Cuccia le cooperative rosse operanti nella grande distribuzione nel 2013 hanno guadagnato più dalla gestione dei titoli in portafoglio che dal core business dio supermercati e ipermercati. Il saldo tra proventi e oneri finanziari delle 11 maggiori Coop di consumo (che hanno investimenti per 12,2 miliardi) ha prodotto un saldo positivo di 210 milioni di euro contro i 47,1 milioni di margine della gestione industriale.
I 12,2 miliardi di investimenti delle Coop includono 3,1 miliardi di titoli di Stato e 2,4 miliardi di obbligazioni. A questi si aggiungono 2,1 miliardi di partecipazioni. Queste ultime si concentrano in gran parte sul gruppo Unipol, che le cooperative controllano attraverso la holding Finsoe, mentre – casualmente – sono presenti nelle due banche «bocciate» agli stress test della Bce. Fino all’anno scorso esse infatti possedevano l’1,85% del Monte dei Paschi di Siena (da cui sono uscite) e l’1,5% di Carige (partecipazione confermata con la partecipazione di Coop Liguria con la partecipazione all’ultimo aumento di capitale). Completano il quadro altri 1,5 miliardi di titoli non immobilizzati (per il 74% titoli ancora titoli di Stato) e 2 miliardi di liquidità.
Qual è la risorsa che alimenta gli investimenti? «La Coop sei tu», diceva il famoso slogan e, infatti, i 10,8 miliardi di finanziamenti raccolti dai soci l’anno scorso (+3,4% sul 2012) consentono di guardare anche alle speculazioni (detto in senso tecnico, s’intende) in Borsa in quanto il regolamento interno fissa un tetto predeterminato (il 10%) agli investimenti mobiliari e immobiliari. I tassi di interesse applicati ai libretti di risparmio dei soci variano da cooperativa a cooperativa, ma per importi esigui (generalmente inferiori ai 10mila euro) sono generalmente inferiori all’1 per cento.
Nel periodo 2009-2013 la gestione industriale delle Coop ha così prodotto utili lordi per 249 milioni a fronte di 889 milioni di proventi della gestione finanziaria. Nel quadriennio il portafoglio titoli ha però subito 713 milioni di svalutazioni (97 milioni nel 2013) con un saldo positivo di 180 milioni. Anzi, è stata proprio la finanza a consentire di limitare le perdite: solo quattro su undici l’anno scorso hanno chiuso il bilancio in rosso. Insomma, Piazza Affari ha regalato molte più soddisfazioni della gestione caratteristica. E se lo dice Mediobanca, ci si può fidare non solo per il rigore analitico, ma anche perché fu proprio Piazzetta Cuccia (separata dall’Ufficio Studi da una solida «muraglia cinese») a individuare in Unipol il «cavaliere bianco» giusto per FondiariaSai.
Un altro aspetto eclatante della ricerca è il fatto che il principale avversario delle Coop, il patron di Esselunga Bernardo Caprotti, sia stato il più bravo: nel periodo 2009-2013 l’incremento del giro d’affari è stato pari al 16,4% contro il 5,4% delle cooperative (+0,8% a 6,8 miliardi nel solo 2013). Una performance che ha permesso di conseguire nel periodo 1,1 miliardi di utili. Le cifre sbugiardano, infine, la vulgata sindacale: Esselunga spende in media 40mila euro per ogni dipendente, il 29% in più dei 31 mila euro di costo medio del lavoro delle Coop.