La Stampa, 18 dicembre 2014
Il 24 dicembre 1864 Lewis Carroll regala per Natale alla sua musa la bambina Alice Liddell il libro di avventure inventato per lei quell’estate. L’anno dopo pubblica "Alice nel Paese delle meraviglie"
È il pomeriggio del 4 luglio 1862 e siamo a Folly Bridge, nei pressi di Oxford, in quel tratto del Tamigi che prende il nome di Isis. Sulle acque del fiume, proprio dove pochi mesi prima l’equipaggio dell’università locale ha vinto la tradizionale regata contro i rivali di Cambridge, si muove una piccola barca a remi. A bordo c’è un equipaggio stranamente assortito ma assai rodato, composto da due uomini e tre bambine: le sorelle Lorina, Edith e Alice Liddell, figlie del decano del Christ Church College, sono infatti in gita insieme a due insegnanti della scuola nonché amici di famiglia, il reverendo Robin Duckworth e il reverendo Charles Lutwidge Dodgson (ovvero Lewis Carroll). Alice, che ha dieci anni, siede al timone mentre le due sorelle di tredici e otto sono a prua. Ai remi c’è Duckworth e dietro di lui Carroll che, cappello di paglia in testa e immancabili guanti, intrattiene tutti con le sue specialità: giochi di parole, nonsense e indovinelli. Ma nel corso del pomeriggio Carroll, incalzato dalle tre sorelline, comincia a inventare una vera e propria storia con protagonista la sua preferita, Alice, che inseguendo un coniglio nella sua tana si trova scaraventata in un mondo fantastico, popolato da bizzarri personaggi e sorprese di ogni tipo.
La piccola musa
E fu proprio Alice che – secondo quanto raccontò Duckworth a Collingwood, primo biografo di Carroll – al ritorno dalla gita pregò: «Oh, Mr. Dodgson, vorrei tanto che trascriveste le avventure di Alice per me». Così quest’uomo timido e tormentato dalla balbuzie, che sembrava magicamente sparire solo quando parlava alle bambine, si buttò a capofitto nel libro, forte della sua grande padronanza della scrittura, già consolidata dalla pubblicazione di poesie e racconti ed esercitata compulsivamente in un epistolario che alla sua morte avrebbe contato la bellezza di 98.721 lettere. I mesi passarono finché, poco prima del Natale 1864, Alice ricevette in dono Alice’s Adventures Underground (Le avventure di Alice sottoterra), volume interamente manoscritto, illustrato e rilegato dallo stesso Carroll. La dedica sul frontespizio recitava: «Un regalo di Natale a una cara bambina in memoria di un giorno d’estate». Alice ovviamente adorò il manoscritto, e lo stesso successe per le due sorelle e per i figli del migliore amico di Carroll, George MacDonald, che erano probabilmente stati i primi a leggerlo. Tutto quell’entusiasmo aveva spinto Carroll a sviluppare i quattro capitoli originali, aggiungendo nuovi personaggi ed episodi (ad esempio lo Stregatto e il Tè dei Matti) per poi portare la nuova versione all’editore Macmillan, che aveva già visionato quella precedente e ne era rimasto folgorato.
Le illustrazioni
Le illustrazioni vennero commissionate a John Tenniel, uno dei più noti talenti dell’epoca, e nel 1865 uscì la prima edizione del libro, che in copertina recava un nuovo titolo, Alice’s Adventures in Wonderland, e la firma Lewis Carroll (lo pseudonimo che Dodgson usava fin dal 1856). Il resto è storia. Alice fu un classico da subito, tanto che ebbe tra i suoi lettori più entusiasti il giovane Oscar Wilde e la regina Vittoria (chissà come si divertì a leggere che il re e la regina «non sono che carte»). In Italia il libro apparve nel 1872, una delle prime traduzioni, a cui seguirono negli anni quasi altre cento lingue. Ma Alice è un successo assoluto e senza tempo: è stato illustrato dai più grandi (da Arthur Rackham a Salvador Dalí, fino alla più talentuosa illustratrice contemporanea, Rebecca Dautremer), ha ispirato fumetti, canzoni, videogiochi e quasi una trentina di film (senza contare la serie televisiva Once upon a time in Wonderland, trasmessa lo scorso anno dalla rete televisiva americana Abc). Il manoscritto ha una storia più triste: come è noto Alice Liddell e Carroll ruppero bruscamente i loro rapporti pochi mesi dopo quello straordinario regalo, lei bruciò tutte le sue lettere e lui fece sparire le «brutte copie». Sui motivi della rottura esiste ogni illazione possibile, nessuna verificabile. Non sappiamo neppure quali fossero i sentimenti di Alice quando nella primavera del 1928, gravata dagli anni e dalle difficoltà economiche, fu costretta a vendere il manoscritto. Sappiamo però che fu battuto all’asta da Sotheby’s e aggiudicato per 15.400 sterline, ai tempi il prezzo più alto mai pagato per un manoscritto. Comunque sia, se il 2015 sarà l’anno ufficiale di Alice, in realtà è in questo Natale che il libro compie 150 anni. Perciò buon compleanno, Alice. (Anzi: buon noncompleanno).