Corriere della Sera, 18 dicembre 2014
Il 2014 si chiuderà ancora in negativo, ma l’Italia uscirà dalla recessione a partire dal primo trimestre del 2015: la crescita dell’economia sarà dello 0,5% il prossimo anno e con lentezza la ripresa arriverà dal 2016. Sono le stime diffuse ieri dal Centro studi della Confindustria
Quest’anno si chiuderà ancora con un segno negativo (-0,5% il Prodotto interno lordo rispetto allo 0,4% calcolato a settembre), ma l’Italia uscirà dalla recessione a partire dal primo trimestre del 2015 (+0,2%): la crescita dell’economia sarà dello 0,5% il prossimo anno e con lentezza la ripresa arriverà dal 2016 (+1,1%). Sono le stime diffuse ieri dal Centro studi della Confindustria nel rapporto «Il rebus della ripresa». Dati «incoraggianti, che ci spingono ad andare avanti continuando ad accelerare sulle riforme», commenta Filippo Taddei, responsabile Economia del Pd. Restano dolenti le note per il lavoro che nel 2014 manca a 8,6 milioni di persone tra 3,3 milioni di disoccupati, 2,6 milioni di part-time involontari, 1,7 milioni di scoraggiati e quanti sono in attesa di una risposta, il resto sono Neet (i giovani tra i 15 e i 29 anni che non sono iscritti a scuola né all’università). Nel 2015 il tasso di disoccupazione salirà dal 12,7% previsto in media per il 2014 al 12,9%, «mentre scenderà progressivamente nel 2016, registrando un 12,6% in media». Nel 2014, però, il tasso di disoccupazione tocca il 14,2% «se si considera l’utilizzo massiccio della cassa integrazione».
Confindustria fa i conti in tasca anche alla corruzione: in 20 anni sono andati persi 300 miliardi. L’associazione ha deciso di costituirsi parte civile nel procedimento penale su «Mafia Capitale» avviato dalla procura di Roma. Per Andrea Orlando, ministro della Giustizia, questo «è un fatto importante e anche nuovo rispetto all’atteggiamento talvolta un po’ di rassegnazione. Così si contribuisce a un riscatto». Secondo Confindustria, «se con “Mani pulite” l’Italia avesse ridotto la corruzione al livello della Francia (-1%)» del relativo indice, «il Pil sarebbe stato nel 2014 di quasi 300 miliardi in più (circa 5 mila euro a persona)».
Tornando agli effetti della crisi, il Centro studi rivela che il livello dei redditi è arretrato ai valori del 1997, con una perdita di oltre 3.700 euro per abitante: come aver rinunciato a sei settimane l’anno di consumi. Ma le famiglie torneranno a spendere lo 0,5% in più nel 2015 e lo 0,8% nel 2016. Inoltre l’inflazione si attesterà in media a +0,2% sia quest’anno che nel 2015 (da +0,3% e +0,5% previsti a settembre). La revisione al ribasso il prossimo anno è in larga misura ascrivibile alla flessione del costo del petrolio.
Per quanto riguarda la legge di Stabilità in approvazione in queste ore al Senato, Confindustria è preoccupata dalla clausola di salvaguardia: 12,8 miliardi di incrementi delle imposte indirette, lo 0,8% del Pil, perché «nel 2016 farebbe ricadere l’economia in recessione. Evitarla è quindi necessario per stabilizzare il Paese sul ritrovato percorso di crescita».