il Giornale, 19 dicembre 2014
Napolitano annuncia le sue dimissioni imminenti e si crea il caos. Il Pd pensa alla scissione e si torna a parlare di elezioni anticipate
L’ultimo tassello del mosaico che porta alle dimissioni Napolitano lo ha aggiunto ieri, pronunciando quel fatidico «imminente». Una sorta di timbro ufficiale su un addio che è ormai sempre più vicino. La road map che il capo dello Stato ha in mente – e che ha concordato con Renzi – prevede infatti un timing preciso, che non guarda solo alle riforme ma anche alla difficile partita che il premier sta giocando in Europa. Ed è su tutti e due i fronti che Napolitano vuole puntellare Renzi.
Non è un caso, dunque, che la data delle dimissioni venga collocata al 24 gennaio, quando la seconda lettura dell’Italicum in Senato sarà ormai a buon punto ma, soprattutto, dopo l’atteso bilaterale tra Renzi e la Merkel che si terrà a Firenze il 22 e 23. Un modo per fornire al leader del Pd l’ombrello più ampio possibile, visto anche il peso che ha avuto in questi anni Napolitano sul fronte della politica estera. Un capo dello Stato che per Renzi ha parole di convinto elogio, perché a lui «non c’erano alternative». E perché il leader del Pd sta «compiendo un ampio e coraggioso sforzo» per «correggere mali antichi» che «hanno frenato lo sviluppo del Paese».
Un Napolitano mai così renziano, al punto di celebrare pubblicamente il premier proprio in quanto «rottamatore». D’altra parte, sta nelle cose che il capo dello Stato si giochi il tutto per tutto, visto che un fallimento di Renzi finirebbe inevitabilmente per pesare sul bilancio complessivo dei suoi otto anni e mezzo al Quirinale. Dopo la disfatta di Monti (poi sonoramente bocciato anche nelle urne) e il passo falso di Letta, un terzo flop non sarebbe comprensibile.
È anche per queste ragioni, dunque, che Napolitano ha deciso di «benedire» quel Patto del Nazareno che potrebbe allargarsi anche alla nomina del suo successore. Con il rischio, però, che un’intesa su un nome condiviso tra Renzi, Berlusconi e magari Alfano non diventi il detonatore di un Pd sempre più in fermento (al punto che ieri è slittata la presentazione del maxi-emendamento alla legge di Stabilità). Non è un caso, dunque, che già si rincorrano rumors sul nome che avrebbe il partito frutto dell’esodo dal Pd, da Nuova sinistra a Sinistra possibile.
Uno scenario, questo, piuttosto caotico. In cui le elezioni anticipate – a questo punto nell’election day di maggio – tornerebbero a prendere piede.