La Stampa, 18 dicembre 2014
Il Pakistan reintroduce la pena di morte per i terroristi. Il premier Sharif delinea un’asse di ferro con il presidente afghano Ashraf Ghani per «ripulire la regione dal terrorismo» e vendicare il massacro nella scuola militare di Peshawar, «il nostro 11 settembre»
Il premier pachistano Nawaz Sharif reintroduce la pena di morte per i terroristi condannati e delinea un’asse di ferro con il presidente afghano Ashraf Ghani per «ripulire la regione dal terrorismo» e vendicare il massacro nella scuola militare di Peshawar, «il nostro 11 settembre».
In Pakistan è stato il primo dei tre giorni di lutto e del bilancio definitivo delle strage, rivendicata da Tehrik-i-Taliban Pakistan (noto con la sigla Ttp) e costata la vita a 142 persone, 132 bambini. Una ferocia che ha avuto la meglio sulle ultime resistenze all’interno del governo Sharif, alla guida di un partito islamico che in passato ha flirtato parecchio con i taleban.
Sharif ha vinto le elezioni nel 2013 promettendo la «pacificazione» del Paese e il dialogo con i «taleban buoni». «I risultati sono davanti ai vostri occhi. Non siamo riusciti a ottenere nulla», ha ammesso ieri. A settembre Sharif aveva lanciato un’imponente offensiva nel Nord Waziristan, ultima roccaforte del Ttp in Pakistan. Il suo leader Mullah Fazlullah si è rifugiato in Afghanistan. E da lì ha lanciato l’ordine di attacco alla scuola.
Ma in Afghanistan il Ttp non può più contare sull’appoggio dei taleban che fanno riferimento al Mullah Omar e ora dovrà fronteggiare una lotta durissima per evitare l’annientamento. Ieri il capo dell’esercito pakistano, generale Raheel Sharif, è stato ricevuto dal presidente afghano Ashraf Ghani, che poi ha parlato al telefono con Sharif.
I leader dei due Paesi hanno annunciato nuove operazioni dai due lati della frontiera e promesso di «ripulire la regione dal terrorismo». Sharif ha anche annunciato la fine della moratoria sulla pena di morte per terroristi condannati. Centinaia rischiano di essere impiccati.