La Gazzetta dello Sport, 19 dicembre 2014
Ieri Napolitano ha detto per la prima volta che la sua uscita di scena è imminente e, benché la cosa fosse nota, le redazioni si sono eccitate e oggi, accanto al rublo in crisi e alla legge di stabilità blindata dalla fiducia, appariranno grossi titoli sul Quirinale, un tema solo apparentemente vecchio e che, sotto traccia o palesemente, condiziona tutte le mosse della nostra piccola politica
Ieri Napolitano ha detto per la prima volta che la sua uscita di scena è imminente e, benché la cosa fosse nota, le redazioni si sono eccitate e oggi, accanto al rublo in crisi e alla legge di stabilità blindata dalla fiducia, appariranno grossi titoli sul Quirinale, un tema solo apparentemente vecchio e che, sotto traccia o palesemente, condiziona tutte le mosse della nostra piccola politica.
• Serve la frase esatta del presidente.
Napolitano ha ricevuto il corpo diplomatico per gli auguri e ha detto: «La prossima fine di questo anno e l’imminente conclusione del mio mandato presidenziale inevitabilmente ci portano a svolgere alcune considerazioni sul periodo complesso e travagliato che stanno attraversando l’Italia, l’Europa e il mondo…». E quindi a questo punto è indiscutibile, il Quirinale resterà vacante in un giorno di gennaio, probabilmente il 14, all’indomani cioè della conclusione del semestre italiano di presidenza europea. Ci si immagina che il presidente saluti con un messaggio esplicito gli italiani la notte di Capodanno e che poi formalizzi secondo le note procedure la sua uscita di scena. Siamo esperti di dimissioni presidenziali: a parte i sussulti continui di Enrico De Nicola, hanno lasciato anzitempo anche Segni, Leone, Pertini (appena otto giorni), Cossiga (un mese).
• Che succederà a quel punto?
Mentre il capo del governo resta in carica per l’ordinaria amministrazione fino a che il suo successore non giura - e non abbiamo quindi mai una vacanza di potere – il Capo dello Stato abbandona subito il Quirinale o quando si dimette formalmente o quando arriva l’ultimo giorno del suo settennato. Fa le sue funzioni, per tutto il periodo in cui le Camere riunite non eleggono il successore, il presidente del Senato, nel nostro caso Pietro Grasso.
• Ha, il presidente in carica, una qualche influenza sull’elezione del suo successore?
Naturalmente no. Però Napolitano, un capo dello Stato che ha forzato fino al limite della costituzionalità i poteri del ruolo, naviga anche adesso in acque completamente nuove, perché lancia messaggi su quello che si deve o non si deve fare. Nel discorso di ieri e soprattutto in quello che ha pronunciato l’altro giorno durante il saluto alle cariche istituzionali, Napolitano ha di fatto rimproverato i dissidenti interni del Pd e di Forza Italia, ha fortemente elogiato Renzi, raccomandato il cammino delle riforme, sostenuto che il bicameralismo va superato, esortato alla concordia con i partner europei e al superamento delle divisioni, rivolgendosi in questo caso persino ai sindacati. Un discorso, costituzionalmente parlando, al limite: la Carta prevede che l’inquilino del Quirinale sia irresponsabile, cioè che non faccia politica. Da Pertini in poi il Capo dello Stato si è allargato sempre di più e con Napolitano è diventato davvero qualcosa d’altro rispetto alle origini. Si dice che le riforme costituzionali di Renzi, se passeranno, ridurranno di nuovo il Presidente a una figurina con funzioni notarili o poco più. Chi sa.
• Come si pongono le forze politiche di fronte al problema?
Ieri Grillo, incontrando la stampa estera a Roma, ha detto che Napolitano non deve dimettersi, ma costituirsi perché «è responsabile di aver firmato qualsiasi cosa». Poi: «Il nuovo presidente della Repubblica dovrà essere una persona che non firmi qualsiasi cosa, una persona di buon senso, una persona normale e al di fuori degli schieramenti politici». Promette di fare la solita consultazione in rete, come l’altra volta (le cosiddette “quirinarie”). Il grillino Manlio Di Stefano ha sostenuto che «un nome onesto e pulito lo voterebbe il parlamento intero», la grillina Barbara Lezzi dice che il M5S è pronto a sedersi intorno a un tavolo e a proporre ai suoi iscritti anche un nome scelto dal Pd. I pentastellati potrebbero essere determinanti soprattutto nella pattuglia dei dissidenti. Secondo i calcoli di chi se ne intende potrebbero anche essere una quarantina. A quanto se ne sa, al momento però sono parecchio divisi.
• Berlusconi? Renzi?
Berlusconi vuole «un politico, di lungo corso, esperto e non di provenienza comunista». Identitkit perfetto per Giuliano Amato, che sarebbe anche il candidato di Napolitano. Senonché Berlusconi ha fatto il nome di Giuliano Amato molti giorni fa, appena s’è saputo che Napolitano si sarebbe dimesso a breve. Con ciò lo ha marchiato come “candidato berlusconiano” togliendo a un vasto schieramento la possibilità di eleggerlo. Renzi si dice sicuro che il Parlamento, forte dell’esperienza amarissima dell’altra volta, saprà fare la sua parte. Il premier deve presentare una candidatura che, prima di tutto, convinca la sua minoranza interna. Si fanno i nomi di Fassino o addirittura di Bersani.