il Giornale, 17 dicembre 2014
Polli molisani che perdono 14,5 milioni, hotel romani che non hanno clienti e terme toscane e siciliane che fanno dimagrire anche i bilanci. Tutte le municipalizzate in perdita nelle carte di Cottarelli. Una galleria degli orrori
Partecipate da incubo. Nelle carte dell’ex commissario antisprechi Cottarelli si nasconde una galleria degli orrori. Classificate in quattro categorie, a seconda delle dimensioni, ci sono le maglie nere, le società pubbliche (finanziate da Regioni e Comuni) che hanno battuto tutti i record, ma al contrario. Nel senso che il loro «indice di redditività», ovvero il rapporto tra il patrimonio e le perdite realizzate, è così rosso, ma così rosso che quasi si passa al viola. Qualche esempio. Nell’elenco delle partecipate con un patrimonio netto superiore al milione di euro, al primo posto c’è Gam – Gestione Agroalimentare Molisana Srl, una società interamente di proprietà della Regione Molise, nata per valorizzare la «filiera avicola molisana», ovvero uova e polli. Ebbene, i numeri della Gam, per restare in tema, fanno venire davvero la pelle d’oca. Patrimonio di 2 milioni circa, perdita di 14,5milioni, pari ad un indice di redditività negativo al 691%. La nuova giunta regionale vuole disfarsene, rilanciando però «il progetto» (i polli regionali, mission indispensabile) con un 16 milioni di euro. Alè. Subito dopo, nella hit parade degli orrori contabili, c’è la holding del Comune di Parma, la Stt – Società per la trasformazione del territorio, che naviga su una voragine di 27,9 milioni di euro -488,24% di redditività). E poi, al terzo posto sempre sul podio delle società più grosse, la cagliaritana Tecnocasic Spa, smaltimento dei rifiuti. Da smaltire, insieme a quelli, ha anche 4,6 milioni di rosso, che rispetto al patrimonio danno un indice del 454%, a cui premettere però un segno meno. Più sotto c’è l’Aeroporto Gabriele D’Annunzio di Montichiari, a Brescia, 3,8 di perdite (anno 2012), così, come altri scali minori e in rosso: gli aeroporti di Verona, di Cuneo, di Alghero, Parma, Lamezia Terme. Decollano, soprattutto i debiti.
Tutte società che se fossero sul mercato, senza la mano pubblica, sarebbero già fallite da tempo. Invece le generose tasse dei cittadini italiani, i più tartassati d’Europa, le tengono in piedi. Con la soddisfazione dei vertici (presidenti, Cda, direttori generali) i quali, rosso o nero, prendono sempre i loro emolumenti come se i bilanci andassero col vento in poppa. Miracoli del capitalismo pubblico. Quando è lo Stato (in questo caso gli enti locali) a fare il gestore, le cose si mettono male. Persino in settori dove di solito si guadagna, come i casinò. La Cmv Spa, che gestisce quello di Venezia, chiude in perdita clamorosa: 20 milioni. E anche al Casinò di Campione, partecipato da diversi Comuni, il banco perde (27 milioni). In discesa libera anche i conti delle funivie, società partecipate dai Comuni del Trentino Alto Adige, conti in rosso anche qui. E persino gli hotel a Roma, vicino alla stazione Termini, riescono a non avere abbastanza clienti per guadagnare. È il caso dell’albergo partecipato al 5% dall’Università (pubblica) di Tor Vergata. Per non parlare delle terme, dalla Toscana alla Sicilia, dimagriscono tutti i bilanci.
E se si scende di categoria, le cose non migliorano. Sono 1.430 su 5.268 le società partecipate che non rendono nulla, anzi perdono, il 27% di quelle analizzate da Cottarelli. E il peggio si trova proprio tra le piccole, quelle fino a 10mila euro di patrimonio netto. Delle 131 società, ben 68 registrano un indice negativo. Più della metà. Meno male che c’è lo Stato (le tasse) a tenerle in piedi.