Corriere della Sera, 18 dicembre 2014
Mentre il Parlamento europeo approvava ieri a larga maggioranza una risoluzione che sostiene «in linea di principio» il riconoscimento dello stato di Palestina, nelle stesse ore la Corte europea di giustizia ha di fatto cancellato Hamas dalla lista europea delle organizzazioni terroriste. E da ieri è all’Onu la risoluzione che chiede la fine dell’occupazione israeliana
Il Parlamento europeo ha approvato ieri a larga maggioranza una risoluzione che sostiene «in linea di principio» il riconoscimento dello stato di Palestina, purché la proposta sia legata allo sviluppo dei colloqui di pace.
Nelle stesse ore, la Corte europea di giustizia ha annullato, «per motivi procedurali», la decisione del Consiglio Ue di mantenere «Hamas sulla lista europea delle organizzazioni terroriste».
In un solo giorno, dunque, due decisioni provenienti dal cuore dell’Europa che toccano le vicende più drammatiche del Medio Oriente, e che già stanno innescando molte polemiche.
Da Israele, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha definito il voto dell’Europarlamento «uno sconvolgente esempio dell’ipocrisia europea e un’indicazione che molti nel continente non hanno imparato nulla dall’Olocausto». Il co-negoziatore della risoluzione e presidente della commissione Esteri all’Europarlamento, il tedesco Elmar Brok, ha invece sottolineato che «con questo voto, il Parlamento europeo ha respinto in modo chiaro un riconoscimento della Palestina senza condizioni, separato dai negoziati di pace». Quanto alla sentenza della Corte di giustizia su Hamas, l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Federica Mogherini, ha rilevato che non dovrebbe essere considerata «una decisione politica»: i giudici hanno espressamente citato «ragioni procedurali», per esempio il fatto che le accuse sulle attività di Hamas siano state sostenute spesso da documentazione reperita su Internet o su giornali, e non da fonti ufficiali o documentate.
Ma naturalmente, è stata la decisione dell’Europarlamento quella che più ha suscitato attenzione e proteste. La risoluzione era stata redatta da 5 diversi gruppi politici, ed è stata approvata con questi risultati: 498 voti favorevoli, 88 contrari, 111 astenuti.
Vi si sostiene che il Parlamento europeo appoggia «in linea di principio il riconoscimento dello Stato palestinese e la soluzione a due Stati, e ritiene che ciò debba andare di pari passo con lo sviluppo dei colloqui di pace, che occorre far avanzare».
E ancora: l’Europarlamento ribadisce «il proprio fermo sostegno a favore della soluzione a due Stati basata sui confini del 1967, con Gerusalemme come capitale di entrambi gli Stati e con uno Stato di Israele sicuro e uno Stato di Palestina indipendente, democratico, territorialmente contiguo e ca-pace di esistenza autonoma, che vivano fianco a fianco in condizioni di pace e sicurezza, sulla base del diritto all’autodeterminazione e del pieno rispetto del diritto internazionale».
I deputati condannano poi «con la massima fermezza» tutti gli atti di terrorismo o di violenza. E rimarcano «la necessità di consolidare il consenso attorno al governo dell’Autorità palestinese» invitando «tutte le fazioni palestinesi, compresa Hamas, a fermare le divisioni interne».
Una parte del testo ribadisce poi che «gli insediamenti israeliani sono illegali ai sensi del diritto internazionale», chiedendo all’Europa «di diventare un vero e proprio motore nel processo di pace in Medio Oriente e all’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Federica Mogherini, di favorire una posizione comune europea per la soluzione del conflitto».
Per appoggiare gli sforzi della diplomazia, è stata poi deciso di lanciare l’iniziativa «Parlamentari per la pace», con l’intento di riunire gli eurodeputati e i deputati dei parlamenti di Israele e Palestina.